Il silenzio rotto di Higuaín contro l’isterismo napoletano

Tanto rumore, tante critiche. E un silenzio assordante: quello di Gonzalo Higuaín. Un silenzio elegante, forse esagerato, quasi una risposta all’incessante vociare napoletano: dal “tradimento” invocato da De Laurentiis alla delusione di Sarri, passando per la rabbia dei tifosi. Ha aspettato, l’argentino: la conferenza stampa di presentazione è stata l’occasione ideale; è stato deciso e tagliente, mantenendo un certo stile.

Non si è soffermato sui “motivi personali” che lo hanno portato a scegliere i bianconeri, ma ci ha tenuto a precisare: “De Laurentiis mi ha spinto a fare questa scelta”. Ecco: non c’era più dialogo con il presidente, distante nei modi e nelle ambizioni da Gonzalo. Che è stato sempre in silenzio, senza perdere mai classe e calma, quando gli è stato detto di essere grasso. E, ancora, ha cercato di mantenere la fiducia nella sua ormai vecchia dirigenza, perché l’amore dei napoletani era folle, incondizionato, sincero. Non lo erano le promesse della società: una squadra competitiva, investimenti e vittorie sono rimaste parole di un’estate di tre anni fa.

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Rileggi la conferenza stampa di Higuaín

Inutile nascondersi dietro i sette milioni e mezzo che Higuaín prenderà a Torino: le colpe di De Laurentiis sono palesi. E Sarri dovrebbe saperlo, dato che lui stesso si è lamentato dei pochi acquisti, in piena lotta Scudetto. Invece, no: si preferisce scaricare tutte le responsabilità sull’argentino, reo di aver tradito i suoi tifosi per l’eterna rivale. Una rivalità unilaterale, a dire il vero, che ha pochi motivi di esistere: tralasciando l’aspetto storico e sportivo, bianconeri e azzurri sono lontani anni luce per gestione, programmazione e investimenti. L’ambiente napoletano dovrebbe ammettere che Higuaín ha semplicemente scelto un progetto migliore: a quasi ventinove anni, è sbagliato ambire a nuove vittorie?

Siamo sicuri che se il Napoli avesse saputo e potuto offrirgli le stesse possibilità, Gonzalo sarebbe rimasto volentieri: vincere da condottiero vero avrebbe avuto un altro sapore, magari impensabile altrove – pure a Torino, sì. Piuttosto che comportarsi da amanti traditi, i napoletani dovrebbero aprire gli occhi: vittorie importanti corrispondono a progetti ambiziosi e investimenti mirati. Tutte cose che mancano alla società partenopea: il bilancio è in attivo, ma dove sono strutture adeguate a un club che vuole crescere, dallo stadio ai campi di allenamento? E perché non si costruisce una squadra in grado di essere competitiva, fino alla fine? Forse è più facile trovare alibi per giustificare le proprie mancanze: basta un errore arbitrale, in fondo. Ma così non si cresce, né come società né come movimento.

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In questo mare di polemiche, odio e bugie, continua a navigare la Juventus, con una rotta decisa e sicura. Nessuna paura di perderla, perché la strada è tracciata. E non sembrano esserci scogli all’orizzonte in grado di destabilizzare la nave bianconera, fatta di basi solide e capace ormai di spiegare le vele e sopportare i venti d’Europa, guidata da condottieri esperti e smaliziati. Perché per arrivare – o, meglio, tornare – in alto serve l’aiuto di tutti: pure di Higuaín, da oggi.

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