Chievo, parla Sorrentino: “Fermerò Higuain, ecco perché Buffon è ancora il numero uno”

Stefano Sorrentino è uno dei portieri di maggior affidamento del calcio italiano. L’estremo difensore del Chievo ha concesso un’intervista sulle colonne de La Gazzetta dello Sport nel quale racconta il suo passato ma non solo. Alla Juventus fu scartato, poi qualche anno dopo arrivò il Torino. Il resto lo ha fatto soprattutto con la maglia clivense e quella del Palermo. Una carriera di tutto rispetto per Sorrentino che in questa stagione ha fermato già l’attacco di NapoliRoma. Adesso ha nel mirino Higuain e compagni.

Sorrentino, come si ferma la Juve

Come si ferma la Juve? “Con la partita perfetta, come con Roma e Napoli. Se vogliamo stupire dobbiamo tornare a essere antipatici e rompiscatole come a inizio stagione”. Senza Dybala, chi teme di più?Higuain che non segna da quasi due mesi: prima o poi si sbloccherà. Spero di fermarlo come ho fatto con Belotti“.
A Palermo predisse il Pallone d’oro a Dybala: lo pensa ancora? “Certo: è un grande talento. Eravamo vicini di casa, mia figlia Viola si è messa a piangere quando si è fatto male col Cagliari. È imprevedibile: può farti il tiro a giro, lo scavino, metterla sul primo palo o darla a un compagno. Meno male che contro di noi non ci sarà”.

Buffon numero uno

Al Chievo ha avuto Claudio Filippi, ora alla Juve. È lui uno dei segreti di Buffon? “Filippi è un numero uno,spacca il capello in 4 senza essere pesante: i dettagli fanno la differenza. Ogni tanto gli ricordo che è alla Juve grazie a me… Se Gigi a 40 anni ha la stessa voglia è anche merito suo”.
Szczesny è l’erede di Buffon? “Lo sta dimostrando. Mi è sempre piaciuto, di Buffon ce n’è uno ma lui può non farlo rimpiangere. Gigi è il numero uno, noi siamo solo portieri”.
Che cosa direbbe oggi a Moggi, che ai tempi della Juve voleva mandarla in Eccellenza? Non fu colpa sua: aveva avuto relazioni negative su di me. Mi propose la Saviglianese, gli risposi che preferivo studiare. Andai al Torino e qualche anno dopo il figlio diventò mio procuratore: i casi della vita. Magari fu lui a segnalarmi…”

 

 

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