La mancanza di fame che non ha “ucciso” il Tottenham: così la Juve si è complicata la vita

Sei 2-0 al 9′ e sembra che puoi spaccare il mondo. Dovresti avere la voglia di andare avanti, di azzannare l’avversario, di farlo sentire completamente circondato e di non poter assolutamente fare niente per riprendere la partita. Perché la Juventus non l’ha fatto? Chiariamoci: la gestione della partita è fondamentale per poter avere le energie fino a fine gara. Ma quella della Juventus è stata, a tratti, inguardabile.

TECNICAMENTE PESSIMA

Il primo fattore scatenante la rimonta del Tottenham è stata la fase di impostazione clamorosamente pessima della Juventus. Gli Spurs hanno giocato molto intensamente, e il ritmo degli uomini di Pochettino doveva essere smorzato da qualche giocata e da qualche ripartenza. Ma le seconde palle erano sempre inglesi. Come mai? Semplicemente perché, in uscita dalla difesa, la Juventus ha perso tantissimi palloni. Molte volte anche il pubblico ha rumoreggiato, vedendo come il pallone venisse continuamente buttato e come l’azione ripetuta e incessante del Tottenham si facesse sempre più pericolosa.

SINDROME DI APPAGAMENTO?

L’altro fattore è quello mentale. Dopo il 2-0, magari, la Juventus si è rilassata, pensando di aver finito il lavoro. Ma in realtà non funziona così, soprattutto in Europa, soprattutto in casa in una partita ad eliminazione diretta. E allora gli Spurs hanno preso coraggio, approfittando della mancanza di fame e di voglia di ammazzare l’avversario della Juventus, trovando un risultato fondamentale in ottica qualificazione. Per portare a casa una qualificazione compromessa in casa, ora la squadra di Massimiliano Allegri dovrà fare un’impresa al Wembley, partendo soprattutto dalla voglia di “mordere” la partita e l’avversario. Ciò che oggi è mancato.

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