Perché l’Italia intera ha perso un’altra occasione per unirsi (o per starsene zitta)

Ma voi l’avete mai vista allontanarsi sull’ultimo treno, sfuggirti quando era stretta tra le tue mani, farlo dopo una notte passata a rubarvi i respiri?
 
E voi, sempre voi, l’avete mai provato quel senso d’impotenza davanti al tempo che passa, alla sfiga che bussa, alle finali della vita che trasformano il bello in ossessione?
 
Ecco, voi, e proprio voi, avete mai pensato che costruire un castello di certezze e vederlo crollare sotto un’onda di dubbi, morire in un mero e infimo secondo all’interno di un’intera esistenza, faccia più male degli schiaffi presi e dati, dei sensi di colpa per l’andata, di tutti i pensieri e le paure, degli attimi di effimera felicità sciolti in soli undici metri?
 
Sì, che lo sapete. Sì, che l’avete vissuto. Sì, che li avete capiti.
Perché comprendere i modi, le reazioni, i gesti del mondo Juve era solo un istante di totale immersione. Di coinvolgimento emotivo. Di riprendere anche solo parte del vuoto che si nasconde nell’angolo più buio e sporco della vostra imperfetta camera dei segreti. Quello in cui l’aspirapolvere delle soddisfazioni e degli affetti non attacca, né passa.
Sì, che lo sapete. Sì, che l’avete vissuto. Sì, che li avete capiti.
Eppure non basta. Si parla di presunzione, e non d’orgoglio. Si parla di ‘se’, non di quanto accaduto.
Si parla di singoli, e non di una squadra pazzesca. Si parla di parole, che è paradosso dopo così tanti fatti. Che è colmo, dopo così tanti brividi. Che è il pane quotidiano della futilità con cui questa notte ha davvero zero da condividere.
 
Nessuna pretesa d’insegnare, di intendervi, di cambiare i vostri orizzonti: era solo per dirvi che abbiamo perso un’altra occasione. Per cosa? Chissà. Almeno per applaudire questa roba qui, si suppone. Che farne tre al Bernabeu vorrà dire pur qualcosa. Così come bersi il Barcellona in casa, annullare Messi, far impazzire una città incredibile, vorrà pur dire qualcos’altro. Così come giocare un calcio d’una bellezza immensa e sopperire col cuore ai deficit d’ossigeno, servirà pur sempre a scrivere una storia senza eguali.
Così come cercare di tornare i grandi di un tempo, con mille difficoltà e sessantamila persone di media a spingerti, sarà pur sinonimo di passione spropositata. 
 
Mannaggia al calcio, e alle sue storie. E a noi che non sappiamo scegliere mai la più bella, e che non me ce ne disinnamoriamo neanche un po’. Mentre si prende l’orgoglio, lo si piega per bene, e poi lo s’impacchetta insieme ai ricordi di una notte devastante. Da buon accumulatore seriale d’emozioni vedrete che servirà anche quella.
 
Tanto all’angolo dei domani c’è sempre un’altra avventura da scrivere, e un altro finale, e un’altra stagione, e un’altra delusione, e un’altra vittoria. Stavolta, però, consapevoli di poter contare solo su se stessi. 
Cristiano Corbo

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