Imparare dalla storia per non commettere gli stessi errori

Uno degli insegnamenti che ti obbligano a mandare a memoria quando sei piccino, e che comunque sono alla base della crescita di qualunque individuo, recita più o meno così: sbagliando si impara. O almeno, si dovrebbe imparare. Lezione che a una prima occhiata sembra non aver invece appreso la Juventus, che ha riproposto ieri sera contro il Barcellona una partita del tutto analoga a quella della finale di Cardiff di pochi mesi fa. Un primo tempo assolutamente all’altezza, con anche diverse occasioni da gol create e sciaguratamente non concretizzate, e un secondo tempo di rara bruttezza, con la “spina staccata” e una serie di errori individuale da matita blu.

IL CONFRONTO

Il paragone con la partita di Cardiff è stato fatto da tanti, soprattutto nell’atteggiamento della squadra dopo aver subito il gol, anche se in Galles una parvenza di reazione c’era stata con il pareggio di Mandzukic. Proprio il nome del croato ci apre il discorso a qualche riflessione di più ampio respiro sempre in paragone con la partita di giugno. Una delle cose che saltarono all’occhio contro il Real fu la cortezza della rosa: con due giocatori a mezzo servizio, non si riuscirono a fare dei cambi all’altezza e la sostituzione di Dybala con Lemina ne fu l’esempio più lampante. Quest’anno la Società ha lavorato sul mercato per evitare che questo potesse ripetersi, e in molti hanno fatto i complimenti alla nuova Juve proprio per la profondità della rosa in contrasto con l’annata appena conclusa. Purtroppo una certa dose di sfortuna ha fatto sì che ieri mancasse praticamente mezza squadra titolare o semi titolare, o panchina di qualità se preferite. Le assenze di Mandzukic, Marchisio, Khedira, Chiellini, Cuadrado (squalificato) cui aggiungiamo Howedes (che sa fare e bene il terzino e ieri sarebbe servito come il pane dopo l’infortunio a De Sciglio) e il lungodegente Pjaca hanno fatto sì che i cambi disponibili fossero ancora una volta non all’altezza della situazione: Sturaro non è un terzino e non aveva mai giocato in quel ruolo, Bernardeschi era all’esordio in Champions per non parlare di Caligara, un altro “millennial” dell’Under 19 buttato nella mischia nel finale al posto di uno spentissimo Higuain. Inoltre, molti dei giocatori scesi in campo ieri erano a un debutto di qualche tipo: De Sciglio come titolare, Bentancur addirittura al debutto in Champions, Matuidi e Douglas Costa solo alla loro seconda negli undici di partenza. Inevitabile che il macchinario vada rodato, eppure il primo tempo era andato bene.

L’EPISODIO DA SLIDING DOORS

C’è un altro elemento che ci piacerebbe prendere in considerazione. Scusandoci con il lettore per non sapere individuare il momento preciso, ricordiamo di una situazione molto simile anche nella doppia sfida ai blaugrana della primavera scorsa. In un’azione praticamente identica a quella che ha portato al primo gol di Messi, lo stesso numero 10 argentino effettuò un tiro rasoterra incrociato dal limite dell’area che però chiuse troppo e si spense pochi centimentri alla sinistra del palo che invece ieri sera è andato a lambire prima di finire in rete. Come sempre in questi casi non potremo mai avere la controprova: forse all’epoca avremmo avuto un Barcellona in grado di rientrare in partita, forse ieri sera andare all’intervallo sullo 0-0 poteva far approcciare il secondo in maniera diversa. Quel gol sul finire dei primi 45 minuti ha inciso tanto. Non deve essere una scusante, ma è un episdio da prendere in considerazione. Di quelli che come si suol dire cambiano l’inerzia della partita.

Abbiamo affrontato una delle squadre più forti d’Europa, che solo pochi mesi fa abbiamo annichilito. Non eravamo i più forti del mondo allora, non siamo i più brocchi adesso. Il calcio è uno sport dinamico, dove gli episodi fanno la differenza e quando si affrontano grandi squadre una volta vince una, una volta vince l’altra. Ci vuole lucidità nell’analizzare cosa non ha funzionato per non ricommettere gli stessi errori e ripartire più forti di prima. Con la consapevolezza che, per fortuna, ancora nulla è compromesso, e come aveva detto Allegri qualche giorno fa è la prima di sei partite. Sotto con la preparazione per Sassuolo, Fiorentina, Derby, e poi Olympiacos. Centrare un filotto di 4 vittorie sarebbe un bel toccasana.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

Impostazioni privacy