Il titolo logora chi non ce l’ha: è la quarta finale in quattro anni, non dimenticatelo

Il ritmo non è per nulla in sintonia con i risultati. E la differenza è tipo discoteca del pomeriggio per ragazzini contro un bello e lungo aperitivo sulla spiaggia, magari con gli amici di sempre. La Juve è fuori di sé, ma nel senso buono: quello che la porta a non essere super incisiva, ma ugualmente super efficace. Bravi tutti. Perché non era facile: né affrontare a testa alta quell’inizio mezzo disastroso, né rialzarsi con gli episodi e un po’ di fortuna. Ma senza esagerare o abusare della sorte: qualcosina lo si è fatto, nelle crepe di un’Atalanta ancora alle prese con la fragilità di fresca grandezza.

L’ufficio facce a fine partita era un sussulto di orgoglio: e quella di Allegri denotava più fierezza di tutte. La questione è che lui in fondo lo sa, lo sa che ha una ‘passaporta‘ (avete visto anche voi Harry Potter, no?) per la storia, lo sa che però l’opinione pubblica è diventata troppo pubblica. E allora niente: per arrivare dove vuole lui, alla concretizzazione di una mole di lavoro inquantificabile, deve vincere. E vincere. E vincere. E non pensare a nient’altro.

Ecco cosa vuol dire la quarta finale di Coppa Italia in quattro anni: vuol dire essere sempre dove gli altri vogliono stare, vuol dire fare scorte di certezze e sussurrarsi con il sorriso che nessuno è mai stato come te. Nessuno. Tra i più grandi, neanche uno.

Oh, questo è soltanto uno dei motivi. Ne abbiamo minimo altri tre, e non vogliamo esagerare. Con calma, discerniamo e meditiamo.

PRAGMATISMO DI COPPA

Quali sono gli obiettivi? Andare in fondo a tutte le competizioni: poi l’atto unico è devastante per il suo essere singolare. Lì tutto è concesso e nulla è consentito: va come deve senza pensare a lungo termine. Dunque, secondo motivo: si è raggiunto un obiettivo. Importante, non d’estrema complicazione, ma fondamentale perché è parte del succo finale. Di quello che devi ottenere. Di quanto vai a scrivere nel tuo rapporto finale con la società. Ovvio che la Juve è anche tenuta a vincerla, ma quello è tutto un altro discorso. Pure bello, di sicuro meno influente. Paradosso? Fino a un certo punto.

COERENZA DI FONDO

Allegri ha un passo del suo repertorio che ritiene utile quanto il Vangelo nei momenti di smarrimento: “Chi dice che la Coppa Italia non serva a nulla, vuol dire che è stato eliminato dal torneo”. Come a dire: volpe, uva, e la storia che già conoscete. Ma Max, che è astuto come il protagonista di Esopo, lo sa che questo è un modo giusto di pungolare i diretti avversari. Pardon: coerente, un modo coerente. Perché il titolo logora chi non ce l’ha. E in Italia son messi così male che qualcuno ha addirittura un vuoto che provano a riempire ogni domenica con le parole e le false fughe. Oh, son gusti. Come quelli di coloro che preferiscono un’abbuffata a fine anno, anziché mangiare più giorni in più ristoranti. Esempi estremi, ma certi che ci si è intesi.

MOTIVAZIONE, CI SARAI SEMPRE

Arrivare bene a fine stagione vuol dire arrivarci motivati. E per arrivarci motivato devi averla, la motivazione. Bene: ora ripetetelo per dieci volte, poi fateci sapere. Scherzi a parte: avere la luce di un possibile trofeo alla fine di un lungo tunnel di lavoro no, non può che aiutare. E tremendamente. Anche e soprattutto in una stagione in cui l’annata sarà esaltante e deprimente, con le due fasi pronte ad alternarsi nei momenti clou. Il calcio è troppo uguale alla vita, certe volte. Anche lì, come ne esci? Se sei motivato. Se lo sei fino alla fine. Roma è uno spettacolo d’adrenalina che ha solo voglia di scorrere addosso. Fossimo nella Vecchia Signora: ci sdraieremmo per un istante ripensando a tutto quello che è passato, sorrideremmo, e riprenderemmo più forti di prima.

Cristiano Corbo

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