ESCLUSIVA SJ – Katia Serra: “Il professionismo è un obbligo. L’arma in più della Juventus è la continuità”

Katia Serra, attualmente Responsabile Settore Calcio Femminile AIC ed ex calciatrice italiana è stata contattata in esclusiva dalla nostra redazione per un’intervista.

Pilastro della Nazionale italiana, è stata una giocatrice per ben 24 anni. Nel suo palmares vanta uno scudetto, tre Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana. Nel 2010 ha concluso la carriera da calciatrice all’età di 37 anni ed è entrata a far parte dell’Associazione Italiana Calciatori.

Ha giocato lei stessa a calcio, che differenze nota tra il calcio attuale e quello di quando giocava lei?

“Noi eravamo delle autodidatte, ci si allenava poche volte con il club e ciascuna di noi completava gli allenamenti in autonomia. Io ad esempio mi allenavo con una squadra di promozione durante le sere in cui non mi allenavo con la mia squadra, alternate ad alcune sedute di atletica che io essendo professoressa di scienze motorie riuscivo a personalizzarmi individualmente. Al tempo non venivamo aiutate in tal senso e in più una grande differenza erano gli allenamenti che erano sempre serali. Molte di noi lavoravano per avere più garanzie in prospettiva futura. Ad oggi invece 11 squadre su 12 in Serie A si allenano durante il giorno ed il calcio è il lavoro della maggior parte della giocatrici.”

Si aspettava un successo simile dall’Italia ai Mondiali?

“No, il successo sia delle ragazze sul campo sia a livello di pubblico è andato ampiamente oltre le aspettative. Tuttavia ero sicura che il gruppo sarebbe arrivato preparato, è un gruppo abituato a lottare. Queste sono le ragazze che nel 2015 si rifiutarono di iniziare il campionato per protesta nei confronti della Federazione. In seguito sono state introdotte una serie di migliorie, questo ha permesso loro di stare in società super organizzate che si prendono cura di loro da ogni punto di vista. Ero convinta che le ragazze avrebbero fatto bene, per il carattere di questo gruppo e per la voglia che hanno di far emergere il calcio femminile in Italia. Nonostante ciò sono ampiamente andate oltre le migliori aspettative.”

Se dovesse scegliere una tra tutte le Azzurre da cui è rimasta maggiormente stupita chi sceglierebbe?

“Dico con sincerità Elena Linari, in quanto non era una titolare, si è ritrovata ad esserlo a causa dell’infortunio di Cecilia Salvai. La sua bravura è stata intanto quella di saper sfruttare al meglio l’occasione, di riuscire subito ad affiatarsi con le sue compagne di reparto e soprattutto di mostrare a tutti come la sua scelta di andare in Spagna sia stata una mossa vincente per crescere in tempi rapidi. Non potendola monitorare costantemente non avevo un’idea precisa della sua crescita, oltretutto ha un carattere molto funzionale per mettersi al servizio della squadra e questo ha sicuramente favorito l’integrazione nell’undici titolare, rendendola una pedina fondamentale ai Mondiali.”

In quanto presidentessa AIC (Associazione Italiana Calciatori) ogni mese consegnate il premio “Calciatrice del mese” ultimamente è stato vinto da Manno (Pink Bari) e Martinovic (Florentia), ritiene che questo sia sinonimo del fatto che i divari tra club professionistici e non si stia riducendo?

“Significa semplicemente che noi cerchiamo di mandare al sondaggio tutte le ragazze che nel corso del mese si distinguono in maniera particolare, chiaramente indipendentemente dalla maglietta che indossano. Spetta poi al lettore decretare la vincitrice. Il fatto che ultimamente stiano vincendo giocatrici sia giovani e quindi emergenti o di club meno seguiti è la conferma che il campionato è in grande equilibrio e di conseguenza il gap si è ridotto.”

Quale ritiene sia l’arma in più di Rita Guarino per cui la sua Juventus è in vetta alla classifica per il terzo anno consecutivo?

“Rita è sicuramente un’ottima coach, ci conosciamo bene e la stimo molto sia come persona che come professionista. Senza dubbio è una risorsa per la squadra. Tuttavia io ritengo che l’arma in più delle bianconere sia la continuità di progetto che gli altri club per diverse ragioni non hanno mai avuto.”

Tema attualmente molto discusso è il professionismo, pensa sia raggiungibile dall’Italia?

“Assolutamente, è un obbligo raggiungerlo. La carriera calcistica è molto breve e se vogliamo continuare ad avere rendimenti alti dobbiamo dare le condizioni a queste ragazze di poter investire il proprio tempo in un vero e proprio lavoro. In modo che quando poi smetteranno inizieranno un nuovo capitolo della propria vita, però nei loro 15/20 anni di carriera hanno potuto costruire qualcosa, versando i contributi previdenziali e potendo così avere in un futuro una pensione. Se non riuscissimo a raggiungerlo ci sarebbe il rischio che molte giocatrici abbandonino, come accadeva in passato e io riterrei questa una grande sconfitta per il nostro paese.”

Cosa pensa manchi alla nostra Nazione per poter raggiungere il professionismo?

“Principalmente tre fattori: coraggio, visione e la trasformazione da parole a fatti. Coraggio, perchè è chiaro si debba osare, ma senza coraggio non si raggiungono grandi risultati nella vita. Visione, perchè oggi pensi a quello che sarà tra 5/7 anni e capisci che questo trend di crescità continuerà ma se non si arriva al professionismo avremo un grande fallimento, quindi è arrivato il momento di concretizzarlo. Chiaramente la pandemia ha rallentato tutto, ma proprio nei momenti di difficoltà escono le idee migliori. Penso sia arrivato il momento di riscrivere la legge 91 del 1981 sul professionismo, dando tutele a chi fa dello sport il proprio lavoro, calciatrici comprese.”

Che obiettivi può raggiungere secondo lei il calcio femminile in Italia?

“Ritengo che tra 4/5 anni l’Italia sia con le squadre di club sia con le Nazionali possa iniziare a togliersi delle belle soddisfazioni, ammesso che si raggiunga il professionismo.”

Cosa consiglierebbe ad una bimba che adesso sogna di fare la calciatrice?

“Innanzitutto di continuare a sognare perchè tutte noi abbiamo sognato. Di essere consapevole che i sogni per realizzarsi richiedono sacrifici, rinunce, passione e tanta umiltà. Sicuramente deve essere conaspevole di questo fin da piccola e poi deve avere il coraggio di osare andando oltre i propri limiti per poter dare il massimo di sè stessa. In cambio riceverà emozioni e gratificazioni indelebili.”

Si ringrazia per la disponibilità Katia Serra.

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