ESCLUSIVA SJ | Maria Claudia Celadin: “Che emozione il Mondiale 2019! La Gang della Curva è nata dalla nostra follia”

Maria Claudia Celadin, una tra le ragazze che hanno fondato “La Gang della Curva”: il gruppo di tifosi della Nazionale Femminile. Attualmente si occupa della gestione dei profili social di alcune giocatrici per Assist Women. Da sempre una grande appassionata di calcio femminile, si batte quotidianamente per la crescita del movimento.
Un percorso tra emozioni e ricordi.

Maria Claudia si è raccontata tra passione e segreti del mestiere alla nostra Miriana Cardinale.

Ti occupi di social nel calcio femminile, secondo te quanta importanza hanno i social nella vita di una calciatrice?

“Secondo me dovrebbero averne parecchia, sempre meno rispetto all’aspetto calcistico. Il loro lavoro è il calcio e chiaramente devono concentrarsi su quello. Però devono usarli come mezzi per farsi conoscere, sono il tramite tra il nulla e la televisione. Molte giocatrici hanno già capito l’importanza di questi strumenti. Non sono un mezzo per mettersi in mostra in maniera negativa ma sono uno strumento che fornisce un’opportunità in più, è sicuramente importante e dovrebbe esserlo anche per chi non li reputa importante.
L’obiettivo è quello di utilizzare i social per il marketing, quindi studiare quello che può essere funzionale per le ragazze. Noi siamo sempre di supporto. Non devono mai aver paura di condividere perché hanno molte persone che le seguono e le stimano, sono persone che ispirano. É ovvio che la crescita sui social passi dal lavoro ben fatto sul campo, loro con il loro lavoro devono far accendere i riflettori su di sé, noi le affianchiamo nel lavoro.

Quanto una corretta gestione dei profili social può influire sulla crescita del movimento?

“Tanto. E con ‘corretta’ non intendo solo utilizzare i giusti tecnicismi come hashtag o orari di pubblicazione. Parlo del ‘mood’ con cui vengono usati, non ci devono essere forzature. Nel 2021 le aziende e gli sponsor cercano proprio una corretta comunicazione.
Il mio lavoro non è tanto insegnare gli aspetti tecnici ma allenare l’approccio: i social vanno utilizzarli nel modo più naturale possibile per mostrare ciò che si è davvero. Quindi se sei una persona con dei valori, se tieni alle ‘cose importanti’ e lo sai comunicare bene, questo può aprirti molte più porte. Nel calcio femminile ci sono tante ragazze che hanno qualcosa di importante da raccontare, non solo riguardo l’aspetto calcistico.
Se devo farti il nome di una ‘calciatrice social’ ovviamente ti parlo di Cristiana Girelli, è stata una delle prime a capirne la potenzialità, ha iniziato costruendosi, sempre sotto l’aspetto social, praticamente da sola. Ha sempre saputo comunicare nel modo giusto e naturale e questo ha poi, parallelamente ai risultati sul campo, contribuito a massimizzare la sua visibilità.”

Parlami un po’ di te: come ti sei avvicinata al mondo dei social e dove ti è nata questa passione?

“Io sono una smanettona (ride ndr). Adesso faccio anche fatica a stare dietro a tutti gli aggiornamenti. Però sono stata una delle prime ragazzine ad avere MSN. Ho sempre avuto un grande fascino verso la tecnologia e tutti i mezzi che permettono di accorciare le distanze fisiche.
Io anni fa avevo un locale in un paesino e organizzavo eventi. A fine serata prima ancora che fosse un’abitudine e una tecnica di lavoro alle sei del mattino mi piaceva postare una foto, spesso scattata da me, e scrivere d’istinto tutte le emozioni della serata. Di settimana in settimana vedevo la gente che aumentava sempre e veniva sempre da più lontano. Spesso mi dicevano che erano incuriositi dal mio post sui social, lì ho capito quanto fossero potenti. Ho poi iniziato a studiare perché arrivare a grandi distanze con così poco era bellissimo.”

Sei anche tra le fondatrici della “Gang della Curva”, ci racconti come è nato questo gruppo?

“É nata dalla nostra follia. La prima volta che ci siamo incontrati eravano le quattro di mattina e la seconda le nove di sera. Io li ho conosciuti su Instagram, dicevano che sarebbero state dieci ore di viaggio in pullman, ho guardato mia sorella e ho deciso di partire per questa avventura. La rifarei un milione di altre volte, per tutto. Si è creato poi il gruppo ufficiale ed è stato pazzesco. Le giornate sono state indescrivibili per quello che abbiamo visto e vissuto. Siamo partiti in cinquanta sconosciuti, ma era come se ci conoscessimo tutti da sempre. Ci siamo ancora fatti insieme altre trasferte.
Abbiamo fatto dieci ore di pullman per andare a Valenciennes, abbiamo visto la partita e in ventiquattro ore siamo tornati a casa. Siamo stati dei pazzi, lo ammetto. Quello però te lo fa fare l’entusiasmo: segui il calcio femminile da sempre, hai visto cos’hanno combattuto le ragazze, molte erano o calciatrici o ex calciatrici quindi sapevano la fatica che era stata fatta negli anni. Quindi tutto questo quando poi vedi loro ti permette di sentirti in campo con loro, vedevo la mia sofferenza negli anni che era lì su quel campo.”

Visto che i Mondiali del 2019 li hai vissuti da vicino, quale secondo te è stato il momento più emozionante e perché?

