Calciopoli finanziaria, la reale situazione della Juventus

Calciopoli finanziaria? Ecco quanto c’è di vero nelle accuse del Fatto Quotidiano

Il Fatto Quotidiano, in edicola stamattina, apre le porte a un nuovo scandalo: una “Calciopoli finanziaria”, si legge sul giornale. La contesa sarebbe ancora legata alla prima Calciopoli e alla richiesta di risarcimento di Gazzoni Frascara, all’epoca presidente del Bologna.

Accuse pesanti, quelle di falso in bilancio, che dovrebbero causare penalizzazioni per Juventus e Fiorentina.

I fatti

I fratelli Della Valle, secondo il Fatto, coinvolti in "Calciopoli finanziaria"
I fratelli Della Valle, secondo il Fatto, coinvolti in “Calciopoli finanziaria”

Nell’articolo, a firma di Paolo Ziliani, i fatti sono così ricostruiti:

  • A luglio, Victoria 2000, società di Gazzoni Frascara e – ai tempi – proprietaria del Bologna, avrebbe presentato una “corposa denuncia” contro i dirigenti della Fiorentina: i fratelli Della Valle, Mencucci e Panerai.
  • Il motivo sarebbe il mancato accantonamento in bilancio della somma che la Fiorentina sarebbe tenuta a pagare ai soggetti che la Cassazione, in data 23 marzo 2015, ha ritenuto parti lese da Calciopoli. In particolar modo: Brescia, Atalanta, Bologna, Figc e la stessa Victoria 2000.
  • La mancanza di questa voce costituirebbe, secondo il Fatto, un falso in bilancio.

Cosa c’entra la Juve?

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La Juventus entra in gioco a questo punto. La società bianconera, il prossimo 25 ottobre, approverà il bilancio: conti in ottima salute, addirittura da record.

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Secondo la tesi del quotidiano, però, nell’esercizio corrente dovrebbe essere menzionato l’accantonamento per la richiesta danni. In caso contrario, così come per la Fiorentina, si configurerebbe un falso in bilancio. Infatti, i conti sarebbero gonfiati, a causa di questa mancanza. La nuova Calciopoli finanziaria si fonda su quest’idea.

Tuttavia, non è previsto alcun accantonamento. Il motivo è che il problema si è già affrontato un anno fa.

Come nasce la richiesta danni?

Gazzoni, il 15 ottobre 2015, aveva dichiarato alla stampa di aver richiesto risarcimenti per una “cifra complessiva di 113 milioni e 628 mila euro”. Una richiesta importante, quantificata in base ai danni – economici e morali – subiti dall’imprenditore.

La tesi è molto semplice: il Bologna è retrocesso per colpa del sistema Moggi. La retrocessione ha comportato danni economici, che hanno causato il fallimento della società. La conseguenza è stata la bancarotta di Gazzoni.

È doveroso fare una premessa: la Cupola ha perso tutti gli elementi fondamentali, ossia gli arbitri, nel corso degli anni. Inoltre, ci sono molti dubbi sulla versione dell’accusa.

La Victoria 2000, infatti, è fallita il 30 marzo 2006. Precisiamo: Victoria 2000, a quella data, non deteneva più quote del Bologna; erano state cedute nel settembre 2005.

Il curatore fallimentare della società, Enea Cocchi, è stato sentito il primo giugno 2010 al tribunale di Napoli per il processo Calciopoli. Nella sua deposizione, disponibile integralmente qui, Cocchi ha detto di non essere in grado di confermare il nesso tra fallimento e retrocessione.

Ma ha poi aggiunto particolari interessanti, circa delle operazioni societarie:

  • Nel 2002, la cessione del 90% delle quote del Bologna a Victoria 2000, da parte di Bologna FC Holding S.p.a – società facente parte dello stesso gruppo. L’ipotesi era che l’operazione avesse prodotto una plusvalenza fittizia, a copertura di perdite.
  • Nel 2003, la cessione del marchio Bologna FC, sempre a società dello stesso gruppo e con la stessa ipotesi di plusvalenza fittizia.
  • A fine 2003, copertura di perdite avvenute in quell’anno. Un finanziamento, parole di Cocchi, “arrivato nelle casse della società” e “iscritto ad altri soci che poi erano sempre gli stessi”.

Retrocessione-fallimento?

Sono state aperte delle indagini sul caso. Gazzoni e gli altri indagati, tra cui il suo socio, sono stati assolti, nel novembre 2012. Il Tribunale, quindi, ha ritenuto leciti i comportamenti del gruppo, ma gli stessi denotano che la situazione economica delle società fosse compromessa da tempo.

Gazzoni, in ogni caso, ha avanzato la sua richiesta di risarcimento. È giusto sottolineare, appunto, che si tratta di una richiesta. La stessa Cassazione, il 23 marzo 2015, ha stabilito che i danneggiati avrebbero dovuto far valere il loro diritto al risarcimento attraverso delle cause civili.

La posizione della Juventus

La Juventus, a differenza di quanto sostiene il Fatto in un altro articolo, ha preso in considerazione la questione. Nell’assemblea degli azionisti del 23 ottobre 2015, otto giorni dopo le dichiarazioni di Gazzoni, il presidente Andrea Agnelli e l’ad Aldo Mazzia si sono pronunciati sul caso.

Come si può leggere nel verbale, pagine 95 e 96, Agnelli disse che “eventuali accantonamenti per qualsiasi ricorso devono essere approvati dal consiglio di amministrazione. In merito al ricorso del signor Gazzoni, la società non ha nessun timore in base alle sue richieste e alle sue azioni”.

Mazzia, invece, ha aggiunto che “per appostare un accantonamento in bilancio a fronte di una controversia in corso è necessario che il consiglio valuti che sia probabile la soccombenza e quindi che eventualmente insorga una passività. In questo momento la società non ha alcuna certezza che questo sia probabile”.

Un anno dopo, la posizione della Juventus non è cambiata. Perché non è cambiato il contesto e, quindi, non ci sono motivi per considerare probabile una passività. Quasi sicuramente, quindi, non ci sarà nessun accantonamento, neanche per quest’esercizio.

Calciopoli finanziaria? C’è poco

Considerando quanto detto, però, sembra pretestuoso affermare che si tratti di un falso in bilancio. Juventus e Fiorentina, più semplicemente, hanno valutato con i loro avvocati improbabile l’ipotesi di risarcimento.

La stessa denuncia nei confronti dei dirigenti viola, inoltre, significa poco. Nessuno è colpevole fino a prova contraria: è il principio del nostro sistema giudiziario.

Fonti della società bianconera, inoltre, ci hanno confermato che la Juventus è tranquilla e non teme ripercussioni. Allo stato delle cose, però, non sono attesi comunicati o dichiarazioni in merito.

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Parlare di una Calciopoli finanziaria, comunque, ci appare almeno scorretto. Non ci sono elementi che lascino pensare a reati perseguibili, sia dalla giustizia penale che sportiva. La situazione del Parma, citata dal Fatto, era decisamente diversa. Prima di alzare una polemica, bisognerebbe fare più attenzione.

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