Szczęsny, Bonucci, Ronaldo: i veri campioni si vedono nelle grandi difficoltà

L’anno che si sta per concludere ha consegnato alla Juventus l’ennesimo scudetto del ciclo di Massimiliano Allegri e con esso la sua fine. Non sono mancate le delusioni, come il ritorno dei quarti di Champions League contro l’Ajax, la batosta in Coppa Italia contro l’Atalanta o l’ancora fresca sconfitta contro la Lazio in Supercoppa, ma il bilancio per i bianconeri può essere considerato positivo.

Tuttavia non si può negare che il 2019 sia stato un anno in cui le difficoltà siano mancate. In quei momenti sono emerse però le grandi qualità dei top player bianconeri, che non hanno tradito le attese fornendo alla squadra e ai tifosi prestazioni convincenti e al di sopra delle loro possibilità. Tre su tutti: Wojciech Szczęsny, Leonardo Bonucci e naturalmente Cristiano Ronaldo.

Immaginiamo che la difficoltà maggiore per Szczęsny all’inizio di quest’anno (a dire il vero, dal luglio 2018) sia stata quella di sopperire alla mancanza di Buffon e dei suoi preziosi consigli nello spogliatoio così come in campo. Il portiere polacco ha sottolineato più volte il suo legame con il campione del mondo 2006, di cui abbiamo testimonianza anche e soprattutto dopo il ritorno da Parigi della bandiera bianconera.

Szczęsny ha però saputo sfruttare appieno il suo nuovo ruolo. Nel corso della seconda parte di stagione “allegriana” è stato quasi sempre fondamentale nel dare sicurezza al reparto ed è migliorato soprattutto nel posizionamento e nelle uscite, vero tallone d’Achille della sua avventura alla Juventus. Non si ricordano parate così clamorose proprio perché lui non ne ha mai avuto bisogno: semplice ed efficace è il suo stile in campo come la sua condotta al di fuori, una vita fatta di calcio e famiglia.

Non sono mancati tuttavia i grandi interventi di Fly Tek (soprannome certificato dai profili social ufficiali della Juventus). Il primo che viene in mente è quello su Marco Parolo nella difficile sfida contro la Lazio all’Olimpico: una parata a mano aperta che ha tenuto a galla la Juventus, permettendo poi la rimonta fino al 2 a 1. In questa stagione di grande importanza è stato il volo su Lautaro Martinez a San Siro, mentre purtroppo ininfluente per il risultato finale è stato il calcio di rigore parato a Immobile.

Se Szczęsny è diventato nel tempo una certezza, tanto da essere inserito tra i primi 10 portieri al mondo con la candidatura al Trofeo Jašin, scommettiamo che molti avrebbero dubitato sul fatto che un difensore ritrovato avrebbe potuto dimostrare nuovamente di essere il grande campione a cui i tifosi bianconeri si erano abituati: Leonardo Bonucci.

La parte finale della scorsa stagione non lo ha visto protagonista: una delle prime immagini che viene in mente è l’errato posizionamento sul gol di De Ligt nel ritorno dei quarti di Champions (anche se l’errore vero fu di Rugani e Alex Sandro). Come rivelato però dallo stesso Bonucci qualcosa nella sua mente è scattato dopo l’infortunio di Chiellini: una perdita grave per la Juventus e ancora più per il suo compagno di reparto, che a onor del vero potrebbe aver sofferto a Milano il ruolo da leader difensivo che gli si chiedeva e a cui non era abituato grazie alla presenza del King Kong bianconero.

Bonucci però ha sorpreso tutti, nonostante la poca intesa con il nuovo compagno di reparto (proprio il giustiziere di Champions) e l’adattamento necessario che De Ligt ha dovuto affrontare nel tempo. Il difensore è diventato il leader che non era mai stato a Torino, non sbagliando quasi mai e sostenendo un reparto che ha dovuto sopportare qualche sbavatura di troppo da parte dell’olandese. Nel tempo sono arrivati anche i gol: pregevole quello al Sassuolo con un violento tiro da fuori area.

