Il genio della panchina, Re Carlo torna a Torino: ecco il Napoli “di tutti”

Una serie A, una Premier, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Community Shield, una FA Cup, una Ligue 1, una Bundes, due DFL, una Copa del Rey, tre Champions League, tre supercoppe europee, due mondiali per club e una Uefa intertoto, proprio con la Juventus. L’uomo in questione è lui, Carlo Ancelotti. Re Carlo, soprannominato in Spagna dopo aver condotto il Real Madrid alla vittoria della “decima”. L’uomo della quiete. Calmo, sereno, mai su di giri, sempre pronto a spendere una parola di tranquillità e spegnere gli incendi mediatici.

Esperienza da vendere, carisma da leader e padre per i calciatori, mentalità europea, si ammiri il suo Milan, e tante vittorie in carriera, a simboleggiare la grandezza di un allenatore, un predestinato della panchina. Domani, ore 18, ci sarà Juventus-Napoli all’Allianz. Carlo tornerà da avversario, per l’ennesima volta. Lui che con la Juventus non si lasciò nel migliore dei modi, ma che poi ha conquistato il mondo del calcio e l’ammirazione di molti, bianconeri compresi, con le idee, il gioco e i successi sul campo. La calma, dipinta, sul volto, quasi pittoresca, l’espressione di chi ha alle spalle una vita da allenatore e conosce perfettamente ogni situazione. Un genio della panchina. Uno che ha sempre vinto, ovunque, ed è rimasto nel cuore di tutti per la semplicità e la passione con cui svolge il proprio lavoro.

IL NAPOLI DI TUTTI

Eravamo abituati ad un Napoli quasi sempre con gli stessi undici, diktat di Maurizio Sarri, con le sole eccezioni di Rui, al posto del lungodegente Ghoulam e di Zielinski, vero e proprio dodicesimo in campo. Adesso, invece, il Napoli è di tutti: Karnezis, Maksimovic, Luperto, Verdi, Rog, Ounas, Milik, tutti protagonisti sotto l’egida guida del tecnico ex Milan. Tutti partecipi, con risultati sorprendenti. Gli azzurri, infatti, nelle prime sei hanno ottenuto cinque vittorie, con partite difficili quali Lazio, Milan, e una sconfitta in trasferta, a Genova contro la Samp. Il gioco è migliorato molto rispetto alla prima di campionato, gli interpreti si stanno conoscendo tra di loro e Ancelotti può variare protagonisti di questa sua ennesima favola. Dal 4-3-3 di sarriana memoria, adesso gli azzurri sono passati ad un 4-4-2 che sta dando grandi garanzie. In primis sotto il profilo difensivo, la squadra sembra migliorata molto e concede poco agli avversari; in secundis il centrocampo dà maggiore copertura sia del campo che alla difesa. Si passa poi alle due note finali, le più importanti: i due attaccanti. Insigne sotto il profilo realizzativo sta facendo una meravigliosa stagione: quattro reti nelle ultime tre gare, da quando si è avvicinato notevolmente alla porta. Ha maggiore libertà e raggio d’azione e libero da compiti difensivi. Infine Milik che sembra aver smaltito, alla grande, i gravi infortuni, e sta ritrovando man mano la condizione necessaria per rendere al meglio e dare al Napoli un bomber di primo pelo, che sappia vincere le partite sporche, cosa che è spesso mancata con Mertens prima punta.

Che giochi Ospina, Karnezis, Hysaj, Malcuit, Rog o Hamsik, lo spirito e il gioco non cambiano. L’identità è di quelle già forti, scolpite, per mano di un tecnico fenomenale, uno dei migliori al mondo. Sarà un Napoli camaleontico, che può cambiare anche a gara in corso, sia a livello qualitativo che di posizionamento tattico. Sarà una battaglia durissima, contro l’avversario degli ultimi anni.

In panchina, quindi, siede lui, l’uomo della quiete. Non ha mai perso la logica, anche quando si criticava il Napoli per mancanza di gioco, dopo la pesante sconfitta di Genova. Ha ribaltato la situazione, dando al Napoli un’idea di gioco precisa: verticalizzazioni a cercare le punte, baricentro alto e pressing di squadra, studiato nei dettagli per recare fastidi al giropalla avversario. Sarà un Napoli diverso da quello ammirato nelle mani di Sarri. Forse meno spettacolare ma tremendamente efficace, in ogni suo reparto.  Come tutte le squadre di Re Carlo.

La mente dei tifosi bianconeri non può che andare a ritroso, 2003, Manchester. Il Milan di Ancelotti batte la Juve in finale di Champions ai rigori. Il rigore decisivo lo tira Sheva, il più grande pupillo di Carlo. Oppure, qualche anno più tardi, alla rivincita che i bianconeri si presero ai danni del Real, questa volta, nella semifinale CL, stagione 14-15. In mente viene, anche, l’innovazione tattica di questo genio del calcio, che permise al Madrid di vincere la decima: Di Maria spostato a centrocampo, a dare qualità e, inaspettata, quantità da parte del Fideo. A proposito di quel Real: domani Ancelotti ritroverà Ronaldo, suo grandissimo ammiratore. Quando Perez decise di esonerarlo, il primo ad opporsi fu CR7.

I due, domani, si abbracceranno da buoni amici e poi si daranno battaglia, come è giusto che sia. Perchè in fondo abbiamo bisogno di fenomeni: uno in campo e uno in panchina. Ronaldo vorrà vincere e segnare, come sempre; Ancelotti vorrà proseguire l’evoluzione del suo Napoli, che continua a sorprendere tutti. Di leggende ne ha già scritte tante e vorrà continuare a farlo. Sarà lui l’uomo da marcare domani, ore 18. Perchè il genio della panchina sa dove e quando colpire. Sempre.

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