Perché Evra potrebbe (e dovrebbe) essere il prossimo allenatore della Juventus

Ogni volta che Pat Evra arriva ai microfoni dei giornalisti, questi sorridono come se davanti trovassero il Gotama ed ognuno di loro fosse un piccolo Siddharta. Lo ammirano, gli chiedono, s’incuriosiscono. E no, mai punzecchiano: non ce n’è bisogno, del resto. È che il francese, dal proprio canto, anticipa tutto e spiazza tutti. Con una tranquillità da ‘Illuminato’.

Dopo il match con l’Atalanta, il terzino ha fatto nuovamente strage di cuori, e con sole tre risposte. Roba da raccolta firme per la sua, di firma. Perché il rinnovo tarderà pure un po’ ad arrivare, ma l’amore per questa maglia resta fermo, immutabile, incredibilmente inattaccabile. Ecco: da Sassuolo a Sassuolo, l’unico a non essere cambiato è proprio l’animo del laterale. Pronto a metterci faccia quando la Vecchia Signora era un insieme di cocci da spazzare via, tornato ora in auge dopo 17 vittorie nelle ultime 18 in campionato. Non per festeggiare, bensì per ribadire: non s’è fatto nulla, ogni vittoria è ancora in ballo. E chi non ci crede, resti pure tranquillamente a casa propria.

“Il quinto scudetto ce l’ho in testa tutti i giorni”, recita il sermone di Evra. Che sveste i panni del banale calciatore e si riempie orgoglio e cuore di responsabilità. Da leader, da trascinatore, da… allenatore. Ché in fondo, con le parole di Allegri, non è che ci sia tutta questa differenza. È tutto un meraviglioso tener piedi per terra, un unico grande monito per andar avanti con serenità. No, non c’è nulla di scontato in quelle frasi. Nemmeno lo sguardo: penetrante più del significato di ogni singola lemma. Indicativo più dei mille discorsi futili che ogni giorno mortificano il gioco più bello del mondo.

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E allora così, su due piedi, vien da dire che il futuro di Pat è ormai segnato. Lo definì a suo tempo Sir Alex Ferguson, l’ha certificato l’umiltà consapevole con cui si è vestito di bianconero. C’è sempre stato bisogno di uomini come lui: adesso ne occorrono semplicemente più che mai. Di una persona, ancor prima del calciatore: con doti umane e tattiche, con polso fermo e cuore caldo. Un domani, chi gli affiderà una panchina sarà stato innanzitutto intelligente. Perché avrà investito sul lavoro, sulla disciplina e sul talento. Doti che in c.so Galileo Ferraris non hanno mai trascurato.
Ah, e vuoi vedere che… no, nulla. Per ora, almeno. Però, se dovessero incrociarsi ancora le strade, magari tra un po’ di tempo, magari con un po’ di gavetta alle spalle, ecco, non ci sarebbe nessun allenatore più in grado, più vincente e più ‘umano’ per allenare questa squadra, questi colori, quest’ambiente. A buon rendere, Evra. Con la speranza, più della consapevolezza, che questa società t’abbia dato tanto quanto hai reso alla Signora.

Cristiano Corbo

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