L’addio di Marotta e la nuova Juve

Annunciata al termine della vittoria contro il Napoli e ufficializzata nell’ultima assemblea degli azionisti, la separazione tra Beppe Marotta e la Juventus ha spiazzato tutti. I bianconeri hanno salutato anche Aldo Mazzia, che nei suoi 12 anni ha ricoperto le cariche di Consigliere di Amministrazione, CEO e CFO.

Uomo d’azienda, come lui stesso si definisce, l’ex dg e ad della Juventus ha lasciato un club completamente diverso rispetto a quando l’aveva preso in carico l’1 giugno 2010. Dopo una stagione molto complicata conclusa con un settimo posto in campionato, l’eliminazione ai quarti di Coppa Italia e l’eliminazione nella fase a gironi di Europa League (passarono il turno Manchester City e Lech Poznań), nel 2011 dà il via ad un ciclo che rimarrà nella storia del calcio italiano.
Un’era durante il quale la Juventus non solo è tornata a vincere (7 Scudetti consecutivi, 4 Coppe Italia una dietro l’altra e 3 Supercoppe Italiane), ma è ritornata ai vertici del calcio europeo, come testimoniano le 2 finali di Champions League in 3 annie il sempre crescente interesse da parte del pubblico internazionale verso il club.

Barzagli, Pirlo, Pogba, Vidal, Tevez. Sono solo alcuni dei grandi colpi di mercato firmati Marotta. Grazie anche al suo lavoro, il brand Juve ora fa di nuovo gola ai grandi campioni. L’appeal crescente verso i bianconeri ha raggiunto la sua massima espressione nell’acquisto di Cristiano Ronaldo. Un’operazione impossibile solo da immaginare qualche anno fa.

Un percorso, quello inaugurato dall’arrivo di Marotta, fatto non solo di grandi acquisti e successi sportivi, ma di importanti traguardi raggiunti negli ultimi 8 anni: dall’inaugurazione dell’Allianz Stadium alla nascita delle Juventus Women e dell’Under 23, in cui Marotta ha ricoperto un ruolo fondamentale. Insomma, la sua missione alla Juventus può ritenersi compiuta.

La sua nuova casa è l’Inter, dove ha aperto un nuovo corso dirigenziale in qualità di amministratore delegato. A poche settimane dal suo arrivo, la musica ad Appiano Gentile sembra già essere già cambiata: dopo l’ennesima bravata di Nainggolan, è scattata la punizione per il belga: esclusione nel match contro il Napoli e una multa da 35 mila euro, il massimo applicabile secondo le regole.

Tornando ai bianconeri, la rivoluzione interna porterà a nuovi grandi cambiamenti nel breve e nel lungo periodo, primo fra tutti l’ampliamento di poteri di Fabio Paratici, forgiato da Marotta che lo scelse come capo scout alla Sampdoria e lo portò alla Juve come suo braccio destro. Con l’uscita di scena del suo mentore, il ds diventa infatti Chief Football Officer. La riorganizzazione interna prevede la promozione di Federico Cherubini, uno dei più bravi e preziosi collaboratori di Paratici, che diventerà il suo braccio destro nel gestire le questioni della prima squadra. Cherubini, che si stava occupando dei giocatori in prestito e dell’Under 23, verrà sostituito da Filippo Fusco, ex ds dell’Hellas Verona, con cui ha conquistato una promozione nel campionato 2016/2017.

E la ristrutturazione non finirà qui, anche se i futuri ritocchi alla squadra dirigenziale bianconera arriveranno successivamente e non stravolgeranno le posizioni attuali o i vertici. Quelli sono stati ridisegnati da Andrea Agnelli dopo la fuoriuscita di Marotta e vedono Nedved e Paratici come responsabili del mercato e della gestione della squadra, con Giorgio Ricci responsabile delle entrate.

Insomma, dopo l’addio di Marotta, la Juve ha rivisto senza troppi patemi la sua organizzazione interna, ma un ultimo pensiero sull’ex dg e ad è d’obbligo: il suo modo di fare cortese e distinto e il suo equilibrio gli hanno fatto guadagnare le simpatie del popolo juventino, che l’hanno eletto come vero top player della squadra, e il rispetto degli avversari. Nonostante la scelta di accasarsi all’Inter, il suo operato resterà per sempre nella storia del club e sarà ricordato da tutti come uno dei fautori della rinascita bianconera.

Alfredo Spedicato

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