Vittoria sofferta, ma sempre vittoria

Un vecchio adagio del calcio recita che in 10 si giochi meglio che in 11. Non è dato sapere se lo si dica per convinzione sincera o solo per non far abbattere i giocatori anche in caso di inferiorità numerica, ma spesso, che sia effetto reale o condizionamento psicologico, tutto questo diventa assoluta verità. E stasera ne abbiamo avuto un esempio più che concreto.

JUVE ANCORA IN DIFFICOLTA’ – Partiamo dal bicchiere mezzo pieno. La Juve ha vinto, e per giunta in 10 contro 11 segnando il gol vittoria già in inferiorità numerica. Ma diciamo le cose come stanno: non ha incantato (neanche) ieri sera. Dopo la prestazione opaca contro l’Udinese di sabato, dove le attenuanti erano davvero tante a partire dalla stanchezza dei nazionali fino alla formazione super rimaneggiata, anche la Champions non regala una Signora con l’abito della festa. Stavolta i titolari c’erano tutti, da Higuain in giù, o se preferite da Buffon in su, dal momento che le sante mani di Gigi hanno tenuto in piedi la baracca in diverse circostanze per quella che alcuni hanno addirittura definito la sua miglior prestazione della carriera, sicuramente la sua parata più bella. Ovviamente non ci riferiamo al rigore, ma lasciamo l’analisi della prestazione di SuperGigi al pezzo a lui dedicato dall’ottimo Felice Lanzaro che vi invitiamo a leggere (https://www.spazioj.it/2016/10/18/buffon-lione-destino/). Nel primo tempo la squadra ha giocato malino, era lenta, impacciata, nonostante i pezzi da 90 tutti in campo. Khedira e Pjanic più che aver riposato sabato sembrano essersi assopiti, Dybala al contrario è il fantasma del piccolo genio che ci ha permesso di vincere in rimonta contro l’Udinese. Dani Alves sbaglia tanto, forse troppo, incapponendosi nei numeri, nei tunnel, e spesso sbagliando anche gli appoggi. Quel che ha di buono il brasiliano è che corre davvero tanto, e mette dei cross come pochi altri. Si deve ripartire da qui, almeno per le sue prestazioni. Chi piace eccome è Alex Sandro dall’altra parte, che sta inanellando una serie di partite davvero ottime, così come Evra nel ruolo di terzo di sinistra nei tre dietro. Il momento no di Bonucci culmina con un rigore procurato in maniera sciocca. Non deve essere facile per un giocatore scendere in campo coi pensieri che deve avere Leo per la testa in questi giorni.

VITTORIA DI RAGIONAMENTO E CONCENTRAZIONE – Poi succede che rimani in dieci per un’espulsione consentiteci di dire piuttosto dubbia. Quel fallo di Lemina, che forse fallo nemmeno era, non è mai da secondo giallo, ma va bene così. Va bene così perché la Juve inizia a giocare più compatta, inizia a correre finalmente, e Allegri è bravissimo a lasciare in campo la doppia punta vera inizialmente con Higuain e Dybala e mascherata poi con l’ingresso di Cuadrado per il numero 21. Se poi proprio il colombiano appena buttato iBanner_editoriale_Dario_Ghiringhelli1n mischia salta l’uomo e letteralmente inventa il gol partita si magnificano ancora di più le intuizioni dell’allenatore. Gol a parte, la Juve dopo l’espulsione inizia a ragionare come prima non faceva. Pjanic tocca molti più palloni ed entra nel vivo del gioco, Sandro continua a sgroppare sulla sinistra, Higuain rincorre tutti in fase difensiva e si fa sempre trovare pronto davanti con un paio di spunti interessantissimi, compreso il cambio di gioco nella nostra trequarti che ha dato il “la” all’azione del gol. Certo, in mezzo ci sono stati i miracoli di Buffon, ma aver speso 100 milioni di vecchie lire oltre 15 anni fa sembra esser stata l’operazione del secolo ancora adesso, oggi più che mai nonostante un paio di umanissimi passaggi a vuoto a fronte di una serie di disumane prodezze.

LA QUADRATURA DEL CERCHIO – Allegri ha tanto materiale su cui lavorare, e il tempo per le prestazioni arriverà. La Juve non gioca bene, un po’ come capitava l’anno scorso, ma la differenza è che quest’anno vince. Prima in campionato, prima in Champions, con Marchisio in rampa di lancio e alcuni giocatori che devono “sciogliersi”. Spesso dimentichiamo che la Juve lavora per arrivare fresca in fondo, e che quasi sempre sboccia in primavera. “Accontentiamoci” delle vittorie sofferte, soprattutto se portate avanti con intelligenza da parte del mister, abnegazione da parte dei giocatori e spirito di squadra (a proposito, da vedere e rivedere l’abbraccio di tutti i giocatori a Buffon a fine gara); il gioco e il divertimento arriveranno.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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