L’unica pecca di una notte “perfetta”: al Camp Nou si poteva di più

Cosa c’è da aggiungere alla grande notte di Barcellona-Juventus? Forse niente, forse qualcosa in più. Sì, come qualcosa in più avremmo potuto vedere, nonostante la “perfezione” del momento. Che per essere davvero perfetto, necessitava di qualcosa che alla Signora però è sfuggito.

NIENTE DA DIRE…

I bianconeri hanno saputo soffrire. Hanno sofferto e dimostrato il loro valore, riuscendo nell’impresa di non subire nemmeno un gol contro un attacco alieno e contro una squadra fuori dal comune. Difesa granitica, nervi saldi e la calma necessaria, gli attributi non di una grande squadra, ma della grande squadra. Ieri sera, in casa dei blaugrana, i tifosi juventini hanno potuto osservare la quasi-perfezione calcistica totale. Ma dopo la qualificazione alle semifinali di Champions League contro un avversario del genere, cosa si potrebbe chiedere di più? Niente. Per carità, non si può mettere in discussione un successo del genere. Non si può mettere in dubbio una squadra che ha annientato i sogni di remuntada di una squadra che dopo il 6 a 1 contro il PSG, ha riso in faccia ad ogni pronostico avverso. Eppure la Juve ieri, la perfezione, l’ha solo sfiorata.

…MA QUALCOSA SI’

Ieri non è stata la partita perfetta. Perché la partita perfetta la si è solo accarezzata: così come le tante occasioni da gol che sono solo state accarezzate. Se il lavoro di tutta la squadra è da incorniciare, se la difesa è da mettere su un piedistallo assieme a San Gigi Nazionale, c’è però da cavare il pelo nell’uovo. Sì, perché la Juventus ieri non solo poteva non subire gol, ma al Barça delle remuntade, poteva anche rifilarne più di uno. Juan Cuadrado è stato forse tra i migliori dei suoi nel reparto avanzato, risultando la spina nel fianco della squadra di Luis Enrique. Ieri, a steccare gravemente assieme a pochi altri, è stato invece Gonzalo Higuaín. E’ sempre lui l’uomo più atteso, ma come all’andata non è riuscito ad incidere. Si sacrifica Gonzalo, corre Gonzalo, ma, a volte, lo fa a vuoto. E ieri, a vuoto, ci è andato eccome. Con lui poco lucido è stato anche Khedira, così come Paulo Dybala, ma quest’ultimo non fa testo. E’ il Pipita che, a volte, si perde proprio sul più bello.

POCA CATTIVERIA

La sua tecnica è innegabile, il suo spirito di abnegazione pure. Eppure ieri, al Camp Nou, lui poteva lasciarci la sua firma. Invece, in molte occasioni, è apparso quasi impacciato. Non era devastante come al solito, e per usare una “citazione”, ieri ha dimostrato una carenza: di “cazzimma”. Non c’era la cattiveria giusta nei suoi occhi, quella che sempre è necessarie nelle grandi notti europee. Quella capace di far inginocchiare anche le squadre come il Barcellona, quelle delle remuntade. Il numero 9 argentino è solo il riflesso di un reparto offensivo che ieri è stato, al contrario della difesa, poco lucido. E’ vero che i gol si sono fatti all’andata, è vero che c’erano tre reti di differenza, ma ieri farne uno o più, sarebbero stati un segnale forte. Il pareggio a porta inviolata lo è stato, ma una vittoria al Camp Nou sarebbe apparso come un rombo di tuono. Gli spagnoli, proprio come a Torino, hanno concesso e non poco. E togliersi la soddisfazione di batterli, a casa loro, avrebbe fatto tremare l’Europa. Ma ieri la rabbia non era al punto giusto.

Il sangue agli occhi c’era, l’energia, la voglia di mostrare il proprio valore. Ma il dato di fatto è che la perfezione se la si è fatta sfuggire per un pelo. Perché la verità è che la Juventus, ieri al Camp Nou, avrebbe potuto vincerla. Ed è stato invece solo un assaggio di quello che i bianconeri sono in grado di fare. Senza remuntade che tengano.

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