Prima domanda: c’è davvero da preoccuparsi di questo Manchester City? Prima risposta: sì, ma lo si dovrebbe essere a prescindere. A prescindere, ad esempio, dalle assenze di David Silva e (la sempre più probabile) di Sergio Aguero. I Citizens non sono soltanto nell’estro dei suoi fantasisti. E Pellegrini l’ha reso chiaro più di una volta.
INIZIO A RILENTO – Tanta intensità, poca concretezza: in quattro termini il match è bello che descritto. In quanto il centrocampo dei light blues tiene botta, ma non crea. E dall’altra parte c’è il solo Puncheon a dar fastidio ad Hart. Insomma: si fatica nelle costruzioni. E c’è pure tanto traffico sui lati: lì dove ad esempio Kolarov è più impegnato in copertura, vista la prestazione ballerina di Mangala. Davanti, finché c’è Aguero c’è speranza. Ecco: peccato che il Kun duri appena tredici minuti. Il tempo di permettere a Dann di sfoderargli un’entrataccia d’altri tempi. L’argentino cerca di rialzarsi, gioca anche dieci minuti: poi chiede il cambio. Il ginocchio ha detto ‘stop’.
IL RAGAZZINO – Bony non punge, Touré sembra in vacanza. Sulla trequarti ci sarebbe anche il debutto di Kevin De Bruyne, ma il belga assomiglia al gemello più costoso del ragazzino che giocava al Chelsea. E allora, dopo una ripresa d’alti e bassi, ci pensa un altro ragazzino: Iheanacho. Un classe ’96, nigeriano di spirito e di fatto. E con una tenacia assurda: basta ammirare la potenza con cui scaglia quel tap-in e regala altri tre punti ai suoi. Altro che i milioni, altro che chiacchiere: oggi è il giorno di Iheanacho.
Cristiano Corbo