C’è, comunque, la firma di Max Allegri

Non se lo sarebbe aspettato nessuno, quel 16 luglio 2014. Un cliché ripetuto anno dopo anno, ma dovuto, perché l’esperienza di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus ha assunto connotati leggendari.

Una vittoria per niente scontata, come qualcuno vorrebbe far credere. E nemmeno da sminuire, nonostante il tonfo in Champions League, perché le competizioni sono tutte diverse tra di loro e portare a casa un campionato, il quinto consecutivo, è qualcosa da ricordare e tramandare ai posteri.

NUMERI DA URLO

Quest’anno, per la prima volta da quando è arrivato a Torino, la Juventus di Allegri ha lasciato uno dei due trofei più importanti a un’altra squadra italiana, la Coppa Italia che i bianconeri non vinceranno, dopo quattro imposizioni consecutive.

Lo scudetto numero 5 per Allegri in bianconero, 6 considerando anche quelli vinti al Milan, che corona un percorso che ha portato, nel palmarès della società piemontese, otto campionati di fila. Non li aveva mai visti nessuno e, ci sbilanciamo, non li vedrà mai più nessun altro.

DOMINIO

Il quinto scudetto per Allegri, l’ottavo per la squadra bianconera, arriva dopo una stagione da urlo. Strappati via tutti i record sui punti possibili – si può ancora arrivare ai 102 di Conte, ma è verosimile una flessione – e distrutta la competizione ancor prima di iniziare. Non c’è mai stato un vero e proprio momento in cui qualcuno ha pensato di poter competere con la Juventus.

Questo è arrivato anche grazie alle grandi motivazioni di Max, che non ha mai dato per scontato nulla. Tutte le partite, dallo scontro diretto col Napoli al match con Frosinone e Chievo, sono state preparate al minimo dettaglio, motivando la squadra a non sbagliare. E i risultati, come sempre, sono stati dalla sua parte.

La gestione del campione

Quest’anno Allegri avrebbe potuto avere un’altra gatta da pelare, vista la presenza nello spogliatoio di Cristiano Ronaldo. Per carità, la Juventus ha tantissimi grandi calciatori, ma il fuoriclasse assoluto mancava da tempo. Al solito, con la sua pacatezza e serenità, il mister della Juventus gli ha permesso di esprimersi al meglio, essendo soprattutto funzionale alla squadra. Quando ha dovuto “fare Ronaldo”, per dirla alla Chiellini, l’ha fatto, e di questo ne ha giovato anche Allegri.

Il tassello mancante

Celebrare le gesta di un allenatore per il campionato non esula, però, da un’analisi più approfondita che riprende anche il percorso della Juventus in Champions League. Non esaltante come sarebbe dovuto essere, con la cocente eliminazione ai quarti di finale; Allegri ha sicuramente le sue colpe, ma questo non deve far guardare ai suoi successi con un occhio diverso. Perché, alla fine, resta uno degli allenatori più vincenti della storia della Juventus. E se resterà, proverà ancora una volta a dare l’assalto alla Champions League.

Ora, però, è il tempo di festeggiare uno scudetto, un successo incredibilmente ed erroneamente banalizzato, su cui Max Allegri ha messo ancora la sua firma.

I commenti sono chiusi.

Impostazioni privacy