Il caso Buffon e il sacrosanto diritto al dubbio

La Juventus vince a Verona, ma il Chievo non si scansa. Anzi: i clivensi non si danno mai per vinti, rischiando anche di pareggiare. Ma la polemica della Gazzetta, nata con il presunto caso Buffon, non si spegne. E c’è chi per partito preso oppure per partigianeria continua a cavalcare l’onda. L’ultima abbattutasi sui bianconeri, dopo l’altrettanto presunta Calciopoli finanziaria.

Il caso Buffon?

La situazione è semplice: la Gazzetta è stata informata di un discorso di Buffon, dopo Juve-Napoli. Il riassunto di Olivero, autore dell’articolo, e del titolista è stato un generico “in Italia gli avversari si scansano, ma in Europa no”. Una teoria sostenuta da tanti critici, anche se con pochi riscontri reali.

Massimiliano Allegri, non a caso, ha ricordato nell’ultima conferenza stampa che tutte le altre hanno motivazioni maggiori contro la Juventus. E, di conseguenza, cercano di fare del proprio meglio. Con gli strumenti a disposizione: anche il catenaccio, se necessario. Si può discutere di alternative migliori, ma senza alimentare la cultura del sospetto.

La reazione di Binda

Nel week-end, come ovvio, si è parlato moltissimo del tema. Tra gli altri, anche Quelli del calcio, programma sportivo di Rai 2, condotto da Nicola Savino. Durante la puntata, è stato proposto uno sketch sul caso: un finto Buffon smentiva tutto, con chiari intenti ironici.

Nicola Binda, giornalista della Gazzetta, però, non l’ha presa bene. Sui social ha attaccato Savino: sia con un lungo post su Facebook che con un tweet. Il giornalista, sostanzialmente, ha detto di non aver gradito la “lezione di giornalismo” del conduttore, “non richiesta, tantomeno da uno come lui”.

Binda, poi, ha sottolineato come il giornalismo sia anche ricerca della notizia. (Aggiungeremmo noi: soprattutto, con tutti i rischi del caso). Ma in un passaggio ha pure ricordato che chi “preferisce il giornalismo di plastica (…) può anche andare a vivere in Bulgaria”.

Il sacrosanto diritto al dubbio

Posto che il discorso di Binda è concettualmente esatto, la sua ci sembra una reazione esagerata. Proprio perché viviamo in un Paese democratico, l’ironia e la satira vanno accettate e sostenute. Allo stesso tempo, ovviamente, non bisogna superare i limiti del rispetto, ma non ci sembra questo il caso.

Il giornalismo deve essere una missione, prima di tutto. E deve seguire delle regole, perché non si confonda con le chiacchiere. Il modo in cui è stata trattata la notizia, secondo il nostro parere, è discutibile, ma è certo che la fonte fosse affidabile. L’autorevolezza della Gazzetta, però, non deve essere tradotta in verità assoluta.

Il dubbio è legittimo e, anzi, necessario. Perché Buffon avrebbe dovuto far quel discorso, dopo una partita così importante e lottata? E, poi, perché riportare un virgolettato, se non esistono prove di quanto scritto? Sono due domande che tanti si sono posti e, soprattutto sulla seconda, andrebbe fatta chiarezza.

L’opinione pubblica ha recepito il messaggio che Buffon abbia detto esattamente quelle parole. Il direttore Monti ha spiegato che “scansare” è stato usato per esprimere un concetto, ma un giornalista deve essere quanto più chiaro possibile. E usando un termine così equivoco non lo è, per niente: lo dimostrano le reazioni.

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E il caso Samp?

Inoltre, proprio su altre dichiarazioni, è stata fatta enorme confusione. Parliamo di un’intervista a Marco Giampaolo, nel post-partita di Sampdoria-Inter, pochi giorni dopo il turno infrasettimanale contro la Juventus. A Torino, dopo aver vinto il derby di Genova, la Samp si era presentata senza i titolari Quagliarella e Muriel. Per tanti commentatori, quello è un chiaro esempio di squadra che “si scansa”.

Giampaolo giustificherà la scelta con il “bisogno di salvaguardare qualche calciatore”. Ma il suo “volevamo essere competitivi a Torino”, che potete ascoltare qui, viene trasformato da qualche giornale: spunta un “non”, mai detto dall’allenatore. Insomma: il caso Buffon sembra decisamente un non-caso. La Gazzetta ha fatto il suo lavoro, così come poi la Juventus, ma chiunque ha il diritto di esprimere un parere: siamo in Italia.

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