Buffon al CorSport: “Potevo lasciare la Juve, ho scelto la riconoscenza. Post Sassuolo? Sveglia obbligatoria, per un motivo preciso”

L’ha intervistato Walter Veltroni, regista, politico, intellettuale italiano. E sì, soprattutto juventino. È stato infatti ospite della sua rubrica sul “Corriere dello Sport”, Gigi Buffon. Che ha parlato a ruota libera: dalla fascia di capitano alla discesa in B dieci anni dopo, da Ronaldo e Vieri fino a Totti e Spalletti. Nel mezzo? Tanta, tantissima Juve. La sua Juve.

DA CAPITANO – “È uno di quei giocatori che mettono a disposizione degli altri la sua esperienza e cerca il linguaggio giusto, specie con i più giovani. Cerco di dare consapevolezza e responsabilità al gruppo, bisogna capire cosa si fa quando s’indossa la maglia del proprio club o della Nazionale. Bisogna essere riconosciuti e spendersi per i propri compagni”.

DOPO SASSUOLO – “Abbiamo fatto un discorso molto semplice, anche perché abbiamo pensato tutti la stessa cosa: se non avessimo vinto lo scudetto o peggio se avessimo continuato nel modo disastroso con cui avevamo iniziato, ci avrebbero detto di tutto. Ad esempio che la ragione era nell’assenza dei giocatori andati via, che non avevamo più stimo perché appagati, che i giocatori più datati erano ormai vecchi. Di tutto. Abbiamo fatto i conti e ci siamo detti che, in fondo, vincere 25 o 26 partite non era impossibile. L’avevamo già fatto. Nessuna paura, via di dosso. Abbiamo iniziato questa bellissima cavalcata…”

buffon

IN B – “Potevo lasciare la Juve, sì. Allora fui contattato da squadre importanti. Ma decisi di restare alla Juve in primo luogo per riconoscenza. Un valore che sarebbe bene riportare a galla. E poi volevo dimostrare concretamente che i valori del calcio in cui credo potevano essere non solo declamati retoricamente ma praticati. Il calcio non è solo business, è anche sentimenti. Senza i secondi anche il primo muore, dovremmo saperlo. Io, per parte mia, ho cercato di dimostrarlo”.

I GIOVANI –In primo luogo sono felice che si sia ricreata una leva di giovani numeri uno di qualità. Noi abbiamo sempre avuto una grande scuola ed è importante che si vedano di nuovo i risultati di questo lavoro sul nostro talento tra i pali. Potrei citarle, oltre a Donnarumma, alcuni giovani come Audero della Juve o Meret dell’Udinese. Nelle generazioni precedenti ci sono Perin, Sportiello, Consigli, Mirante e molti altri”.

SU TOTTI –Di Totti penso quello che pensano tutti. Che è unico. E che una storia come la sua non la scriverà più nessuno. Al tempo stesso penso che il bene primario è la Roma. E che Spalletti lavora con coerenza per assicurare questa priorità. Sarà Totti, e solo lui, a decidere quando smettere. E ho sentito che anche l’allenatore la pensa come lui. Insomma in questa confusione io penso che abbiano ragione tutti e due ma che non si siano capiti”.

IL FUTURO –Per i prossimi due anni io vorrei continuare a giocare come faccio oggi. Mi piacerebbe centrare il sesto mondiale. Sarebbe un record storico. Il portiere del Messico Carbajal e Lothar Matthaus ne hanno disputati cinque. Poi farò le mie valutazioni. In base agli stimoli, alle situazioni e alle opportunità che si apriranno”.

GLI AVVERSARI – “Quanto mi faceva soffrire Bobone Vieri nel momento del suo massimo fulgore, e poi Ronaldo il fenomeno. Loro due mi toglievano il sonno”.

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