“Rilevante forza intimidatoria”: la sentenza Alto Piemonte smentisce il giudice sportivo

Nei giorni scorsi, è arrivata la sentenza definitiva per quanto riguarda il Processo Alto Piemonte, da cui è scaturita l’indagine della Procura FIGC che ha portato all‘inibizione per un anno di Andrea Agnelli.

LE MOTIVAZIONI

Secondo quanto riportato dall’Ansa, questo è uno dei passaggi delle motivazioni del giudice Marson. “La gestione dei biglietti per le partite e la loro rivendita a prezzo maggiorato è formalmente riferibile ai gruppi del tifo organizzato, i quali, pur esercitando una rilevante forza intimidatoria nei confronti della società, agiscono tuttavia sotto il diretto controllo della ‘ndrangheta”. Si parla, pertanto, di una “rilevante forza intimidatoria nei confronti della Juventus, che è, evidentemente, in contrasto con quanto stabilito dal giudice sportivo in riferimento alla squalifica del presidente Andrea Agnelli.

CONFERMA DELLA LINEA DIFENSIVA

Il giudice sportivo, infatti, nella motivazione della sentenza di inibizione per il numero uno della Juventus, aveva scritto: “«La presunta vis estorsiva dei capi ultras non trova conferma, per le fattispecie oggetto di contestazione”contestando, difatti, la linea difensiva bianconera. Quest’ultima, però, vede confermata la propria tesi dalla sentenza penale, in cui la Juventus ne è uscita parte lesa. Una contraddizione, pertanto, che qualcuno dovrebbe spiegare, o quantomeno correggere.

APPELLO TRA DUE SETTIMANE

È quanto spera la Juventus, che tramite i suoi legali, ha fatto ricorso in appello. La decisione, con tutta probabilità, dovrebbe essere presa tra il 15 e il 20 ottobre. Gli avvocati bianconeri puntano a un’assoluzione completa, come da principio. Sono stati, infatti, rifiutate, nello scorso maggio, le proposte di patteggiamento da parte di Pecoraro, che chiedeva un’inibizione di 9 mesi e una multa di 8 milioni di euro alla Juventus. Agnelli, attraverso i successivi gradi di giudizio, vorrà provare la sua totale innocenza e arrivare a un’eliminazione totale della condanna. D’altronde, la sentenza penale parla chiaro ed è incredibilmente contrapposta a quella che ha emesso il giudice sportivo. Magari qualcuno se ne accorgerà e si cercherà di fare chiarezza e giustizia.

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