Antonio Conte e Andrea Pirlo: destini diversi accomunati dal bianconero

Antonio Conte è ancora un nome che scalda i cuori dei tifosi della Juventus: il giocatore operaio diventato poi il Capitano di una squadra forte, fortissima che ha scritto pagine importanti del calcio italiano ed europeo è fonte di ispirazione per tanti atleti che “nati senza piedi piedi buoni, lavorare sui polmoni” come canta il buon Ligabue. Diciamoci la verità, Antonio Conte non è mai stato bello da vedere ma proprio per questo forse è entrato nei cuori di tutti i bianconeri. La sua forza di volontà, mentale e fisica ha cancellato ogni sua lacuna tecnica come il Batman di Christopher Nolan è riuscito a scappare dal pozzo della antica prigione straniera, si è sempre conquistato ogni minuto giocato gettando sempre il cuore oltre l’ostacolo, segnando gol sporchi sia per le condizioni atmosferiche che per quelli proprio brutti da vedere: in mischia, sbucando alle spalle del difensore all’ultimo. Mai però si può dimenticare il gol in rovesciata segnato contro il Brescia ad esempio, o la rete dalla distanza a San Siro contro il Milan. Antonio Conte giocatore si è cucito la juventinità sul petto, gli è scorsa nelle vene, ha indossato la fascia da Capitano con orgoglio, vanità e passione.

Il gesto più emblematico dell’Andrea Pirlo giocatore in maglia bianconera probabilmente lo si è visto nella sua prima partita ufficiale. E chi si scorda quel Juventus-Parma? Impossibile. Così come è difficile dimenticare quel saluto di Andrea Pirlo alla curva poco prima di battere il suo primo calcio d’angolo bianconero: un applauso che ha mandato in estasi lo stadio. Un gesto quasi inusuale dell’Andrea Pirlo giocatore, quasi sempre molto composto, elegante anche nei confronti dei tifosi quando ha vestito la maglia del Milan. Con quel gesto è come se avesse voluto mettere a tacere i primi chiacchiericci di quel tempo quando sbarcò a Torino: “con che voglia è arrivato?”, “avrà motivazioni?”, “non è che è un giocatore finito?”. Tutte considerazioni che valsero meno di zero ovviamente, perchè l’Andrea Pirlo che ha vestito la maglia della Juventus è l’emblema dell’adattarsi ad un nuovo ambiente rivale lasciandosi alle spalle il passato con professionalità, passione e gioia. Già, la gioia. E che gioia quella sassata al 95′ contro il Torino, o il gioiello su punizione contro la Fiorentina negli ottavi di finale in Europa League. Si può benissimo dire che nelle 4 stagioni bianconere si è visto il vero Andrea Pirlo più come uomo che come giocatore, è come se avesse lasciato davvero una parte di sé nell’Allianz Stadium e nel cuore di tutti i bianconeri. Ed è anche questo un motivo per cui ora siede sulla panchina della Juventus: il lato umano vale più di qualsiasi cosa alla Continassa.

Inevitabilmente l’Antonio Conte allenatore della Juventus è stato il migliore per quel suo essere trascinatore, per quella voglia che aveva di emergere dopo avventure in panchina non proprio esaltanti, per il tipo di comunicazione che aveva verso giornalisti ed i suoi uomini e tanto altro. Antonio Conte è stato una sorta di Messia per la Juventus dopo anni di disastri incredibili, è stato come se l’ex Capitano ed i bianconeri si fossero uniti in un solo corpo ed in una sola anima. L’Antonio Conte di oggi, invece, sembra stanco, meno energico, quasi mai sorridente, rinchiuso nelle sue convinzioni “antiche” in un calcio moderno in cui l’apertura mentale è alla base del successo. La sua Inter è pressoché statica nelle idee del suo allenatore, ma allo stesso tempo è anche il pezzo forte dei nerazzurri: croce e delizia.

Parlare dell’Andrea Pirlo allenatore è sostanzialmente più semplice. Soli 7 mesi fa veniva annunciato come nuova guida della Juventus U23, salvo poi venire catapultato sulla panchina della prima squadra 10 giorni dopo. Sembra l’inizio di un film se ci si ferma un attimo a pensare. L’Andrea Pirlo allenatore è sempre parso convinto dei propri mezzi e delle proprie idee fin dalla prima conferenza stampa. Certo, poi passare dalla pratica alla teoria è un paio di maniche ma la sua sicurezza la si è vista anche nei momenti di difficoltà che ha vissuto qualche mese fa: mai ha fatto retromarcia per tornare ad un sistema di gioco più consono alle caratteristiche dei giocatori. Anzi, ha sperimentato e variato tanto gli uomini prima di trovare il giusto assesto. Magari ha osato farlo con presunzione anche per via della pesantezza del proprio nome.

Fuori dal campo Andrea Pirlo ed Antonio Conte sono molto legati, ma questa sera si rincontreranno su quel meraviglioso prato verde di San Siro dove Inter e Juventus daranno vita ad un grande spettacolo. Gli stili dei due allenatori sono opposti: uno è concreto, l’altro filosofico. Uno è testardo, l’altro più alla mano. Uno più pragmatico, l’altro idealista.

Mi piace pensare che quel caldo pomeriggio d’estate a Bordonecchia in cui Antonio Conte ha allenato Andrea Pirlo per la prima volta si sia incastrato un pizzico di destino per entrambi. Lo stesso Pirlo ha detto ieri in conferenza stampa che la sua impronta da allenatore gliela diede Conte e chissà cosa staremo raccontando se l’ex colonna del Milan non fosse sbarcata a Torino. Forse niente rinascita della Juventus, o forse più difficoltosa. Niente 9 Scudetti consecutivi. E tanto tanto altro. Ma come direbbe Federico Buffa, “questa è un’altra storia”.

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