Higuain e le anomalie della clausola: Napoli spalle al muro

La vicenda del trasferimento ufficiale di Gonzalo Higuain dal Napoli alla Juventus è paradigmatica di come uno strumento giuridicamente neutrale, come la clausola rescissoria, possa rivelarsi un’arma “distruttiva” se maneggiata con imperizia. Ecco quanto raccolto da Goal Economy in merito alla vicenda.

Il club di Aurelio De Laurentiis si era cautelato contro assalti al suo bomber inserendo appunto una clausola per cui solo versando 90 milioni un altro club avrebbe potuto portar via il suo centravanti. Un prezzo molto alto data l’età del bomber argentino e che è oggettivamente conveniente per chi cede. Eppure ci sono alcune, definiamole, “anomalie” sull’innesco di questa clausola difficili da comprendere. Una che sfida i dettami della logica. L’altra sicuramente più grave. La prima anomalia è che la clausola prevede il pagamento di 94,7 milioni anziché di 90 se a versarla è direttamente il calciatore interessato a svincolarsi. Mentre se a sfruttarla è una società, italiana o estera, ha uno sconto di 4,7 milioni. Ma qual è la logica di questa distinzione? Quale calciatore pagherebbe di tasca sua una clausola di 90 milioni per liberarsi? È evidente che sarebbe comunque sorretto da un’altra società interessata a comprarlo che, diciamo così gli fornirebbe il cash. Allora se proprio si voleva introdurre questa difficilmente comprensibile distinzione, probabilmente unica nel panorama mondiale delle clausole rescissorie, sarebbe stato più ragionevole prevedere che al giocatore interessato a svincolarsi da solo fosse concesso uno “sconto” (e non alla società acquirente!). A meno che non si sottintendesse all’intervento di qualche “terza parte” non nuova nella storia di Higuain (“passato” anche dal Locarno), formalmente vietata però dalla Fifa dal maggio 2015.

La seconda anomalia riguarda la scadenza della clausola. Qui qualcosa non torna, in effetti, perché fino a poco tempo fa su tutti i media (e non risultano smentite) si parlava una clausola attivabile fino al 30 giugno 2016. Dopo questa data non sarebbe stato più possibile per nessuno, calciatore stesso o altro club, pagare il dovuto e liberarsi. Si doveva cioè procedere a una ordinaria trattativa con il Napoli. Tanto che il fratello-procuratore di Higuain aveva messo in piazza i mal di pancia del Pipita per le mancate promesse sul rafforzamento del club manifestando l’intenzione di non rinnovare il contratto in scadenza fra due stagioni e di presentarsi al ritiro qualora nessuno avesse pagato la clausola. La scadenza al 30 giugno era una garanzia per il Napoli, in quanto conoscendo il destino del suo attaccante prima dell’inizio ufficiale del calciomercato avrebbe avuto il tempo sufficiente (2 mesi) per sostituirlo. Con l’accelerazione juventina su Pipita delle ultime settimane, invece, si è scoperto che la clausola esiste ancora, era a tempo “indeterminato”, e comunque non bloccata al 30 giugno.

visite higuain

Perché prendersi questo rischio? Era così difficile immaginare che una rivale intenzionata a prendere il giocatore simbolo dell’avversario senza passare dalla trattativa lo avrebbe fatto il più tardi possibile per metterlo in difficoltà? Non è un approccio hobbesiano, ma mera strategia aziendale. Essendo disposta a versare la clausola a fine luglio e a prelevare Higuain, la Juventus non aveva alcun interesse a farlo a giugno. Muoversi a luglio ha messo il Napoli con le spalle al muro. Il Napoli così deve “accettare”  una trattativa potendo prendere delle contropartite tecniche o può orgogliosamente pretendere il pagamento dell’intera clausola. Si ritrova però a tre settimane dall’inizio del campionato umiliato e privato del suo bomber principe. Con la conseguenza che deve disperatamente cercare di rimpiazzarlo. Ma questa corsa affannosa si porta dietro due “complicazioni”. Nessuna squadra di livello cede volontariamente il suo attaccante di riferimento e seppure dovesse accettare lo farebbe a un prezzo esorbitante sapendo che il compratore ha in tasca 90 milioni. Se la clausola fosse scaduta il 30 giugno e la Juventus avesse voluto a tutti i costi comprare Higuain avrebbe dovuto intavolare una trattativa canonica. A quel punto al Napoli (a cui comunque sarebbe finanziariamente convenuto vendere il giocatore sopra gli 80 milioni avendolo a bilancio a meno di 10 milioni) sarebbero rimaste più opzioni. Principalmente quella di poter lavorare “al coperto” per un sostituto senza farsi “strangolare” da esosi venditori.

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