Perché sei tu che porti il sole: bentornato Max Allegri

Ora è ufficiale: dopo due anni, Massimiliano Allegri torna alla Juventus, subentrando ad Andrea Pirlo, esonerato dopo una sola stagione in bianconero.

“Ti giuro che l’attesa aumenta il desiderio, è un conto alla rovescia col tempo a rilento”

Un’attesa lunga due anni, con la sensazione di non essersi mai davvero separati. Già, perché il “fantasma buono” di Max Allegri è sempre stato lì, con Sarri prima e con Pirlo poi, pronto a materializzarsi più bello che mai dopo due annate di difficile definizione (volendo essere buoni).

E nel frattempo il desiderio di rivederlo sotto la Mole cresceva, così come cresceva la consapevolezza che il cambiamento del DNA bianconero non solo non fosse possibile, ma che alla lunga potesse risultare anche deleterio.

La rivoluzione del bel gioco, ve la ricordate? Un concetto astratto, a tratti inconcepibile, che ha portato la Vecchia Signora ad abdicare nel proprio campionato e a uscire dall’élite del calcio europeo, con due eliminazioni agli ottavi di finale di Champions League, contro Lione e Porto. Non proprio Barcellona e Real Madrid, tanto per intenderci.

“Però ti sto aspettando come aspetto un treno, come mia nonna aspetta un terno”

Un treno che porta la Juventus dove merita di stare, ai vertici del calcio italiano ed europeo.

Un qualcosa che è già riuscito in passato a Massimiliano Allegri. Perché se è vero che, dal punto di vista del dominio nazionale, il tecnico toscano ha ereditato tre tricolori consecutivi da Antonio Conte, è innegabile che lui e solo lui abbia riportato nella Torino bianconera la consapevolezza di potercela fare anche al di fuori dei confini italici.

Un terno al lotto: questo fu Allegri in quella torrida estate del 2014.

Un’estate che, a detta di molti, avrebbe dovuto rappresentare la fine di un ciclo di successi, ma che invece fu il punto di partenza di una lunga storia d’amore, durata cinque anni, che ha portato nel capoluogo piemontese 11 trofei e due finali di Champions League.

Una storia d’amore che, evidentemente, non è mai davvero finita.

“Aspetterò che torni come aspetto il sole, mentre sto camminando sotto un acquazzone”

Due anni in cui, la Juventus, ha dato la costante sensazione di essere in balìa degli eventi, come se avesse perso la sua guida.

Un po’ come quando corri sotto la pioggia, fitta e incessante, quella che non ti fa vedere bene la strada che stai percorrendo.

E allora cosa fai? Ti affidi a quei pochi punti di riferimento che ti sono rimasti, e speri che tutto vada bene, speri che quelle poche certezze ti possano bastare per raggiungere la meta, senza fare troppi danni, possibilmente.

Difficile, però, pensare di gettare solide basi con certi presupposti, impossibile immaginare di poter correre sempre sotto la pioggia. Ma prima o poi torna il sole, e il cammino diventa nuovamente più chiaro.

“Se mi cercherai io ti aspetto qui, ti mando la posizione, così se poi mi raggiungi e poi ti stringo forte, questa volta non sfuggi, non ti perderò più”

La posizione è sempre quella: JTC Continassa, Via Traves 48, Torino.

Questa volta sì, c’è la sensazione che ci si stringerà ancora più forte. Sicuramente in maniera più calorosa rispetto a quel 16 luglio 2014, quando l’allora ex tecnico del Milan venne accolto in maniera feroce da una fetta della tifoseria bianconera.

Se a quel tempo Allegri pagava il suo passato rossonero, ora è proprio il suo passato (alla Juventus) a far sì che questo ritorno sia accolto con maggiore entusiasmo, con la voglia travolgente di riavviare il nastro e ripartire lì da dove la storia si era interrotta.

“Dunque, dove eravamo rimasti?”.

Dove eravamo rimasti, Max? Ai saluti dello Stadium, alla conferenza stampa con Andrea Agnelli e la squadra, ai pianti finali.

Perché si sa, quando vedi Allegri piangi due volte: quando arriva e quando se ne va.

Questa volta, però, non è un arrivo, ma un ritorno, e il finale è ancora tutto da scrivere. Insieme.


“Perché sei tu che porti il sole, e non c’è niente al mondo di migliore, di te, nemmeno vincere un milione”

Simone Nasso

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