Mal di Miralem (proprio ora, no)

La fotografia della serata di Miralem Pjanić è la sua ammonizione: sciocca, evitabile, inutile. Una frustata nervosa a novanta minuti sbiaditi.

E non è un caso che quando non s’accende la sua lampadina la Juve rimanga al buio completo.

Artisti senza pennello

Semplici dimostra di aver studiato e compreso la lezione. Nessun pressing asfissiante, ma chiude ogni possibile spazio.

Così che a Mire non restino spunti per le sue personalissime pennellate: devono diventare brevi tratteggi, prevedibili e scontati.

Paulo Dybala, asfissiato dalle linee strette, scende a centrocampo per trovare respiro. Ma dal dialogo tra artisti non nasce alcuna idea realmente illuminante.

Che, poi, sarebbe ciò che serviva alla Juventus di Ferrara, ingabbiata, lei sì, da una Spal tosta e ordinata.

Alibi (?)

Resta qualche possibile alibi: un periodo di forma non eccezionale, l’approccio generale sbagliato, il centrocampo a due.

 

Pjanic – e un po’ tutta la squadra – ha dimostrato di poter rendere meglio con l’assetto a tre. Rimane un po’ l’amaro in bocca, ma difficilmente sarebbe cambiato molto: i bianconeri sono scesi in campo con un misto di rilassamento e sufficienza a pesare sulle spalle.

La conferma di Ferrara

Il vero problema è che la Spal ha confermato un assioma abbastanza semplice: senza Miralem, la Juve boccheggia. L’abbiamo visto già altre volte, eppure questa sottolineatura, oggi, fa più paura.

Quando arriverà il Real Madrid, il bosniaco dovrà stare in tribuna. E, allora, inizia il rebus tattico: 4-2-3-1, 4-3-3 o, addirittura, 3-5-2?

Allegri dovrà trovare una soluzione efficace, perché, chiusa la fonte principale, qualche difficoltà in costruzione c’è.

In una serataccia come quella di ieri, poi, il limite diventa ancora più evidente. Ma la valutazione è sempre valida: restiamo a vedere.

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