Io mi dico: è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati

Adesso non c’è più alcuno spazio per le interpretazioni. Ciò che è stato reso ufficioso da un post su Instagramora diviene ufficiale. Adesso è il momento di mettere nero su bianco, contrasto così ricorrente in questo campo semantico di colori. Dani Alves non è più un giocatore della Juventus, ma questo ormai non fa più notizia. Una firma, poi ognuno per la propria strada. Ci si ringrazierà per l’anno trascorso insieme, per i successi ottenuti, per quelli sfiorati, per la maglia sudata ed onorata. Il rancore resti pure lontano, non è questo il momento di far nuove “conoscenze” in casa Juve. Perché le ultime due settimane non possono – e non devono – mettere in cattiva luce Dani Alves.

Annata da luci è ombre, questo è vero. L’inizio – usando un eufemismo – non è di certo esaltante, anzi, tutt’altro. Adattarsi al calcio italiano – così tattico e schematico – non è mai semplice, figuriamoci per un fuorilegge come il brasiliano. I primi mesi ruotano attorno ad un unico interrogativo: “Ne è valsa la pena investire su un trentaquattrenne già sazio di trofei?”. La risposta più esauriente arriverà qualche mese dopo, perché infondo è vero: solo chi tocca il fondo può riemergere. E quel baratro arriva a Genoa in un meriggio pallido di fine novembre. La Juve perde pesantemente, Dani Alves sfoggia una prestazione indegna alla sua storia e al suo palmares. Come se non bastasse, esce in barella: rottura del perone.

Dani però vince ancora una volta. Contro i pregiudizi sì, ma anche – soprattutto – dentro il campo. Allegri lo pone in una posizione privilegiata nel 4-2-3-1. Lo rende libero di fare il “cazzone“, di dialogare con Dybala, di dar libero sfogo al proprio estro. La scelta del mister porta lontano i ragazzi, addirittura in Galles. Impossibile negare l’importanza del 23 bianconero nella cavalcata verso Cardiff: neanche l’odio (che qualcuno – giusto o no – adesso prova) potrebbe offuscare tale vista. Adesso tutto ciò tende a passare in secondo piano. Si considera oggi Dani Alves solamente un traditore, un mercenario. Forse perché il brasiliano è senza filtri, non è nessuno né centomila, ma soltanto uno. Non si nasconde mai dietro uno schermo o un profilo social, ma anzi amplifica la sua personalità.

Forse sì, qualche uscita infelice poteva anche evitarla, una su tutte la foto commemorativa degli scarpini del sei giugno 2015. Lui però è fatto così. Probabilmente – anzi sicuramente – l’intenzione non era quella di mancare di rispetto verso i propri ex compagni e tifosi. Forse voleva soltanto ricordare una (tra le tante) serata trionfale, sfogliare il libro dei ricordi, senza aver paura di leggere (e condividere) una simile pagina.

Adesso è davvero finita. La Juventus cercherà un nuovo terzino, Dani raggiungerà un vecchio amico a Manchester. Dire che niente sarà più come prima sarebbe solo retorica. Di ottimi giocatori dalle parti di Torino ne sono passati, e non sono pochi. I matrimoni nel calcio si consumano molto più in fretta che nella vita, dove l’amore – si pensa e si presume – venga infranto soltanto dal battito spezzato. Quello tra il brasiliano e la Juventus era già giunto al capolinea: meglio allora separarsi subito e lasciare che la storia faccia il suo corso. Da domani per tutti inizierà una nuova avventura. Magari poi il destino si divertirà a porre Dani Alves al cospetto della Signora. Beh, in quel caso rivali sì, ma nemici mai. È stato breve ma intenso: obrigado Dani!

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