Chi l’avrebbe detto che avrebbero finito con un’altra maglia?

Una vita in bianconero, una vita a battagliare per i campi d’Italia e dell’Europa (in qualche caso anche del mondo). Il finale però, lieto o non lieto che sia, avviene lontano da quella Torino che è stata casa loro per così tanto tempo, quasi da non ricordarsi più che cosa facessero prima che vestissero quella maglia a strisce zebrate. Marchisio e Buffon oggi, tanti altri prima di loro: ecco una formazione di 11 giocatori che ci saremmo aspettati che avrebbero finito la carriera alla Juventus, ma che invece, vuoi per il destino, vuoi per scelte diverse, hanno concluso la loro storia calcistica altrove.

GIANLUIGI BUFFON

Forse la cosa più “romantica” che ci si poteva aspettare era una sua permanenza alla Juventus fino all’ultimo minuto. Se proprio doveva andarsene, sarebbe stato ancora più “romantico” o nostalgico un suo ritorno a Parma, o magari un anno a Carrara. Invece è arrivato il PSG, per giocare ancora al top, oltre i 40 anni, per guadagnare ancora di più. Nonostante tutto, resta sempre un patrimonio del calcio, italiano e non.

ALESSANDRO BIRINDELLI

Non è mai stato un titolare inamovibile, ma in qualche modo era sempre lì. Negli anni di Zidane, di Nedved, della Serie B e di Momo Sissoko. Sembrava impossibile che se ne andasse, ma dopo 10 anni di onorata carriera al Delle Alpi prima, e al Comunale poi, arrivò la chiamata di Pisa, dove fu autore di una stagione decisamente dimenticabile. L’anno dopo passò al Pescina, poi il ritiro definitivo.

IGOR TUDOR

Anche lui uno di quelli che c’era sempre, o in campo dal primo minuto, o pronto ad entrare dalla panchina. Quanto ha fatto strano vederlo andare a giocare a Siena? Si trattava sempre di bianconero, ma era davvero strano. Capello però aveva deciso che non avrebbe avuto bisogno di lui; nonostante la rocciosità che lo contraddistingueva, l’età avanzava. Prima Siena, poi Hajduk Spalato, a casa sua. Poi il futuro.

CLAUDIO GENTILE – ANTONIO CABRINI – MARCO TARDELLI

Il trio a cui sono legate non solo le molte vittorie in Italia e in Europa (Coppa Uefa, Coppa dei Campioni e Coppa delle Coppe), ma anche il magico mondiale del 1982, vinto da titolari inamovibili. Giocatori a cui è facile legarsi e chiedere di rimandere fino alla fine. Gentile salutò la Juve, per andare alla Fiorentina, prima di concludere i suoi anni da calciatore a Piacenza. Marco Tardelli andò a finire invece al San Gallo, in Svizzera (uno dei primi italiani ad appendere le scarpe al chiodo fuori dall’Italia), esperienza arrivata dopo due anni nel nerazzurro dell’Inter. Antonio Cabrini, i suoi ultimi anni da giocatore, li ha passati a Bologna. L’addio di questi tre giocatori segnarono la fine di un’era gloriosa: più di dieci anni di vittorie non si dimenticano.

ANTONIO CUCCUREDDU

Un leader, uno di quelli che poteva giocare ovunque. Uno di quei giocatori che stanno sparendo dal panorama mondiale odierno, visto che difficilmente si trova un giocatore capace di essere schierato praticamente in tutti le zone del campo. Dopo 12 anni di bianconero, il viola di Firenze e l’azzurro di Novara, poi, a 36 anni, la decisione di smettere.

CLAUDIO MARCHISIO

Il più fresco di questa lista. A differenza degli altri nominati finora, lui ha indossato solo la maglia juventuna prima di dire basta. Ha scelto lo Zenit, dopo 25 anni di Juventus, non possiamo che augurargli buona fortuna per tutto ciò che ha dato e rappresentato per i colori bianconeri.

EDGAR DAVIDS

Arrivato come “pacco” dal Milan, ci ha messo poco ad entrare nei cuori bianconeri. Sarà per il suo soprannome “mastino”, sarà per quegli occhiali arancioni, o per tutti quei trick esibiti nelle occasioni migliori. Nel 2003 però qualcosa si ruppe con Lippi, e l’olandese ha dovuto cominciare un lungo peregrinaggio, durato ben nove anni, che ha toccato Barcellona, Inter, Tottenham, Ajax, Crystal Palace e infine Barnet, dove è stato giocatore/allenatore. Appende le scarpette a 40 anni, con il rimpianto di non averlo fatto nella città che gli ha dato di più, quella Torino dalla quale non se ne sarebbe mai voluto andare.

ALESSANDRO DEL PIERO

Ci sarebbe tanto da dire su di lui, sul suo addio, sull’eredità che ha lasciato, su ciò che ha rappresentato. Mi limito solo a ricordare quanta amarezza si poteva provare a vederlo con quell’anonima maglietta azzurrina del Sydney, o ancora peggio quella arancio della super sconosciuta Delhi Dynamos in India. Il mondo sa essere ingiusto.

DAVID TREZEGUET

Quando gioca segna sempre… come continuava? Lo sappiamo tutti: chi è stato allo stadio non può non aver sentito il coro per il francese, capace di farsi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto. Uno di quelli che è sceso in Serie B, uno di quelli che ha legato il suo nome alla Juventus più forte di tanti altri. La sua vita calcistica però ha conosciuto la spiaggia di Alicante, il ritorno in Argentina e la sua conclusione nell’anonimo Pune City.

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