Report-Juventus: un’inchiesta che non aggiunge nulla di nuovo, con un errore piuttosto grave

L’attesissima inchiesta di Report sui rapporti tra Juventus e clan mafiosi, e in particolare sulla morte di Raffaello Bucci, ex ultrà ed ex collaboratore della società bianconera, è andata in onda. La puntata del programma condotto da Ranucci, ampiamente sponsorizzata nelle ultime settimane, non ha aggiunto nulla di nuovo rispetto a ciò che già sapevamo, come aveva anticipato SpazioJ qualche settimana fa.

REPORT: INCHIESTA JUVENTUS

L’inchiesta si è concentrata soprattutto sulla morte di Raffaello Bucci, che all’epoca del suicidio lavorava proprio per la società bianconera. L’ex ultrà solamente il giorno prima di togliersi la vita era stato interrogato in Procura sui rapporti tra ultras e Juventus e nelle telefonate, poi intercettate, si era detto molto spaventato.

Il corpo di Bucci, secondo quanto riportato dalle fonti dei colleghi,riportava segni di violenza, che facevano pensare ad un pestaggio prima del suicidio. Questo passaggio non è certo nuovo alle Forze dell’Ordine, tanto che la famiglia ha anche chiesto la riesumazione del corpo. Altra cosa nota è il fatto che i server telefonici che servivano per le intercettazioni, nelle ore che precedono la morte di Bucci, fossero down. Per questo la ricostruzione delle sue ultime ore di vita risulta piuttosto difficile agli inquirenti.

Nella puntata è stato mostrato anche come Bucci avesse più volte inviato e ricevuto dei messaggi da un agente dei servizi segreti, un certo “Gestore”, con il quale c’era un reciproco scambio di informazioni e favori. Anche questo particolare è noto alla magistratura, che ha ascoltato l’agente segreto: “Gestore” ha rivelato come l’ex ultrà fosse un informatore dei servizi segreti.

Nel corso della puntata è poi stato mostrato come Bucci lucrasse sui biglietti, arrivando a guadagnare anche migliaia di euro al giorno, attraverso una ricevitoria che fingeva vincite a Lotto. Anche quest’ultimo fatto era già noto alla magistratura.

Il programma condotto da Ranucci ha ricostruito sommariamente quanto accaduto nel processo “Alto Piemonte”, non aggiungendo però nulla di nuovo rispetto a quanto già di sapesse.

RAPPORTI JUVENTUS ULTRAS

Nella puntata andata in onda si è fatto anche riferimento alla figura di Rocco Dominello, figlio del boss Saverio, all’epoca incensurato. Il figlio del boss ha ricevuto alcuni biglietti da Marotta, così come ha avuto contatti con D’Angelo, security manager della Juventus. Anche in questo caso le intercettazioni non hanno aggiunto nulla di nuovo: tutto ciò era già stato giudicato nel processo “Alto Piemonte”, che non ha mai visto i dirigenti bianconeri indagati,passo fondamentale di tutta la vicenda.

Sempre AlessandroD’Angelo avrebbe favorito l’entrata allo stadio di striscioni inneggianti alla tragedia di Superga nel derby con il Toro. In realtà in questo caso c’è un errore da parte della trasmissione, in quanto, se è vero che Alessandro D’Angelo fece entrare due zaini, è noto che questi non contenessero i due striscioni che ha mostrato come immagine Report, i quali contenevano frasi ingiuriose riguardo la tragedia di Superga.

In conclusione di puntata Report si è focalizzato sul bagarinaggio, pratica diffusa in ogni curva, non solamente in quella bianconera. Ranucci ha fatto notare come, nonostante il processo sia concluso, la rivendita a prezzi esorbitanti è continuata anche in questa stagione, ma non c’è assolutamente nulla che colleghi tale pratica alla società Juventus.

Josephine Carinci

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