La signorilità dell’essere campioni e i mancati valori di chi ignora il fairplay

Una Juventus ferita e claudicante riesce a sbancare il San Paolo e a trionfare nuovamente sul Napoli. I bianconeri si proiettano a +16 e mettono l’ottavo scudetto di fila in cascina provocando il malcontento dei partenopei che, in caso di vittoria, avrebbero continuato a sperare nel sogno rimonta. Alle volte però, la maniacale voglia di successo oscura quelli che dovrebbero essere i principi fondamentali del gioco più bello al mondo. Ricordare al tredicesimo minuto Davide Astori, ma poi non restituire palla alla Juventus in seguito ad una volontaria messa fuori, sta ad evidenziare quanto l’ossessionante desiderio di vittoriapossa essere controproducente. Di certo non una bella figura quella fatta dai partenopei in mondovisione, soprattutto se consideriamo il fatto che quella palla letteralmente rubata alla Juventus non è poi servita per cambiare le sorti della partita. Il calcio, prima di essere sinonimo di successi, rivalità e soddisfazioni è correttezza, sportività e fairplay. Sono questi i valori che il calcio dovrebbe trasmettere ai propri tifosi, esattamente gli stessi tramandati da colui che proprio ieri è stato ricordato sul maxi schermo allo scoccare del minuto numero 13. Spesso, chi predica bene ma razzola male fa poca strada. Per diventare campioni d’Italia ci vuole ben altro che una grande squadra.

Alessandro Zanzico

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