RASSEGNA STAMPA: Juve, ormai è tuo!

Rassegna stampa: il Napoli frena ancora, manca solo la matematica – La Juventus è a mezzo passo dal suo settimo scudetto consecutivo. Il Napoli si ferma in casa contro il Torino, adesso il distacco tra le due squadre è di 6 punti: la differenza reti molto superiore tiene più che tranquilla la squadra di Allegri.

SCUDETTO VICINO, MA NIENTE FESTEGGIAMENTI

Come nel 2015-2016 con Allegri, Pogba e Morata e nel 2013-2014 con Conte e Padoin, l’urlo dei bianconeri è davanti alla TV. In questo caso, prima i 3 punti in saccoccia – contro il Bologna – e poi il relax dopo il fischio finale del San Paolo.

Qualcuno, dopo l’allenamento, è rimasto comunque a Vinovo: non ad accendere il televisore, ma a fare massaggi ristoratori. Pensando prosaicamente: vada come vada, abbiamo ancora due partite e un bel vantaggio in classifica. All’uscita da Vinovo, Dybala è stato circondato da una sessantina di tifosi: «Dai che vinciamo anche questo!», gli hanno urlato. Lui ha sorriso, autografato, prodotto selfie e poi è andato a casa.

Niente svolazzi di bandiere o bandierine. Si celebrerà – ed è soprattutto questo il DNA juventino – quando il gatto sarà nel sacco. Ieri la squadra si è allenata verso le 11.30 e poi non si è fermata a Vinovo se non per qualche eccezione. «Restiamo tutti a vedere il Napoli qui al centro tecnico?», deve aver detto qualcuno. Non è il caso, perché figurati se il Napoli perde e poi c’è una finale di Coppa Italia da giocare (mercoledì col Milan). Stare sul pezzo: ecco il motto. Così, tutti a casa: e praticamente tutti hanno visto la partita. E stretto i pugni di chi è vicino al traguardo: certamente lo striscione più sudato degli ultimi anni.

JUVENTUS, È STATO UN MESE DA BRIVIDI

La suspense comincia ai primi di aprile, con la Juve tramortita dal 3-0 subito  in casa dal Real Madrid. I bianconeri vanno a Benevento e alla fine domano la strega grazie alla rinascita di Dybala ma soprattutto alla velocità di Douglas Costa, il Flash spesso decisivo in questo ultimo rettilineo della corsa scudetto. Il giorno dopo il Napoli replica battendo il Chievo, ma che paura: i gialloblù con Stepinski imbeccato dall’ex Giaccherini, ma la squadra di Sarri si riprende e piazza il colpo del ko con Milik a due minuti dalla fine. Sull’orlo del precipizio, il Napoli si rimette in carreggiata e rimane a -4.

Passa qualche giorno, la Juve vede i sogni di rimonta svanire nei minuti finali al Bernabeu: parte il mantra dell’insensibile, il teorema dell’arbitro con un bidone al posto del cuore, lo scoramento collettivo che sembra assicurare al Napoli un buon vantaggio psicologico nella corsa scudetto. Ma la Juve è una squadra di marine, in qualche senso: ritrova energie e strapazza la Sampdoria che all’andata le aveva inflitto una fastidiosa sconfitta. Il Napoli nel pomeriggio era uscito con un solo punto da San Siro, ed ecco confezionato il titolo: Gattuso e il Milan regalano lo scudetto ad Allegri e alla Juve volata a +6. Ma, come si suol dire, non è mai finita finché non finisce.

Il Napoli ci crede, non ci crede? Le polemiche sugli orari delle partite infuriano, come se le motivazioni andassero avanti e indietro con le lancette dell’orologio. Ed è il turno infrasettimanale a regalare altre pennellate di giallo. A pochi giorni dallo scontro diretto allo Stadium, il Crotone di Zenga ferma la Juve in rovesciata: dopo Ronaldo, ecco Simy. Finisce in pareggio, Allegri ha la faccia scura, gioisce il Napoli che torna a -4 battendo l’Udinese, ancora una volta in rimonta. I neutrali possono sedersi in poltrona e godersi gli psicodrammi a targhe alterne, a volte tocca al Napoli disperare, a volte tocca alla Juve dubitare. I bianconeri restano lepre, ma il padre di tutti gli scontri si avvicina.

Ed è a Torino che Sarri raggiunge l’apoteosi: partita intelligente, il Napoli non va avanti a testa bassa ma cucina gli avversari, restituisce l’1-0 subito all’andata e diventa un catalizzatore di sogni. Migliaia di persone aspettano nella notte la squadra al ritorno da Torino, lo scudetto sembra ormai a un passo. Certo, c’è quel fastidioso +1 ancora a favore della Juve, ma il calendario della squadra di Allegri sembra complicato. A partire dal turno successivo: viaggio a casa Inter, rivale storica, serata sempre agra.

