La calma di Max

È la parola d’ordine, “calma”. È atteggiamento, che scalfisce le certezze, ma pure filosofia – che porta lontano. È inventare nuove soluzioni, gradualmente. È restare freddi, quando gli altri gridano: pure se qualche volta, su, scappa l’urlo. È essere più forti di tutto: chiudere gli occhi, lasciarsi scorrere la tempesta addosso.

Massimiliano Allegri è un maestro. La calma zampilla da ogni parola che, sapientemente, distilla davanti agli altri.

Ne serviva, di calma, in quel luglio torinese caldissimo oppure in quell’umido ottobre emiliano. Eppure, lui – toscano verace, ma atipico – ha saputo chiudere gli occhi. È una prova di forza enorme, più di quelle con la bava alla bocca. Perché la strada rabbiosa sarebbe la più semplice.

La stava per imboccare, dopo Cardiff: le critiche stavano distruggendo la costruzione (quasi) perfetta. Ma la calma di Max, dopo una serata in cui il nero aveva sovrastato il bianco, era la miglior medicina possibile. Ecco perché non c’è stato nessuna reazione incontrollata, ma solo scelte estremamente razionale.

Niente calciomercato di prepotenza, ma ragionato: solo innesti funzionali e di livello. Neanche Bonucci ha smosso l’impassibile mente bianconera: non era scontato, vista la passionalità del rapporto. Manca un centrocampista? “Non se ne possono avere otto, gli imprevisti ci saranno sempre”, risponde lui. C’è Douglas Costa, per esempio: un talento mondiale, ripete Allegri, quasi nessuno gli fa eco – sbagliando.

Eppure proprio lui, Douglas, è pure esempio della calma nella gestione. L’estiva fame di calcio vorrebbe essere saziata con volti nuovi, tutti e subito. Non importa altro, solo che ci siano e che, magari, facciano un paio di gol. Allegri, invece, s’è sempre sottratto alla folla: inserimenti graduali, dando il tempo a tutti d’adattarsi. È che il calcio italiano è tanto difficile quanto capace di fagocitare talento al ritmo di penne infuocate e lingue (dei talk-show) biforcute.

La calma di Max, però, scende spesso in campo. Ecco: prendete Genova, l’ultima, per avere un riferimento vicino. (Ce ne sarebbero altri, ma Marassi basta per condensare un po’ tutto). Andare sotto così, all’improvviso, di solito è una mazzata letale: non per chi sa fermarsi, respirare, riorganizzarsi. Poi pungere, colpire e finire: lasciando agli altri il compito di stare a guardare.

Navigare nel mare delle critiche, sensate o meno, è compito da timonieri d’esperienza. È un mare tempestoso, sempre agitato e disseminato di pericoli. Prendete, ora, il 28 ottobre 2015: siamo a Reggio Emilia e “Sansone ha riaperto la crisi bianconera” – scrive la ‘Gazzetta’. Uscire da quel pelago è compito per chi sa bagnarsi la faccia con la pioggia fitta. Uno come Allegri, insomma – e come Gigi Buffon, spalle larghe e talento smisurato.

Insomma, se pure la calma di Allegri possa sembrarvi esagerata, provateci: chiudete gli occhi, tornate a Reggio Emilia, poi riapriteli. Vi troverete davanti a una realtà vincente, costruita proprio un passo alla volta e con… calma.

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