(Quasi) il nulla cosmico

Cosa restituisce Milan-Juve al mondo bianconero? Un pareggio fuori casa, ottimo se considerato nell’ottica di un doppio confronto che vedrà, il prossimo 4 marzo, i bianconeri all’Allianz Stadium contro un Milan depauperato di 3 dei suoi calciatori più importanti per squalifica. Servivano, però, delle risposte, dopo i due ko esterni con Napoli e Verona; se sono arrivate, a Milano, lo sono addirittura in negativo.

STERILITÀ

Napoli, Fiorentina, Verona e Milan: quattro partite sei gol, tre su azione (di cui uno sugli sviluppi di un calcio d’angolo), cinque di Cristiano Ronaldo. Uno score che non lascia adito a tanti commenti, soprattutto in considerazione alle prestazioni: zero tiri in porta fino al 90′ al San Paolo, due gol su rigore con la Fiorentina che hanno mascherato l’innocuità negli ultimi 20′ metri, prestazione quasi incommentabile contro il Verona.

A Milano, dove, come già detto, si aspettavano risposte, i bianconeri non sono mai riusciti a rendersi pericolosi, anche quando si sono trovati, per circa 20 minuti, in superiorità numerica per l’espulsione di Theo Hernandez. Una squadra creata per offendere e per cercare non solo di vincere, ma di convincere dominando le partite, a febbraio si ritrova con evidenti problemi in un reparto in cui ci sono alcuni tra i migliori interpreti in Europa. Del Sarrismo, insomma, non c’è neanche la minima traccia, ma degli anni scorsi si è persa, oltretutto, quella capacità di saper soffrire, di portare a casa il risultato con il minimo sforzo, di avere un bunker in difesa imperforabile.

NIENTE GRINTA

È possibile parlare di un periodo negativo, che non avrebbe nulla di diverso rispetto a quanto successo, delle volte, nelle scorse stagioni. In tante casi, negli ultimi anni è successo che per una o due partite, non si riuscisse ad essere concreti, piuttosto che incisivi. Ma c’è sempre stata una costante: ogni volta che la Juve sbagliava, ripartiva carica a mille e si vedeva dall’approccio, dall’aggressività che quella era una Juventus diversa. Tra gennaio e febbraio, non sono bastati i risultati negativi, a nulla sono servite le bastonate degli avversari: è come se, consapevolmente, i bianconeri andassero a sbattere contro un muro e commettessero gli stessi errori, partita dopo partita, incapaci di uscire da uno spartito che sta portando a una musica sbagliata. È evidente che i problemi non sono legati, in questo caso, solo all’allenatore o a un singolo, ma che ci sia bisogno di qualcosa in più, di una sveglia collettiva. E se neanche le sconfitte toccano l’orgoglio del gruppo, allora forse c’è seriamente da preoccuparsi.

QUELLO CHE C’È DA SALVARE

Sembrerebbe, dunque, che non ci sia niente di buono. Tutto da rifare, da riprogrammare, da rivalutare, da decidere ancora. Forse, invece, qualcosa c’è ancora. Si chiama Cristiano Ronaldo ed è l’unico baluardo di una squadra che, in questo momento, non gira, e che si trova in un tunnel in cui la luce è lontana. Anzi no. La luce è proprio lui, il faro di questa squadra, che segna praticamente ogni partita e toglie – o, quantomeno, cerca di togliere – sempre le castagne dal fuoco. Il gesto di recuperare il pallone al 90′ e di riportarlo a centrocampo, quando chiunque si sarebbe accontentato del pareggio dopo una partita così, è altamente eloquente. Ora come ora, è lui l’unica speranza della Juventus per arrivare a dei livelli che sembravano vicinissimi qualche tempo fa, ma che ora sono estremamente lontani.

Luigi Fontana

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