Le montagne russe sono la metafora sicuramente più indicata per descrivere la stagione della Juventus 2023-24. C’è una versione fino a gennaio e una dopo gennaio, diametralmente opposte per risultati ma forse non così dissimili nella proposta di gioco di Massimiliano Allegri.
Fino allo scontro diretto contro l’Inter del 4 febbraio, infatti, i bianconeri hanno interpretato nel migliore dei modi la filosofia del tecnico toscano, incentrata sull’estremo pragmatismo che si fonda sulla ricerca del vantaggio per poi conservare il risultato tramite un blocco basso e una difesa posizionale che sfianca e frustra gli avversari. La classifica, d’altronde, parlava chiaro: la Juventus è rimasta in lotta per lo scudetto con l’Inter mantenendo i ritmi folli imposti dai nerazzurri e fermandosi – prima del ko di San Siro – solo contro l’Empoli in casa nella giornata precedente dopo essere rimasta in dieci uomini per l’espulsione di Milik. La Signora, in quel periodo, era anche riuscita a ritornare in vetta alla classifica dopo più di tre anni, complice la partita in meno dell’Inter dovuta alla trasferta in Arabia per la Supercoppa.
Da quel momento in poi, però, le tattiche di Allegri che prima si erano rivelante efficienti sono ritornate ad esasperare gli animi di molti tifosi, visti i risultati scadenti che – nelle sette gare successive allo scontro con l’Inter – hanno portato a una sola vittoria in campionato, per giunta ottenuta all’ultimo minuto contro il Frosinone. I bianconeri hanno pagato l’aver abbandonato la lotta scudetto e al contempo hanno avvertito una sorta di demotivazione visto il piazzamento Champions (citato come un mantra da Allegri anche quando l’obiettivo tricolore pareva concreto) considerato certo. Anche così si spiega, forse, il calo di rendimento di diversi interpreti.
Fra i tifosi della Juventus e non solo, si sono formate due fazioni. La prima considera l’organico dei bianconeri sufficiente per esprimere una proposta di gioco migliore e forse non hanno tutti i torti, visti i numerosi giocatori in rosa protagonisti nelle rispettive nazionali. Molti di questi, fra l’altro, saranno impegnati agli Europei 2024 in programma quest’estate e dei quali è possibile pronosticare l’esito consultando le quote vincente Euro 2024. Basti pensare a Szczesny (Polonia), Rabiot (Francia), Locatelli (Italia), Vlahovic e Kostic (Serbia) che sono certi di far parte alla rassegna continentale di giugno e luglio.
D’altro canto, però, in molti evidenziano come la Juventus di oggi non possa contare sugli stessi interpreti di quella del primo Allegri, che dal 2014 al 2019 fu in grado di vincere cinque volte su cinque il campionato. Non c’è più un muro chiamato Chiellini, non c’è la visione di gioco di Pjanic, non c’è il carisma e la personalità di Mandzukic, non c’è la classe di Dybala e neppure un Higuain in grado di risolvere ogni tipo di partita.
La verità, allora, forse sta nel mezzo. La Juventus non è una squadra da scudetto, ma neppure la compagine allo sbando del periodo recente. Dopo la sosta, i bianconeri saranno chiamati a non sprofondare per mantenere il piazzamento Champions e provare a vincere una Coppa Italia alla portata, per tornare a vincere un trofeo e porre fine a un’astinenza che dura dal 2021. Troppo, per gli standard bianconeri.