Bernardeschi e il suo day before

Tornare a casa è sempre bello. Quasi. Forse. A volte per niente. Dipende da cosa si lascia e cosa si è trovato in seguito. Mi sono trasferito vicino a Torino da un paio di mesi, qualcuno in meno di Federico Bernardeschi, ragazzo con un vecchio cuore viola. Anche oggi mi sono immedesimato nei pensieri di un giocatore della Juve, questa volta tocca a lui.

Quando ero un ragazzino dissi alle telecamere di Mtv che non me ne fregava niente del loro show. Intendiamoci, sono stato sicuramente più cortese, senza mancare di rispetto a loro. Il succo però era quello: io non dovevo raccontare la mia vita in una trasmissione, io dovevo giocare a calcio. Dovevo migliorare il mio modo di stare in campo non solo per portare avanti la mia Fiorentina, ma soprattutto per crescere come giocatore e diventare uno dei migliori nel panorama calcistico.

Ho visto i miei compagni portati in auge da quella trasmissione, quasi glorificati dai ragazzini che, guardandoli, sognavano un futuro migliore. Cercavano di emularli, speravano in un futuro in cui si sarebbero trovati ad essere come loro. Io invece cercavo di agire nell’ombra delle luci, con la fascia da capitano e con una voglia incredibile di emergere dall’anonimato. I miei compagni non ci sono riusciti a farsi notare (tranne poche eccezioni), io invece sono finito in Prima Squadra, giocandomi le mie chance tra i grandi. Sono finito in Nazionale, ho cercato di portare avanti l’Under 21 negli ultimi Europei. Ho cercato di dare il mio meglio per portare in alto la Fiorentina, la squadra che mi ha dato la possibilità di diventare quello che sono oggi.

Mi hanno pagato 40 milioni. Onestamente non so neppure cosa si possa comprare a quella cifra. Di certo non avrei mai pensato che qualcuno potesse comprare me per tutti quei soldi. La Juventus, la squadra più odiata a Firenze. Nessuno parli di quella squadra che chissà cosa può succedere. Io ci sono andato, adesso sono dalla parte dei nemici. Sarà un disastro pensare che chi mi ha amato fino a quest’estate mi vedrà come un figliol prodigo. Sarà molto difficile immaginare uno stadio come il Franchi, casa mia per anni, fischiarmi e odiarmi come mai aveva fatto prima d’ora.

Io sarò lì domani. Fischi o non fischi giocherò la mia partita. Giocherò bene, giocherò male, ma farò quello che ho sempre fatto nella vita: dare il meglio per la maglia che indosso. Pure se bianconera.”

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