“Ovviamente il gol di Bonansea contro l’Australia. Quello è il momento che tutti abbiamo visto. Se invece dovessi raccontarti qualcosa dell’ambiente io parlerei dell’atmosfera. Erano tutti felici, la città era piena di gente che veniva da ogni parte del mondo. Ho il ricordo di incrociare per strada gli avversari che facevano i cori ma con il sorriso, ci scambiavamo sempre sorrisi. Uno spirito pazzesco. Sicuramente anche le espressioni delle ragazze quando ci trovavano fuori dall’albergo ad aspettarle. Loro arrivavano, scendevano dal pullman e ci trovavano lì a cantare. Loro non si rendevano conto dell’impatto che stavano avendo in Italia. Penso che mi porterò dentro per tutta la vita i loro occhi che si riempivano di gioia nel vederci lì cantare.
Un altro ricordo che mi porterò dentro sempre è stato dopo l’eliminazione contro l’Olanda. Le lacrime delle giocatrici che avevano sfiorato l’Olimpiade. Però dopo ci siamo ritrovati con molte giocatrici in piazza e poi in un pub a cantare “Azzurro”. Penso sia stata una delle serate più belle della mia vita.”

Per l’amichevole contro l’Islanda Milena Bertolini ha convocato parecchie ragazze giovani, pensi che sarà un gruppo simile a partire per l’Europeo la prossima estate? Chi tra le giovani italiane secondo te potrà essere protagonista all’Europeo?

“Sono state convocate molte giovani ma credo che il panorama giovanile calcistico italiano sia pazzesco. Le ragazze del 2001/2002 e 2003 sono dei mostri secondo me, anche a livello fisico. Se fossi in Milena non saprei chi convocare: le ragazze della vecchia guardia hanno enormi qualità, sono partite dal nulla e hanno fatto di tutto quindi io le porterei sempre. Dall’altra parte le giovani stanno crescendo tantissimo, l’Italia sta investendo sui settori giovanili e si nota. Io darei spazio alle giovani che sono davvero forti, in prospettiva credo ci daranno grandissime soddisfazioni. Mi auguro che il gruppo degli Europei abbia un grande equilibrio tra le ragazze mondiali, perché credo che il loro spirito faccia la differenza, insieme alla qualità delle giovani.
Ci sono giocatrici giovani che però hanno una grandissima esperienza, come per esempio Aurora Galli o Lisa Boattin, la stessa Arianna Caruso è giovanissima però dà grande sicurezza. Una giocatrice che a me piace moltissimo è Benedetta Glionna che ha tantissimo da dire, è una delle giocatrici che quando la vedo giocare mi impressiona di più.”

Segui da vicino il calcio femminile, il campionato ormai possiamo definirlo quasi deciso, visti i sei punti di vantaggio della Juventus Women sulle inseguitrici, però in Coppa Italia le bianconere sono state sconfitte in semifinale dalla Roma, pensi riescano a ribaltare il risultato dell’andata e conquistare la finale?

“Il motto della Juventus è sempre “fino alla fine”. Io ho sempre impresso in Juventus-Empoli quando verso la fine segnano, Cristiana Girelli a quattro minuti dalla fine prende il pallone ricordando alle compagne che non è finita e la partita le bianconere la vincono per 4-3. Io credo che quella sia stata l’essenza della Juve. Se in quei pochi minuti hanno ribaltato il risultato pensiamo alla motivazione con cui scenderanno in campo in Coppa Italia e cosa possono fare in novanta minuti. Io nel calcio maschile tifo Juventus, nel calcio femminile non tifo. La Juve però ci crede sempre e fino alla fine, è proprio un modo di vivere. Dall’altra parte però c’è una Roma pazzesca e soprattutto molto bella da vedere, sono sicura che entrambe abbiano motivazioni grandissime. Sarà sicuramente una grande partita, probabilmente tra le più belle del campionato. Almeno, io me la aspetto così.”

In Europa invece cosa pensi manchi alle bianconere per potersi ritagliare uno spazio importante? 

“Io non sono un tecnico, io seguo il calcio per le emozioni che mi dà. Da spettatrice quando accendo la tv guardando una partita di Champions della Juve vedo una differenza fisica notevole. A parte che ci si deve allenare mentalmente a vivere certe situazioni e certe partite. Certo, le ragazze della Juve hanno dimostrato di averla allenata pensiamo al match di andata contro il Lione. L’Italia ancora secondo me non si allena come i professionisti, certo il divario fisico si vede moltissimo. Quindi io penso che si debba continuare a investire nei settori giovanili. Secondo me questa sarà la chiave per permettere al calcio femminile italiano di crescere.”

La Juventus ha molte giovani promettenti, parecchie anche in prestito, secondo te chi potrà emergere maggiormente nel panorama calcistico italiano?

“Io escludo le ragazze che citavo prima in ottica Nazionale. Parlando di ragazze giovani secondo me nel panorama portieri è molto forte Valentina Soggiu. Un’altra ragazza che mi piace molto è Sara Caiazzo, un centrale difensivo con una grandissima struttura fisica. Se io penso a quando avevo diciotto anni io la mia struttura fisica o quella delle mie compagne di squadra è quasi su un universo distinto, penso avrà un grande futuro. La Juventus guarda sempre in prospettiva e investe molto bene, quindi sono tutte quante molto forti.”

Miriana Cardinale

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