Pogba, i suoi demoni e l’imperfezione del piacere: la primavera scoppia ai suoi piedi

C’è ancora sapore d’inverno, nell’aria. Torino è vestita a festa, anche se qualcuno ha provato a guastarla, come al solito. È primavera, ma sulla pelle c’è ancora la pioggia, il freddo, la neve. Ma è scoppiata, la primavera: è scoppiata sul terreno di gioco dello stadio Olimpico, ai piedi del numero dieci con la maglia bianconera. Con quell’aria da bohémien, assuefatto nel suo talento, danza sul manto erboso e crea magia. Paul Pogba è amore e odio, genio ed eccesso: la sintesi del piacere, insomma.

Il gol nel derby di Coppa
Il gol nel derby di Coppa

Danza, già: quel gioco di prestigio su Maksimovic, aggirato con la grazia d’un étoile, fa brillare gli occhi. E tornare alla mente un altro francese, che con la palla pure ci sapeva fare, l’accarezzava e quasi sembrava avesse paura di farle male. Paul sa quando usare la piuma d’oca, ma pure quando sfogare l’ardore dei suoi vent’anni sulla sfera: nasce così la traiettoria perfetta che s’insacca alle spalle di Padelli. Ci ha preso gusto, si direbbe, dopo il derby di Coppa Italia.

Ecco, amore e odio, si diceva. Se la magia su Maksimovic non si fosse tradotta nel tocco delizioso per Morata, che è valso il terzo gol, il demone dell’eccesso si sarebbe ripresentato: il dribbling di troppo, il tocco di fino da non fare, quella giocata tanto bella quanto inutile. Paul è talmente forte che gli serve specchiarsi nel suo immenso talento, per ammirarlo e ricordarsi d’aver avuto un dono così grande. Allegri l’avrebbe richiamato, come fa spesso e volentieri, i tifosi avrebbero sbuffato e qualche benpensante – uno di quelli, “ma chi, Pogba, cento milioni?” – si sarebbe nascosto dietro un ghigno, pensando a quale cliché del repertorio attingere.

La grandezza di Pogba sta in questo: è già un fenomeno, ma ha ancora margini di crescita spaventosi. Che fanno immaginare un futuro dorato, nel vero senso della parola. Lontano da Torino, forse, ma chissà: se non sarà lui a chiedere la cessione, rimarrà. Senza dubbio, però, il francese non perderà mai quell’aria quasi snob, che lo rende magari antipatico agli avversari. Ma tremendamente affascinante, di quella bellezza che capita pure ti lasci l’amaro in bocca. Ché, in fondo, l’essenza del piacere è nell’imperfezione.

Felice Lanzaro (@FeliceLanzaro)

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