Guida al bond emesso dalla Juve

La Juventus ha emesso un bond da €175 milioni. Si tratta di un debutto per i bianconeri sul mercato delle obbligazioni, anche se non è il primo club italiano a farlo. La prima fu la Lazio di Cragnotti nel 1997, che incassò 50 miliardi di lire. Nel dicembre 2017, invece, l’Inter emise un bond da €300 milioni, che adesso rende il 4,8% annuo.

Ma cos’è esattamente un bond? A cosa serve? E, soprattutto, perché la Juventus ha deciso di utilizzare questo strumento finanziario?

Per rispondere a queste domande partiamo dal comunicato stampa diffuso dalla società:

A valere di quanto deliberato dal Consiglio di Amministrazione, Juventus Football Club S.p.A. annuncia il collocamento di un prestito obbligazionario non convertibile per un ammontare di € 175 milioni con scadenza 19 febbraio 2024, riservato a investitori qualificati.

Un prestito obbligazionario (in inglese bond) è un titolo di debito emesso da una società che attribuisce al suo possessore, alla scadenza, il diritto al rimborso del capitale prestato all’emittente, più un interesse su tale somma. Scopo di un bond è il reperimento di liquidità da parte dell’emittente. Rispetto all’azione, è considerata in genere una forma di investimento a rischio finanziario inferiore in quanto non soggetta a quotazione sul mercato azionario. Non convertibile significa che alla scadenza del bond (ovvero tra 5 anni) l’obbligazione non può essere convertita in un’azione, ma verrà restituita in forma di liquidità.
Gli investitori qualificati sono investitori non istituzionali, ma che hanno caratteristiche professionali in termini di dimensione o competenze che ne fanno un attore con speciali qualifiche. In particolare, in Italia si definiscono così investitori non istituzionali (retail) con un giro d’affari superiore a €2 milioni. Tra i tanti sottoscrittori del bond emesso dalla Juve troviamo Aviva (compagnia assicurativa britannica), Azimut (società italiana che si occupa di consulenza e gestione patrimoniale), Nomura AM (società di gestione finanziaria giapponese).

Le obbligazioni verranno emesse al prezzo di 99,436% e avranno cedola fissa annua pari a 3,375%.

Ogni singola obbligazione ha un prezzo: in questo caso il prezzo unitario di acquisto corrisponde al 99,436% del valore nominale. Tale prezzo “vantaggioso” ha lo scopo di incentivare gli investitori ad acquistare le obbligazioni.
Il bond a cedola fissa è il più diffuso: in questo tipo di obbligazione l’interesse che l’emittente paga periodicamente (in questo caso annualmente) ai propri obbligazionisti non cambia.

Il collocamento dell’emissione è stato curato da Morgan Stanley in qualità di Lead Manager e da UBI Banca S.p.A. in qualità di Co-Lead Manager.

Il lead manager è la banca che si assume il compito di formare il consorzio di collocamento invitando diversi intermediari a partecipare all’operazione sulla base di un patto consortile, ossia un contratto in cui sono specificati gli impegni di garanzia e le condizioni economiche della partecipazione al consorzio.
Non è un caso che il co-lead manager sia UBI Banca, uno dei principali gruppi bancari italiani che nel luglio 2016 aveva siglato con in bianconeri un accordo triennale di partnership che l’ha resa official bank della Juventus.

L’operazione, conclusasi con successo, ha raccolto ordini per un ammontare superiore a € 250 milioni, ricevendo domande da Asia, Germania, Francia, Regno Unito e Italia.

Il bond ha subito riscosso un grande successo sui mercati finanziari. Alla notizia dell’emissione, infatti, il club bianconero ha ricevuto richieste di sottoscrizione per oltre €250 milioni da tutto il mondo, a conferma dell’appeal e della solidità del brand Juve. Gli obbligazionisti hanno fiutato l’affare: il business legato al calcio, infatti, da’ una garanzia legata al fatto che in sede di mercato é possibile effettuare delle cessioni nel caso in cui la società abbia bisogno di fare cassa. Nel caso della Juventus, poi, la rosa di un livello così alto da dare garanzie più che sufficienti.

In una conference call con la stampa, Andrea Agnelli ha poi specificato che si tratta di un bond senior non garantito, il primo di questo tipo nella storia del calcio. I bond senior occupano il rango più alto di sicurezza di un’obbligazione: nel caso in cui la società dovesse fallire, i titolari di obbligazioni senior sarebbero i primi ad essere risarciti rispetto ai titolari di obbligazioni subordinate, ma essendo non garantito, le obbligazioni non sono garantite da cespiti patrimoniali particolari.

Tornando al quesito iniziale, perché, quindi, la Juventus ha deciso di emettere un bond?

I tifosi non sognino troppo: come spiegato dal CFO Marco Re, l’obbligazione non sarà al servizio di ulteriori investimenti, in particolare sul calciomercato, ma servirà a rifinanziare il debito bancario. Al 30 giugno 2018, infatti, i debiti finanziari netti della Juventus erano pari a €309,8 milioni, quasi raddoppiati (+90,7%) in 12 mesi. Il costo del cartellino dei calciatori acquistati e il monte ingaggi (quello di Ronaldo su tutti) hanno fatto aumentare ancora di più il debito. Raccogliere capitali freschi sfruttando un buon momento di Borsa per il titolo (negli ultimi 3 mesi ha guadagnato 20 punti percentuali e addirittura un +70% nell’ultimo anno) può rivelarsi un’operazione vincente anche per diversificare le fonti di finanziamento.

Alfredo Spedicato
@AlfredSped

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