La casa è addobbata, il Natale è alle porte. I regali campeggiano trionfanti sotto l’albero di natale ed il fuoco scoppietta nel camino. L’albero di Natale però non ci convince, noi non vogliamo un abete vero o uno sintetico, non vogliamo palline e decorazioni. Vogliamo il 4-3-2-1.
Quale periodo migliore dell’anno per immaginarci un bell’albero di natale con i nostri giocatori preferiti?
La formazione
Lo anticipiamo già, ma lo sapete: il compito è stato arduo, veramente arduo. Selezionare undici giocatori contando la miriade di campioni che la Juventus ha annoverato tra le sue fila è un compito da pazzi, al limite del masochismo, ma ci si prova ugualmente.
Portiere: Gianluigi Buffon
Non ce ne vogliano Peruzzi e soprattutto Zoff, ma Buffon oltre a detenere il record di imbattibilità in campionato ed essere uno dei portieri più longevi in circolazione, sia per età che per rendimento, è definibile come un mostro. Da tutti considerato il numero uno dei numeri uno, ha seppellito tre generazioni di portieri e se la sta giocando alla pari con la quarta. Magari si scopre che viene da Kripton.
Centrale: Gaetano Scirea (C)
Chi potrebbe guidare la linea difensiva con personalità ed eleganza se non Scirea? Manca a tutti, juventini e non, senza contare che le sue gesta come difensore sono diventate mitiche ai limiti della leggenda. Dotato di piedi buoni e senso tattico da centrocampista Gaetano aveva anche un sacco di carisma per guidare la squadra al meglio. Scirea è stato e sarà sempre il nostro capitano.
Centrale: Paolo Montero
Nessuno ha mai esaltato difensivamente i tifosi della Juventus come Montero: arcigno e falloso, Terminator è stato un punto di riferimento per i compagni per quasi un decennio. Ancelotti lo definì “un galeotto con un codice d’onore”, e la maggior parte delle volte questo era “o la palla o la gamba”. Messo in difesa e bilanciato con la grazia e la pulizia degli interventi di Scirea, la nostra coppia centrale non farebbe passare nessuno.
Terzino: Andrea Fortunato
Andrea non è mai stato dimenticato dai tifosi. Si è spento quando la sua carriera stava per esplodere, quando era in rampa di lancio per diventare qualcuno. “Una promessa”, questo si diceva di lui. Portato alla Juventus a 21 anni per diventare uno dei migliori terzini del panorama italiano, aveva appena assaggiato la nazionale. Ci ha lasciato dopo quasi un anno di lotta contro un male incurabile, ma nessuno potrà mai scordarlo.
Terzino: Antonio Cabrini
Campione del mondo e terzino dai piedi estremamente raffinati, Antonio sulla fascia era una bellezza. Sgroppate incredibili per mettere al centro cross millimetrici e qualche volta, perché no, mettere dentro qualche gol. Con la maglia delle Juventus ha trascorso i suoi anni migliori. Aveva anche lui i piedi buoni come un centrocampista, cosa che per un terzino è oro colato. Se si aggiunge poi anche una discreta abilità nei calci da fermo abbiamo un terzino a tutto tondo.
Mediano: Edgar Davids
Se esistono dei peccati nel mondo del calcio, uno di questi è prendere Edgar Davids e trattarlo come un medianotto qualsiasi. Il Milan nell’estate del 1997 trattò così il buon Edgar, sottovalutandolo e vendendolo per due noccioline ai bianconeri, pessima mossa. Alla Juventus, nei suoi sette anni, si è dimostrato la potenza della natura che in effetti era “il pittbull”. Oltre ad essere aggressivo sulla metà campo per fare legna, Davids era dotato di una tecnica e di una eleganza che di solito non appartengono ai mediani, ma era per questo che ci piaceva così tanto.
Mezzala: Claudio Marchisio
Abbiamo già diffusamente parlato di Claudio, ma ci sembra sempre troppo poco. In un periodo storico dove le maglie si cambiano più o meno come le mutande, Claudio è rimasto fedele da sempre alla sua adorata maglia bianconera. La sua storia è quella di un bambini che cresce amando il calcio e la Juve e ne diventa una bandiera ed un uomo simbolo, quello che noi tutti vorremmo dalla nostra vita. Anche se pare superfluo, ci teniamo a ricordare che è uno dei migliori interpreti del ruolo di mezzala al mondo e che quando non c’è si sente. Sempre.
