Operai, ma con qualità: non esiste un solo ‘bel gioco’

Più dei sacchetti, andrebbero evitate le etichette. Che fanno male, che son tremende, che non lasciano spazio ad altre e nuove interpretazioni. Che hanno fretta d’appiccicarsi e così poca voglia di tornare sui propri passi.Che rispondono a domande scomode senza rifletterci più di tanto. Del tipo: quanto può dare qualitativamente questa squadra? Ed è normale che una risposta del genere abbia bisogno di tempo, di riflessioni, di partite da sviscerare: peccato che siamo in Italia, e a settembre qualcuna deve già vincere lo scudetto dello sprint.

MANDZUKIC E MATUIDI

Allora fa bene ai pensieri riguardarsi un po’ di scene del derby di Coppa. Come gli spunti di Douglas, ad esempio. O anche un paio di giocate di Dybala da perderci fiato e da alimentarne il desiderio. Infine, gli strappi di Matuidi: palla al piede o lontana chilometri, è il francese il vero fulcro di questa squadra. Che con lui si raccoglie e mai disunisce, che da lui dipende in entrambe le fasi. Perché Blaise distrugge il gioco altrui, quindi si propone. Infine, dà veramente tanta qualità alla manovra offensiva.

E lì, poi, lì davanti c’è Mandzukic. L’altro operaio, coi piedi buoni e il cuore a mille. In grado di stoppare un pallone con lo sguardo prima e con la punta del sinistro poi. E di far gol, soprattutto: di palla sporca dopo averne divorato uno che stasera porta a cena l’aggettivo ‘clamoroso’ e punta a mettere su famiglia con lui.

QUESTIONE DI SPIRITO

Sono loro, e sono un po’ tutto: metafora, anima, spirito di questa Juve. Sono loro perché partiti dalle retrovie e tornati fondamentali, sono loro perché sottovalutati e per forza di cose (e di talento) rivalutati in fretta e furia. Sono loro perché concreti, non leggiadri né sensuali, ma efficaci. Nel senso che funzionano. Come una giornata di sole dopo una settimana di pioggia. O come una giornata di pioggia dopo un mese d’incontrastato sole. Qui fate voi.

E’ una questione di spirito, in ogni caso. Quello messo in campo e quello che li ha accompagnati nei brevi o lunghi percorsi svolti finora da entrambi i giocatori. Simboli da terreno di gioco e da etichette stampate male. Che poi, anche quella del ‘bel gioco’ lo è: e allora quanto vale? Un bel niente. Come tutte le altre parole che attorniano il calcio senza ‘toccare’ il campo.

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