Mario Mandzukic, l’onnipresente

Non c’è pace per Mario Mandzukic. No, perché ogni qualvolta aleggi nell’aria la decisione di Max Allegri di schierarlo in campo, arrivano le dure critiche da parte del mondo bianconero, soprattutto dai tifosi. La qualità è tanta e il naso si storce a pensare ai calciatori che verranno sacrificati in panchina per far spazio all’ariete croato. Ma poi parla il campo, e da qualche mese a questa parte, il rettangolo verde dà ragione costantemente a Mandzukic.

CLIMA MONDIALE

“Pensavo di ritrovarlo ad ottobre dopo il Mondiale”. Con la schiettezza che lo contraddistingue, Max Allegri ha commentato così l’inizio di stagione del croato nel post partita del Tardini. E invece no: Mario si è presentato pronto, carico e voglioso come non mai già dall’inizio della stagione. E piano piano, si sta prendendo il posto di indispensabile in uno scacchiere che ha bisogno di uno come lui. Il Mondiale è stato il fiore all’occhiello di una carriera già straordinaria che non è ancora finita: non solo tre gol in sei partite, ma anche carisma che, assieme a quello degli altri veterani della Croazia, ha portato la nazionale balcanica a una storica finale nella kermesse più importante. E sembra che il momento d’oro non sia ancora finito: già due gol, con il lusso, stasera, di un assist decisivo. Momentum.

ONNIPRESENTE

Non è solo sacrificio, sfatiamo questo luogo comune. Mario Mandzukic è più che la diagonale difensiva con annessa scivolata per recuperare il pallone. Mandzukic è un calciatore che trovi dovunque: da una parte all’altra del campo, sempre la cosa giusta. Si scambia continuamente la posizione con Ronaldo, copre costantemente l’area di rigore, a turno col portoghese, ma diventa fondamentale anche come appoggio per i compagni. Combatte, difende la posizione e cerca la giocata. Trova il gol con caparbietà, perché non si arrende di fronte a tre avversari; riesce a smarcare Matuidi con un colpo da trequartista, lui che dovrebbe essere un centravanti di sfondamento. Non è solo quello; ovviamente, poi, lo si trova nell’area che non gli dovrebbe competere, a liberarla da un potenziale pericolo. Semplicemente dappertutto.

E non è un caso che per un allenatore come Massimiliano Allegri, attaccato alla vittoria come pochi altri, il croato sia un must. Sì, perché ora Mario è insostituibile, checché ne pensino tutti. Un calciatore come lui è difficile da trovare, e ora la controprova arriva direttamente dal campo.

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