Il “derbyno” è juventino

I derby non si giocano, si vincono” diceva qualcuno e con ragione. Tanto più se riferito a chi, nel caso di specie la Juventus, oltre ad essere obbligata a farlo, una parvenza di gioco, in stagione, non l’ha mai avuta.

Hanno vinto i bianconeri, ma la soddisfazione per il fortunoso successo è abbondantemente mitigata dallo scarso merito emerso nell’ambito di una prestazione mediocre, arruffata, gravida di paura ed improvvisazione.

Il timore di un ulteriore passo falso ha contraddistinto soprattutto la frazione iniziale, in cui entrambe le formazioni si sono dedicate ad anestetizzare ogni possibile rischio gigioneggiando nella propria metà campo.

Mentre la prudenza granata è stata forse influenzata da un’ eccessiva sopravvalutazione del valore zebrato, quella juventina era ascrivibile ai noti limiti di una squadra che pratica un possesso palla più sterile di una sala operatoria e costringe gli elementi tecnicamente più dotati, segnatamente Morata e Pogba, ma anche Dybala, a defilarsi in posizioni che ne mortificano il talento ed a ripiegare alla disperata ricerca di un pallone giocabile con il quale avviare un’ azione rigorosamente individuale.

I lampi di Pogba ( non solo la strepitosa rete confezionata alla vecchia maniera, ma pure l’azione con la quale è riuscito a procurare due ammonizioni contemporanee ai torinisti che hanno provato a minarne l’integrità fisica ) e l’infortunio muscolare occorso a Khedira ( che strano… ) sono stati gli unici episodi degni di nota accreditabili ad un complesso fantasma, la cui raccapricciante evanescenza è sontuosamente rappresentata dal cosiddetto “profeta” Hernanes, intervenuto all’evento con un paio di rauchi ululati estratti dal limbo sul declinar dei giochi.

Il Torino è parso più organizzato, ficcante e psicologicamente solido. Tant’ è che dopo aver raggiunto il pareggio ( già sfiorato prima dell’ intervallo ) con il carneade Bovo, ha creduto seriamente nella possibilità di effettuare il colpo grosso e, con un portiere ostile diverso da Buffon, quasi sicuramente l’avrebbe centrato.

La Juventus ha traballato parecchio. Lunga e sfilacciata come un chewingumdi pessima qualità, ma pure agevolata dagli spazi che l’intraprendenza taurina concedeva, è comunque riuscita a minacciare in qualche occasione il perimetro difeso da Padelli in virtù di estemporanee iniziative dei suoi solisti, diventate forcing negli ultimissimi minuti, quando la Compagnia di Ventura, poco memore di quanto accadutole lo scorso anno, ha preferito pensare in piccolo sacrificando ogni controffensiva sull’altare di un punticino ritenuto pagante.

Scelta improvvida, punita all’ ultimissimo istante da una manovra rifinita e conclusa rispettivamente da A. Sandro e Cuadrado, entrambi subentrati in corso di svolgimento e finalmente portatori di un contributoconcreto alla causa di zebrolandia.

L’ennesima beffa perpetrata in extremis al sodalizio che vive l’intera annata agonistica solo in funzione delle stracittadine, deve tuttavia essere interpretata come la somministrazione di un sedativo e nulla più. L’illustre malata, nella circostanza ha denunciato sintomi di aggravamento della propria precaria condizione ed è ormai chiaro a chiunque abbia occhi per vedere e non solo per guardare, che la crisi di rigetto non si risolverà in tempi brevi; per inadeguatezza degli anticorpi e profilo “mutualistico” del terapeuta.

Ora la degente verrà portata in Germania, nella speranza che cambiare aria ne tonifichi l’aspetto e che lo svago le sollevi il morale. Il provvedimento è anch’ esso anodino, ma poiché le tempistiche per una vera cura impongono l’attesa della prossima estate ed in qualche modo la creatura deve pur arrivarci, tanto vale stordirla con qualche evasione dalla quotidianità e menzogna a fin di bene, prospettandole un futuro non solo migliore, ma addirittura luminoso.

La transizione continua e magari tra una ricaduta e l’altra anche i più ritrosi ne prenderanno atto. In punta di fatto, per adesso, un lungo adesso, il poeta direbbe di Madama che sta come in autunno sugli alberi le foglie; sgradevole, ma, purtroppo, vero.

A buon intenditor…

Ezio MALETTO ( Twitter @Ezio Maletto )

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