Niente allarmismi: ecco perchè la Juventus non è in crisi

“One dream, one soul, one prize, one goal”, canterebbe Freddie Mercury. E si sa: per quanto sbagliato sia il motto “Champions o niente”, è inevitabile che l’obiettivo di quest’anno sia riportare a Torino una coppa che non si vince dal 1996.

A quindici giorni dalla sfida, proviamo a rispondere ad alcuni dei – troppi – dubbi sollevati negli ultimi dieci giorni, complici anche alcune prestazioni non esaltanti da parte degli uomini di Massimiliano Allegri.

La Juventus non esprime un calcio di qualità? Falso. Ne sono testimonianza le prove contro Manchester United e Valencia o i ventinove passaggi per andare in gol contro il Chievo, giusto per citare tre esempi. Contro avversari bassi, chiusi, rocciosi, diventa necessario un possesso palla sterile solo in apparenza, volto ad allargare le maglie della difesa avversaria. È cambiato totalmente il modo di gestire il possesso, avendo a disposizione un esterno come Cancelo e Bonucci, e in alcuni tratti della partita la qualità della manovra è evidente.

Andava gestita meglio la situazione legata al centrocampo, forse sarebbe stato il caso di provare ad anticipare l’arrivo di Ramsey, ma sicuramente non è il caso di criticare la società per l’addio di Marchisio: dopo l’infortunio, raramente abbiamo visto Claudio esprimersi ai livelli di un tempo, e al centrocampo attuale avrebbe probabilmente aggiunto poco. Bernardeschi, però, per quantità e qualità, può essere la carta che non ti aspetti: ha fisico, intelligenza tattica, corsa e, soprattutto, qualità.

Dybala non può fare il tuttocampista? Falso. Paulo nasce come trequartista, diventa nueve per necessità. Sa tenere palla, conquistare falli, ordinare la manovra. Le partite contro Sampdoria, Chievo e Lazio, per citare le ultime tre, sono state magistrali, anche se magari poco appariscenti. Servono numeri? Ce li fornisce WhoScored:

  • 44 passaggi completati su 44 contro la Lazio, con tocchi di palla praticamente in ogni zona di campo;
  • 73 passaggi completati su 78 – con 6 key passes – contro il Chievo, partita in cui ha realizzato due assist;
  • 42 passaggi realizzati su 50 – con 4 passaggi chiave – contro la Sampdoria
  • Percentuale di passaggi riusciti: 89,7% in Champions League e 89,9% in Serie A

Al netto dei gol, le prestazioni non parlano di un calciatore in crisi.

Si può realmente parlare di crisi dal punto di vista difensivo? No, per due motivi:

  • la Juventus si è trovata costretta a giocare senza la BBC, con un solo centrale di ruolo e due esterni spiccatamente offensivi come Spinazzola e Cancelo – che spingono che è una meraviglia, ma il primo gol arriva proprio per l’eccessiva larghezza della retroguardia bianconera;
  • il centrocampo è apparso eccessivamente lento, nonché privo di idee. Pjanic non è andato oltre il compitino, Can sta cercando di rimettersi in carreggiata, cosa che non può essere del tutto istantanea per calciatori con la sua struttura fisica, mentre Khedira, dopo una serie di partite deludenti, sta tornando a essere il Khedira di sempre.

Non è il caso di imputare grosse colpe alla società per la partenza di Benatia, soprattutto se trovassero conferma le voci trapelate nei giorni successivi al suo addio. È vero, lo spazio trovato in questa prima parte di stagione dal difensore marocchino è stato esiguo, ma sono altrettanto vere due cose: la prima è che tenere fuori in questi mesi Bonucci e Chiellini, visto lo stato di forma dei due, sarebbe stato difficile; la seconda invece è legata al minutaggio: nella seconda parte di stagione, complice l’inizio della Coppa Italia e delle fasi finali della coppa dalle grandi orecchie, la rotazione sarebbe stata ben più ampia e costante, oltre che necessaria.

Sarebbe stato necessario un investimento? In chiave futura, sì. Resta però da capire se in giro esista un difensore, nettamente superiore a Rugani e Caceres al punto da giustificare un investimento importante, disponibile ad essere la terza o quarta scelta del reparto e, soprattutto, una squadra disposta a cedere una pedina importante a gennaio, periodo in cui, storicamente, si compra a tanto ricevendo poco in termini qualitativi.

Per Chiellini dovrebbe trattarsi di uno stop non superiore alle due settimane, Bonucci può essere in campo con l’Atletico, Barzagli è in odore di recupero, senza contare che Allegri ha sempre dato il meglio di sé quando si è trovato under pressure. Barzagli terzino destro, Alves ala per avere un cambio in più in attacco, Mandzukic ala: quando la coperta è stata corta, Allegri è stato capace di coprirsi con l’intelligenza.

Quindi, è davvero possibile parlare di Juventus in crisi? Assolutamente no, perché il vantaggio sulla seconda classificata è enorme, i carichi di lavoro in vista della gara doppia con l’Atletico Madrid si stanno facendo sentire, e la questione infortunati è destinata a durare poco.

Ronaldo è meno incisivo alla Juventus rispetto a quanto si è visto a Madrid? No. In Champions ha pesato molto l’espulsione contro il Valencia, in Serie A ha segnato 17 gol in 22 presenze, mantenendo una media realizzativa alta. Non saranno i 44 gol in altrettante presenze della scorsa stagione, ma vanno considerati due aspetti: la Serie A è un campionato in cui si segna meno e, soprattutto, lo scorso anno c’è stata un’impennata realizzativa nella seconda parte di stagione.

 “Can’t we give ourselves one more chance?”, chiederebbero i Queen. La risposta, in questo caso, non può che essere positiva. Le qualità ci sono, in campionato è stato accumulato un vantaggio tale da poter gestire al meglio le energie, e sicuramente con una posta in palio più alta Madama indosserà un vestito più affascinante. Saprà essere incantevole, come è stato a Manchester, perché se è vero che tutti quei cambi di posizione non possono essere provati in allenamento, è altrettanto vero che per farli c’è bisogno di una preparazione tattica individuale che solo un mister come Allegri può garantire.

E poi c’è Ronaldo, quel qualcuno capace di farti convincere che hai qualcosa in più e non in meno rispetto al tuo avversario.

“It’s a kind of magic, The bell that rings inside your mind, it’s a challenging the doors of time”. Non è il caso di fare allarmismi, di preoccuparsi, di vedere tutto nero. La vera stagione deve ancora iniziare, e se dopo 22 giornate i punti di vantaggio sulla seconda sono 9 – con zero sconfitte – e il girone di Champions è stato vinto, nonostante l’eliminazione dalla Coppa Italia (doveva pur accadere, prima o poi, di non fare doppietta), “c’è soltanto da fare i complimenti ai ragazzi”, come direbbe qualcuno.

Corrado Parlati

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