Il difensore è divenuto un vero e proprio intoccabile per Sarri in quanto l’unica partita saltata in stagione è stata l’ininfluente Bayer Leverkusen-Juventus. Il nuovo corso bianconero è quindi ripartito da lui, anche se nell’ultimo mese è apparso in flessione: chiedergli la perfezione sarebbe veramente troppo in un inizio di stagione che lo ha visto tanto protagonista da meritarsi il rinnovo contrattuale fino al 2024.

Merita invece un capitolo a parte l’alieno sceso tra i terrestri: Cristiano Ronaldo. Il campione portoghese non aveva veramente nulla da dimostrare ma le sue prestazioni sono rimaste quelle di sempre, e anche di più.

Bisogna infatti dire che il ruolo di Ronaldo al Real Madrid non era esattamente quello di Torino: Cristiano, come lo chiamano in Spagna, era un finalizzatore al centro del gioco, dello spogliatoio e di ogni operazione di marketing della Casa Blanca. Alla Juventus è invece diventato il campionissimo in grado di risolvere partite ormai perdute, capace di prendersi l’ultimo pallone utile per rimettere in pari la contesa o addirittura portarla a favore dei bianconeri. A differenza della schiera di campioni madrileni si può dire che a Torino è l’unico capace di poterlo fare (se si considera l’involuzione di Dybala sotto Allegri).

Nel tempo Cristiano Ronaldo si è sempre più adattato alla squadra: ha mantenuto il suo ruolo di prima donna nello spogliatoio, ovviamente, ma in campo si è notato qualcosa di diverso. Si era infatti incaponito nel voler tirare tutte le punizioni, qualcosa che invece in questa stagione ha lasciato a Pjanic e Dybala (dopo aver battuto in negativo tutti i record del campionato italiano). Molto spesso lo si vede recuperare palla in difesa per far salire una squadra che con Sarri appare alcune volte troppo schiacciata all’indietro.

Nei momenti di difficoltà Ronaldo è comunque sempre presente. L’ultimo a mollare nell’andata di Champions contro l’Atletico Madrid, al ritorno si è ripreso lo scettro con una tripletta che ha distrutto le aspettative dei Colchoneros e fatto scoppiare in lacrime i tifosi bianconeri. Non si può dire lo stesso delle partite contro l’Ajax dove però è stata l’intera squadra a mancare: anche in questo caso Ronaldo è stato l’ultimo ad arrendersi, forse accusando “qualcuno” di non aver avuto il coraggio di osare.

Dopo aver vinto la Nations League con il Portogallo da protagonista, l’inizio di stagione con la Juventus lo ha visto ancora al centro degli equilibri di Sarri. Nonostante un calo fisico oggettivo ad ottobre e novembre, il campione portoghese si è mantenuto ai suoi livelli, con 12 reti in 21 presenze complessive: pesano i 4 “zeri” in Champions League, dove ha segnato solo 2 gol in 6 partite.

Tuttavia si nota costantemente che Ronaldo è ancora oggi l’ultimo a demordere anche nelle partite di campionato, dove a dicembre ha sfoderato gol e prestazioni da urlo, per arrivare a spiccare il volo contro la Sampdoria, in senso letterale. Nota a parte merita l’incontro di Supercoppa, dove però da una sua invenzione è arrivato l’effimero pareggio bianconero.

Szczęsny, Bonucci e Ronaldo sono stati i punti di forza della Juventus in quest’anno solare perché sono riusciti ad imporsi nelle difficoltà, che continueranno ad esserci dopo la fine del ciclo di Allegri. Da loro bisogna ripartire per continuare a vincere e sperare di portare a Torino quel trofeo tanto desiderato quanto sfuggente con il quale potrebbero consacrarsi definitivamente come leggende in bianconero.

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