Inchiesta Prisma, Chiellini ammette: “Non so se era corretto farlo!”

In casa Juve tiene sempre banco la situazione legata all’inchiesta che ha colpito i bianconeri, in riferimento ai conti in rosso e alle manovre spericolate sui pagamenti ai calciatori.

In attesa che il gup fissi l’udienza preliminare, l’inchiesta Prisma della Procura di Torino sui conti della
Juventus continua a far parlare di sé.

Stando a quanto riporta l’edizione odierna e La Gazzetta dello Sport, tra gli atti dell’indagine, emerge anche il contenuto integrale della testimonianza di Giorgio Chiellini, ascoltato dai magistrati lo scorso
4 aprile.

I magistrati sostengono che il club bianconero non avrebbe dovuto certificare un beneficio di 4 mensilità (90 milioni), ma soltanto di una, visto che gli altri tre stipendi erano stati garantiti ai giocatori, tramite scritture private ritrovate durante le perquisizioni.

Proprio per questo, continua la rose, “la Procura di Torino nelle scorse settimane ha fatto richiesta di rinvio a giudizio per la Juventus più 12 persone (tra cui Agnelli, Nedved, Arrivabene, l’ex d.s. Paratici e il legale del club Gabasio) con l’accusa di manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali, emissione di fatture false e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza”.

Inchiesta Prisma: la testimonianza di Chiellini

Getty Images, Chielli, Inchiesta Prisma, Juve


Sullo stipendio percepito nella stagione 2019-20, dice: “Durante quel periodo di panico e difficoltà economica per la società, mi è stato chiesto di fare da tramite con il resto del gruppo per cercare di venirci incontro in questo momento straordinario che si era creato.

Ho cominciato a parlare con i compagni per capire la disponibilità a venire incontro ai problemi che c’erano in società. Problemi di solvibilità soprattutto per ché tutti gli introiti liquidi venivano a mancare. I miei riferimenti erano da una parte sia il presidente Andrea Agnelli sia Fabio Paratici, dall’altra tutti compagni.

Il problema maggiore della società era la liquidità a breve termine e poi c’era l’incertezza: non si sapeva cosa sarebbe successo, c’era il pericolo concreto che non si potesse riprendere a giocare. Dopo varie chiacchierate con società e compagni, quello che è stato fatto è quello di rinunciare a quattro mensilità in modo da permettere al club di risparmiare in un momento molto difficile con la promessa che, una volta ripresa la stagione, in base a quello che sarebbe successo (ripresa o meno del campionato) una parte sarebbe tornata indietro.

Una parte dei contratti sarebbe stata riadeguata in base a quanto avremmo giocato. Questa parte sarebbe oscillata tra le due e le tre mensilità. Da parte mia, a parte la soddisfazione per essere riusciti a trovare questo accordo, c’è stata la parola che poi queste intenzioni venissero riconfermate. Onestamente, poi, conoscendo come le persone della Juventus si sono comportate con me, non ho mai avuto dubbi. Se Andrea e Fabio danno la parola, non c’è ragione di temere”.

Su chi fosse favorevole dei compagni, e chi no, risponde: “Non è stato facile parlare con i miei compagni, ma hanno accettato con la promessa che, se la stagione fosse ricominciata, saremmo stati ricompensati e qualcosa avremmo ripreso. Tra noi abbiamo comunicato con telefono e chat. È stata fatta a pezzi. Ognuno aveva la sua opinione, non è stato semplice. Non ricordo con esattezza chi era favorevole e chi no, la disponibilità c’è stata da parte di tutti. A noi la rinuncia a prendere denaro per qualche mese non ci cambia. Ci tenevamo, invece, che tutto lo staff fosse retribuito regolarmente”.


Su cosa succedeva se un giocatore andava via, l’ex capitano bianconero dice:Quello che a me è stato messo in busta l’anno dopo, sarebbe stato dato a chi andava via come incentivo all’esodo”.

Sul recupero delle tre mensilità della stagione 2020-21, era certo o condizionato secondo l’accordo preso a marzo? Chiellini risponde: “Nelle stagioni successive era certo, qualcuno però lo aveva spalmato su più di un anno”.


Ultima domanda, sul fatto che nel comunicato si dà atto delle quattro mensilità ma non vi è riferimento a tre mensilità, ad accordi raggiunti, o ad incentivi all’esodo: “Ne prendo atto. Ricordo che sono stato contattato da qualche altro giocatore di altre squadre, stavano anche loro cercando di trovare un accordo e gli ho spiegato quello che avevamo fatto noi. Ai colleghi che mi hanno contattato, ho risposto che una parte ci sarebbe stata restituita l’anno successivo, negli anni successivi.

Tutti (inteso i compagni, ndr) eravamo comunque a conoscenza che il comunicato stampa sarebbe stato diverso dagli accordi. Noi abbiamo rinunciato per il bene della società, poi nel bilancio non so cosa abbiano messo. O meglio: so che hanno messo i 90 milioni di rinuncia. Non so se era corretto o meno farlo”.

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