La Joya al 93′: come un abat-jour nel bel mezzo della notte

Avete presente quando sono le 03,40 di notte e vi svegliate nel bel mezzo di un sogno che profuma di prati verdi e rincorse, capestando le margherite mano nella mano ad una “sventola” senza senso, solo perché un certo… bisogno ha la meglio sull’onirica dimensione? Non c’è niente da fare, ci si deve alzare e cercare per prima cosa l’interruttore dell’abat-jour e per un fottuto scherzo del destino la “peretta” sembra allontanarsi, nascondersi, fare marameo in barba alle dita protese.

Poi finalmente la luce ha un sussulto e il pulsante viene premuto. La strada del luogo dove, secondo studi universitari recenti, gli italiani (ad libitum le italiane!) passano un quarto della loro giornata, è tracciato eccetera eccetera.

Forse, a tanti di voi, giovani e freschi, non ancora in preda ai dispetti del tempo, la cosa apparirà bislacca, ma arriva anche per voi il momento di notti interrotte dalla… necessità ed in men che non si dica, occhio.

Ebbene, Lazio – Juventus di questo 3 marzo dell’anno del Signore 2018 assomiglia spiaccicata alla notte descritta. Una gara tignosa, buia come la ricerca di una fonte di luce, l’impellenza di fare centro, nel buio brancolante in modo tra l’indegno e l’indisponente, ingloriosa e avvitata su se stessa. Un colpo dato allo stipite, un altro alla maniglia della porta, evitando i moccoli che straniscono, fino a rassegnarsi quasi. No, fino a un ricciolo sul prato, stretto e filante come uno stilema arabo; un corpo a corpo ansante come l’attimo fuggente con un centrocampista (ahi, Parolo fossi stato il difensore che non sei!) avvinghiato e disperato; una scintilla come quella di Prometeo in faccia agli dei e….

E la luce fu, fiat lux. Improvvisa, definitiva, accecante, “funkel aus Elysium” direbbe Schiller e musicherebbe Beethoven. Non c’è più la notte, il sogno, il bisogno. Solo la storia, mostro che fagocita ciò che è degno di essere tramandato. Come il gol di Dybala che apre alla Juve la strada dellla leggenda ancor più leggendaria di quanto già sia.

Nell’hockey su ghiaccio esiste la “liberazione vietata”, nel calcio no. Nel calcio esistono solo liberazioni che scuotono le coronarie e che attizzano la gioia allo stato puro, anzi la Joya. Come quando si accende finalmente la luce della camera alle 03,40 della notte, che liberazione. Mai, però, della stessa intensità di un pallone terra-aria che si insacca all’incrocio al minuto 93, nel buio di uno scialbo 0 a 0. Apoteosi dell’antica metafora in cui si accosta il calcio alla vita: così è, anche se non vi pare.

Fotografia all’interno tratta da aforisticamente.com.

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