Buon anno a te, che nella Juventus non hai mai perso fiducia

I numeri sanno creare delle curiose suggestioni. La fine di un anno spinge a cristallizzare il tempo, guardarsi indietro, fare bilanci. Cosa è andato, cosa no, interiorizzare le scelte, gli errori: farne un insegnamento durevole per mettersi nella condizione di diventare sempre la versione migliore di se stessi.

Questa volta, però, è diverso. Il passaggio di consegne dal 2019 al 2020 richiede uno step ulteriore, un’analisi più allargata, che prenda in considerazione i cambiamenti di un intero decennio. Una suggestione, appunto.

Non basta più ragionare dell’anno precedente, che anzi pare attività di poco conto rispetto al passare in rassegna dieci anni. È la cifra tonda, probabilmente, a generare questa esigenza, quasi come se entrare in un nuovo decennio determinasse l’inizio di una nuova epoca. Quasi come se si mettesse un punto a ciò che è stato e si ricominciasse da zero attendendo ciò che sarà.

Questa percezione, poi, diventa ancora più insistente quando si parla di calcio, ancora più significativa se prendiamo in considerazione la Juventus. Non è questione di favoritismi: per la Signora questi dieci anni sono stati la testimonianza di una crescita esponenziale, sotto un profilo tanto tecnico quanto aziendale. E forse, proprio la Juventus, più di ogni altra squadra al mondo, oggi deve sentire l’esigenza di fermarsi, guardarsi indietro e contemplare ciò che è stato costruito.

IL DECENNIO DELLA JUVENTUS: FROM THE BOTTOM TO THE TOP

Se dovessimo raccontare la storia recente di Madama, la trascriveremmo in un romanzo di formazione: from the bottom to the top. Per capirci: esattamente dieci anni fa, una Juventus allenata da Ciro Ferrara si preparava alla diciottesima di Serie A rimuginando ancora sulla doppia sconfitta contro Bari e Catania.

Un’eternità sportiva. Una vita, là in mezzo: a voler essere precisi, 852 punti in Serie A, otto scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane. E poi le due finali di Champions, che sì non fanno palmares, ma testimoniano una crescita esponenziale da parte di una squadra che riusciva a vivere di stenti anche in Europa League.

Agnelli, lo Stadium, Conte in panchina, l’addio di Del Piero, la BBC, Allegri, il saluto con ripensamento di Buffon – che comunque è ancora lì, a lottare come un pazzo a 42 anni -, le JWomen, Cristiano Ronaldo, e infine Sarri. Uno di quei plot twist che a livello cinematografico come minimo ti garantisce qualche nomination ai Golden Globe.

IL CAPOLAVORO DELLA JUVENTUS

Nessuna parola riuscirebbe a sintetizzare alla perfezione ciò che hanno significato questi ultimi dieci anni per la Juventus. Forse capolavoro, che comunque non rende alla perfezione, perché l’egemonia che è stata imposta in questo lasso temporale trascende ogni più ottimistica previsione ed eclissa anche quei piccoli dettagli che potrebbero rendere questa storia ancora più epica.

Va bene anche vincere una Supercoppa in meno – per parafrasare Martusciello -, se resta salda la consapevolezza del processo di crescita costante che si sta portando avanti. La strada imboccata è quella giusta: non si torna più indietro, e se ciò da un lato può essere positivo, dall’altro – attenzione – genera delle aspettative spesso talmente elevate da risultare irreali.

FLASH FORWARD

Lievi rallentamenti, se possiamo definirli tali, sono (e saranno) fisiologici, ma ciò che questa squadra trasmette è la sensazione che tra altri dieci anni ci guarderemo indietro e vedremo una Juventus ulteriormente cresciuta, con qualche Champions in più, e ancora più vicina alle grandi superpotenze. Con buona pace delle altre italiane, che stanno senza dubbio crescendo, ma a ritmi troppo blandi.

BUON ANNO… E BUON DECENNIO

E quindi buon anno, a chi non ha mai perso fiducia: a chi ci credeva davvero che da quel tunnel buio si sarebbe venuti fuori alla grande.

Un piccolo augurio però anche a chi per un momento dal carro ci era sceso per davvero.

Buon anno a chi vedere Ronaldo in bianconero fa ancora un certo effetto e a chi vorrebbe tornare ad ammirare Del Piero.

Buon anno a chi le gare preferisce dominarle e a chi piace vincere di misura.

Ad altri decenni come quello passato, con anche qualcosa in più, che non guasterebbe.

Vincenzo Marotta

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