La leggerezza dell’impossibile

Isolarsi nel rumore assordante. Guardarsi le mani: tutto nasce da lì, tutto può finire così. Per attraversare il buio, c’è solo un modo: riscoprirsi. Poi illuminare, con la leggerezza di chi conosce il proprio destino. Quello di Gigi Buffon è scritto negli astri del calcio.

Urlare in silenzio

Una settimana da dimenticare può cancellare una vita da fenomeno? Probabilmente, sì. Almeno per qualcuno. Ecco: per Gigi, tra il brusio della folla, è arrivato il momento di urlare in silenzio.

Tagliare le critiche con fendenti decisi, orizzontali. Netti, tanto da recidere ogni singolo appiglio. Anche quelli più teoricamente sicuri. Ma i figli della ragione, a volte, possono solo inchinarsi al genio.

Undici metri di destino

Il destino degli eletti è particolare. Si manifesta quand’è necessario, magari di soppiatto. Il destino di Buffon, a Lione, è tutto al minuto trentaquattro. Il pensiero di ogni tifoso, più o meno scaramantico, è uno solo.

Gli undici metri che dividono Lacazette dal portiere più forte del mondo sembravano immensi. Troppi perché il pallone potesse insaccarsi. Abbastanza per restituire, di diritto, Gigi alla sua leggenda.

Disumano

La narrativa di Buffon è fatta di tanti alti, pochi bassi. Quelli, però, sono stati spesso profondi. Ma ha sempre voluto la forza, quasi disumana, di rialzarsi. Disumano è quanto di meglio le parole possano fare per esprimere il senso di vicinanza tra Gigi e le metafisica. Tra quanto c’è dentro di lui e quanto si esteriorizza dalle sue mani.

Le mani, ecco: distruggono, creano. E salvano. Con la leggerezza di chi non compie altro che la sua missione. Il destino è tornato, prepotente, poco dopo l’inizio del secondo tempo.

Aveva la faccia di Fekir, questa volta. Ma la leggerezza dell’impossibile, negli occhi di Gigi, è stata imbattibile. Il terzo miracolo, invece, era quasi scontato: il riflesso sarebbe stato spontaneo, sempre e comunque.

Cos’è il destino?

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Il destino è la distanza tra la fama e l’immortalità. Lascia indietro chi non la merita, porta in trionfo gli altri. Buffon, è facile intuirlo, sta tra i secondi. A modo suo: in silenzio, ma urlando. In campo, dov’è che si scrive la storia. Gli altri, diceva qualcuno, la leggano: magari imparino.

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