Mezzala: Pavel Nedved
Lo sappiamo, questo non è il posto di Pavel. Lui dovrebbe giocare più esterno o più a ridosso delle punte, ma essendo stato sempre un centrocampista estremamente dotato ed estremamente duttile non ne avrà a male, speriamo. La realtà è che non potevamo non mettere la furia ceca. Un professionista esemplare, ambidestro, potente, preciso, instancabile e con un forte senso di appartenenza al mondo Juventus. Oltretutto è stato pure Pallone d’Oro per l’anno 2002/03 dove mise a ferro e fuoco le difese di mezza Europa e scommettiamo che ogni tifoso juventino ha detto almeno una volta, in merito a quella finale di Champions a Manchester:“Eh, ma se ci fosse stato Nedved….”.
Trequartista: Michel Platini
“Le Roi” ha conquistato una Champions League, una Coppa Intercontinentale e tre volte il Pallone d’Oro in tre anni, basterebbe questo. Poi però andiamo a riguardare quei vecchi video sgranati degli anni ’80 e vediamo la pura classe del maestro francese all’opera, vediamo la bellezza del calcio nella sua più pura espressione tecnica ed estetica. Oltre che bello Michel era anche bravo a metterla dentro, diventando per tre anni di fila capocannoniere della serie A da centrocampista. Era un passo avanti a tutti e con la Juventus è stato amore vero, il suo ritiro anticipato è stato un brutto colpo per tutti.
Trequartista: Alessandro Del Piero
Alessandro ha portato l’essere juventini ad un altro livello. 208 gol in 513 partite, capitano per un decennio, vincitore della Champions, della Coppa Intercontinentale, sei scudetti (otto secondo altre fonti), un campionato di serie B, un titolo di capocannoniere in serie A, uno in serie B, ha pure dato il nome ad una traiettoria di tiro. A coronamento di tutto questo poi è restato alla Juventus come capitano, e fresco vincitore della coppa del mondo, quando “calciopoli” ha spedito i bianconeri in B. Tutto questo comunque non basta per spiegare cosa Del Piero abbia significato per gli juventini, specialmente quelli che si affacciavano al calcio negli anni ’90. Un’icona trascendentale di bellezza del calcio, professionalità, abnegazione e tecnica pura. Chissà cosa sarebbe successo se quel dicembre del 1998 il suo ginocchio non avesse fatto crack, probabilmente avrebbe vinto quel Pallone d’Oro che tanto meritava.
Attaccante: Gianluca Vialli
Perché Vialli? Non è stato il bomber più prolifico nella storia della Juve, nemmeno il più titolato o quello con più presenze e allora perché?
Perché Vialli è stato il capitano carismatico della Juventus che è tornata in cima al calcio italiano scalzando il Milan dei tre scudetti di fila, ma che soprattutto ha terminato gli anni bui in cui la Juve era scivolata fuori dall’orbita delle prime posizioni.
Arrivato dalla Sampdoria, Vialli non si adatta subito, ma dopo l’arrivo di Lippi le cose cambiano. Inizia a segnare, prende la squadra per mano a suon di gol e la porta prima sul tetto d’Italia e poi d’Europa. Il carisma di Vialli servirebbe sempre dentro il campo ed in spogliatoio, per questo è la nostra scelta.
Allenatore: Marcello Lippi
Marcello da Viareggio è stato l’allenatore più rappresentativo per il mondo bianconero negli ultimi venticinque anni. Ha vinto tutto quello che poteva vincere, con l’eccezione della coppa UEFA, ma ha avuto soprattutto il merito, come Vialli, di prendere per mano una Juve da settimo posto e riportarla nell’olimpo delle vincenti. Ha avuto il merito di credere in Del Piero prima e nella coppia Del Piero-Inzaghi poi, giudicata da tutti troppo leggera, ha avuto il fegato di fare scelte discutibili e di non stare simpatico, ma soprattutto, ha avuto il merito di essere uno dei migliori allenatori che la Juventus abbia mai avuto.
Lo sappiamo, ci sono state esclusioni eccellenti, ma i posti in campo sono solo undici! Diteci nella sezione commenti come sarebbe stato il vostro “albero di Natale”.