Renato Cesarini, l’uomo dell’ultimo minuto

Un minuto per restare nella storia, per entrare nel lessico e nel dizionario. Un minuto solo. Un minuto, e basta. Renato Cesarini, nato a Senigallia l’ 11 aprile del 1906, è per antonomasia l’uomo del destino, dell’ultimo minuto.In zona Cesarini, appunto. Così si dice da settant’anni. L’unico calciatore diventato un modo di dire e di vivere, anche.

GENIO E SREGOLATEZZA

Il più matto, il più estroso giocatore che abbia vestito la maglia della Juventus. Renato Cesarini è arrivato dall’Argentina senza incontrare grosse difficoltà: infatti, poteva essere considerato quasi italiano, essendo nativo di Senigallia. Soltanto dopo la sua nascita, i genitori avevano deciso di lasciare le Marche per trasferirsi in Sud America. Quando approda a Torino, Edoardo Agnelli e il vicepresidente barone Mazzonis stanno forgiando quello che diventerà famoso come lo “Stile Juve”: sobrietà, eleganza, signorilità. Cesarini, però, non si scompone e, come tramandato dalla storia calcistica dell’epoca, continua a fumare un pacchetto di sigarette al giorno, arriva tardi all’allenamento, scendendo in smoking dal taxi, si cala dalla grondaia dell’albergo, dov’è in ritiro, per andare a fare baldoria. Insomma se la gode, soprattutto di notte. E, nonostante le numerosissime multe, continua imperterrito.

PROTAGONISTA ANCHE IN CAMPO

Tuttavia, Cesarini sapeva essere protagonista anche sul terreno di gioco.Renato era in possesso di una tecnica personale e di una intelligenza di gioco raramente riscontrabili, nonché di un fisico eccezionale. Era insomma un campione completo. Un calciatore formidabile, capace di segnare 46 reti in 128 partite con la Juventus. Però, è con la maglia della Nazionale italiana che Renato Cesarini si guadagna un posto imperituro nell’immaginario collettivo e non solo. Infatti, di tanti termini calcistici mutuati nella vita di tutti i giorni, l’immagine della Zona Cesarini è forse quella più utilizzata.

ZONA CESARINI

Non tarda, infatti, ad arrivare la prima chiamata in Nazionale, e tra le prime convocazioni c’è proprio quella per Italia – Ungheria, che lo farà diventare ancora più famoso. La Zona Cesarini nasce proprio in quella partita. Il terreno è pesante, la partita è combattuta fino alla fine. I primi 89 minuti e 52 secondi sono scanditi dagli oriundi, che abbondano in entrambe le squadre. L’Italia passa in vantaggio con Julio Libonatti, bomber argentino naturalizzato. L’Ungheria risponde con il romeno naturalizzato ungherese Istvàn Avar. Un altro italiano acquisito dall’Argentina, Raimundo Orsi, segna il gol del nuovo vantaggio. Gli risponde ancora Avar. Verso la fine, gli spettatori cominciano ad andarsene. Sbagliano, perché in campo c’è un uomo che, pochi mesi prima, ha già segnato verso lo scadere contro la Svizzera. E quell’uomo è Renato Cesarini. L’Italia vincerà quella partita 3-2.

Eugenio Danese è il primo giornalista a parlare di “Zona Cesarini”, quando il 20 dicembre l’Ambrosiana batte due a uno la Roma con un gol di Visentin all’ottantanovesimo. Ormai Renato ha firmato il suo minuto, non ci possono essere altri proprietari. In tutto tra Juventus e Nazionale, Cesarini giocherà 158 partite e segnerà 55 reti. Nel ’35 ripartirà per l’Argentina, giocherà nel River Plate e vincerà altri due scudetti. La “Zona Cesarini” rimarrà per sempre e ci accompagnerà tutte le volte per ricordarci, non solo che “partita finita quando arbitro fischia” (Boskov dixit), ma che in un minuto può succedere ancora di tutto. Un piccolo giro di orologio può essere decisivo.

Luca Piedepalumbo

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