Inchiesta Juventus, le accuse di Buffon: “Ho un dubbio sulla sentenza”

L’ex portiere della Juventus Gianluigi Buffon ha parlato nel corso di una lunga intervista al quotidiano La Stampa. Il portiere ha avuto occasione di esprimersi sia sul momento della Juventus, che della Nazionale, con particolare riferimento alla penalizzazione inflitta ai bianconeri. Di seguito quanto riportato:

Il Parma: “Diciamo che nelle ultime partite abbiamo un po’ aumentato il ritmo: migliorarsi è importante per nutrire la speranza, accendere l’ambizione di poter raggiungere un traguardo”.

Nessun altro eroe di Berlino gioca più: “Si va avanti se sostenuti da una buona condizione e si ha la capacità di crearsi un obiettivo che non diventi ossessione ma motivazione. Io ho scelto il ruolo migliore per poter rimandare l’approdo a un secondo mestiere”.

Buffon
Foto: Getty Images- Gianluigi Buffon

Buffon: “Con la penalizzazione ci sarà meno pressione”

Nel 2006, proprio l’anno del Mondiale, lei visse Calciopoli. Cosa consiglia ai bianconeri di oggi? “Di far leva, per ottenere il massimo, sull’unico aspetto positivo della vicenda. Per quel che li riguarda, non hanno più nulla da perdere: tutto ciò che guadagneranno non sarà più preteso, sparisce la pressione di dover per forza andare in Champions o rimanere accanto al Napoli. È una sfumatura che alleggerisce”.

Lei che idea si è fatto? Aspetto che si completino gli iter giudiziari. Ma in caso di un’altra dura condanna nello spazio di diciassette anni, considerato che la Juve viene dipinta come il potere poiché vincente, non potrei non pormi una domanda: è il potere masochista che si autoflagella e o è l’antipotere che vuole battere il potere?”.

Da protagonista del ciclo di Andrea Agnelli, che bilancio traccia? “Mi fermo al giudizio del campo, il mio mondo, e dico che dieci anni come quelli del presidente sono irripetibili: passeranno lustri prima che qualcuno possa eguagliarli”.

Buffon su Di Maria: “Calciatore importante”

Donnarumma, suo erede azzurro, è al centro delle critiche: “È il destino dei portieri, ruolo che sconsiglio anche ai miei figli: c’è sempre una parte di imponderabile che prescinde dalle capacità, rispetto ai ruoli offensivi hai molto più da perdere che da guadagnare”.

Sembra tornata la scuola dei portieri italiani: “Da parecchio non si vedeva un livello così alto. In B Caprile è la migliore espressione, in A ce ne sono tanti bravi: Audero, Falcone, Provedel che si conferma a un livello superiore, Carnesecchi che al debutto in categoria lascia percepire un talento cristallino, Vicario che per il secondo anno sta facendo qualcosa fuori dal comune”.

Oltre i portieri, rileva una rinascita azzurra? “Il talento ti lascia senza parole, ti acceca, e quello obiettivamente non lo vedo. Poche eccezioni, come Verratti o Chiesa: non credo di essere troppo critico, forse mi piace essere concreto e non riesco a suggestionarmi”.

Parlò riguardo Di Maria, suo compagno al Psg, di un talento sottovalutato. Il Mondiale e alcuni lampi in bianconero le danno ragione: “Non è così strano, purtroppo il calcio che è bellissimo ed è sport di popolo è anche un po’ una bugia: l’importanza di alcuni calciatori nel rendere virtuosa o vincente una squadra non è sempre percepita, restano impressi quelli più appariscenti e meno utili”.

Felice Luongo

redazione

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