Tommasi, la Coppa Italia e le riforme: è lui l’uomo giusto per il calcio italiano

Diciamoci la verità: ripartire dopoItalia-Svezia non sarà affatto semplice. LaNazionale Italiana che non parteciperà ai prossimiMondiali è qualcosa di terribilmente doloroso ma allo stesso tempo rappresenta un segnale chiaro e tangibile. Il sistema calcio in Italia va rifondato dalle basi. E forse l’uomo giusto può essere proprioDamiano Tommasi che anche in questa veste federale ricorda molto il giocatore che era in campo. Magari poco appariscente ma terribilmente pratico. Ed è forse proprio questo quello di cui il calcio nostrano ha bisogno.

Una Coppa Italia per gli italiani

“Dare un’altra veste alla Coppa Italia, farla sentire sempre più la Coppa degli Italiani. Riuscire ad allargare la partecipazione alle squadre fino al dilettantismo. Ad esempio studiare bene la Fa Cup e riuscire a convogliarla nella nostra Coppa Italia”. Già perché il tema Coppa Italia resta uno dei più seguiti anche perché con la modalità attuale diventa sempre meno attraente. Creare una nuova competizione che possa mettere in risalto anche realtà più piccole del nostro calcio potrebbe essere la mossa vincente.

Ius Soli

DamianoTommasi sorride quando si parla diPolitica che vorrebbe tenere ben lontano dallaFederazione. Ma ritorna ben presto serio quando si parla diIus Soli che potrebbe rappresentare un vantaggio consistente per tutto il movimento:“Chi nasce in Italia, cresce e si forma qui credo abbia il diritto di sentirsi italiano e possa contribuire a far grande il nostro paese. In Germania questo passaggio ha favorito la naturalizzazione di tantissimi atleti ed oggi è la Nazionale campione del Mondo in carica”.

Poche riforme ma mirate, nessuno slogan acchiappa voti. Solo tanta voglia di lavorare e rimboccarsi le maniche. Questa è l’impressione cheDamiano Tommasi regala ai tifosi italiani che sperano in una rinascita. Non si parla di nomi per il nuovocommissario tecnico dellaNazionale bensì di idee e nuovi programmi da attuare il prima possibile. E dopo anni di annunci esorbitanti, di titoli a caratteri cubitali forse è proprio questo quello di cui il calcio nostrano ha bisogno. Questa l’intervista concessa ad ilRompipallone.it

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