E agra si conferma: la Juve a Milano passa in vantaggio, gioca in 11 contro 10 grazie alla contestata espulsione di Vecino, resta in superiorità numerica grazie all’ancora più contestata non-espulsione di Pjanic, si fa superare e rovescia il risultato nel finale, proprio come il Napoli aveva fatto in altre occasioni. Dall’incubo alla gioia: a San Siro si rivedono le scene dello Stadium a parti inverse, stavolta è la Juve a gioire selvaggiamente. L’arbitraggio di Orsato, corretto dalla VAR, diventa oggetto di contumelie e controversie, con corredo di audio e labiali male interpretati. Fra tecnologia e isteria, la Juve cuce ancora una volta sulla maglia lo scudetto che pareva perduto. È sabato, il Napoli ha visto la partita in ritiro e non l’ha mandata giù: il giorno dopo perde a Firenze. Lo choc è profondo, per la squadra e per l’ambiente. Il sindaco di Napoli De Magistris parla di furto di calcio e di stato.

Parole pesanti, ma tutta l’Italia antijuventina è furente e Orsato sostituisce l’ex c.t. Ventura, ormai dimenticato, nelle invettive da social-bar. Ed eccoci alle ultime ore, ancora una volta la Juve può giocare in anticipo e d’anticipo con il Bologna: ancora una volta va sotto, rimonta e gela il Napoli. Che forse già non ci credeva più, perché tutto si è consumato per i seguaci di Sarri fra la bella notte dello Stadium e la notte degli errori di San Siro. Poi il Napoli pareggia con il Toro in casa e molla le ultime chance. Chance finite in Arno, come ha detto Sarri.

INVINCIBILI E INSAZIABILI

Per superare il Milan la Juve deve alzare i giri del motore e rischiare un po’. In ogni caso, tutte le strade portano a Roma. Allo stadio Olimpico per l’esattezza: tra mercoledì e domenica, la Juventus pianterà le tende sperando di brindare due volte. Nella Capitale potrebbe, infatti, ottenere i trofei stagionali che le sono rimasti: il primo nel menu è la Coppa Italia, meno prestigioso solo all’apparenza. Madama ci tiene e il passato lo conferma: da quando c’è al timone Massimiliano Allegri, lo scudetto va sempre a braccetto con la Coppa. Peso (quasi) uguale, identico risultato. In totale i doblete «domestici» della Juve sono cinque: oltre ai tre delle ultime tre stagioni, un altro nel 1959-60 e uno nel 1994-95. Quest’anno, però, ecco la suggestione della possibile doppia festa romana: se mercoledì c’è la finale contro Gattuso e Bonucci, domenica si torna sulla stessa scena per sfidare in campionato la Roma. Quel giorno potrebbe bastare un pareggino per cucirsi il titolo, perfino una sconfitta se il Napoli in casa della Samp non uscisse dal suo cono d’ombra. La Coppa Italia no, quella va semplicemente vinta. Preferibilmente nei novanta minuti, evitando di tribolare nei supplementari come due stagioni fa: la Juve è stata, infatti, costretta a prolungare lo sforzo nell’ultimo precedente in finale contro i rossoneri nella stessa competizione.

SITUAZIONE INFORTUNATI

Una protezione per Mandzukic. Su misura. E a… misura di finalissima. Ieri Marione si è allenato regolarmente e svolgendo quasi tutta la seduta col gruppo dopo giorni e giorni di palestra: è plausibile che abbia evitato contrasti e tackle e momenti pericolosi ma è chiaro che per la gara contro il Milan di mercoledì la Juventus farà di tutto per averlo in campo. Per ora è a disposizione, e una sorta di tutore protettivo costruito su misura del polpaccio proverà a tenerlo al riparo da dolori e calcioni.

Assieme a lui sono quasi recuperati Sturaro e De Sciglio: per il laterale, però, i tempi sarebbero ancora stretti rispetto al decorso vissuto al Milan per il medesimo infortunio (lesione di alto grado della fascia plantare del
piede sinistro). Ogni giorno e ogni sensazione saranno decisivi.

A proposito: attenzione al recupero lampo, quasi miracoloso viste le premesse, di Giorgio Chiellini. Il numero 3 si era infortunato dopo pochi minuti nella gara persa in casa con il Napoli il 22 aprile: lesione al bicipite femorale. Di primo acchito la cosa sembrava molto grave, roba da stagione finita, e così l’aveva definita Allegri durante una conferenza. Poi, lavorando intensamente con l’aiuto dello scrupoloso staff medico juventino, Chiello ha avvertito sensibili miglioramenti: Max lo ha portato in panchina a San Siro e contro il Bologna per dare un segnale di incoraggiamento al gruppo, e adesso pare che la sua stagione non sia affatto finita. Giorgione non sarà disponibile per la finale di Coppa Italia e per Roma-Juventus di domenica, ma l’idea che possa presentarsi in campo (o da subentrante) per l’ultima di campionato, Juventus-Verona, sta cominciando a farsi sempre più forte.

 

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