La memoria corta di Cavani

Verba non volant. Non più. E se dici qualcosa di sbagliato, le parole vengono a rincorrerti, a prenderti, a sollevarti o meno dal piedistallo in cui ti sei posizionato perché stanco della chiassosa monotonia. Ecco, Edi: è orgogliosamente corretto il non sputare nel piatto dove si è mangiato.È tristemente banale invece l’accalappiarsi una tifoseria con slogan spiccioli e con poco senso: ne va della tua intelligenza. E della tua credibilità, soprattutto.

RICOSTRUIAMO. Non che Cavani sia un bugiardo: è una questione che va oltre la verità o la menzogna. È una questione di rispetto: per tutti. Soprattutto per le scelte fatte e per quelle quasi compiute. Edinson ce l’aveva, un accordo. La Juve era disposta, un anno fa, a garantirgli 7 milioni all’anno più una sorta di ‘buonentrata’ di oltre 10 milioni al momento della firma. Non se ne fece nulla: non per colpa sua, ma per la valutazione monstre che ne faceva il PSG. Fosse dipeso dall’uruguaiano, sarebbe volato a Torino il giorno stesso in cui fu strappato l’ultimo sì. Dunque, coerenza: non si chiede di più, né si chiede di meno. Giusto, in fondo, un po’ di coerenza in più.Banner-Editoriale-Cristiano-Corbo

MEMORIA CORTA. Ma va bene, in fondo: la memoria può essere corta e certe cose possono sfuggire. Però allo stesso tempo quell’ “Il Pipita? Al suo posto non l’avrei fatto” ha iniziato a stonare come lo sguardo basso con cui ha accompagnato quelle parole. Probabilmente, di fondo, c’erano e ci sono strani stratagemmi. Che lasciano il tempo che trovano, manco a dirlo. E che non collidono con quanto si auspica con quest’articolo: meno chiacchiere a vanvera, meno pasti caldi ai creduloni. E meno offese all’intelligenza di chi sa. Noi non l’avremmo fatto, Cavani. Sul serio. Perché verba non volant, non più.

CriCo

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