Si è Super solo se si ritorna ‘zero’

Questa sera non ricomincia nulla. Né riparte, né ritorna. Ancor meno si ripete. Stasera è una carrellata di prime volte che si susseguono, che ti divorano la pelle, le aspettative, quello spettro di sensazioni che avevi solo immaginato di provare. Perché poi è vero che tutto si crea in una stagione. Altrettanto vero che, al fischio finale, ogni cosa finisce per distruggersi, annientarsi, divenire zero triste e fisso nella casella delle classifiche impossibili.

Non esiste una ripartenza, ma una partenza; non esiste ricominciare, ma cominciare. E questo concetto va urlato: stile Allegri quando sa di doverli ribadire, certi verbi. Di doverle urlare, certe frasi fatte. Che sennò non entrano, che così non vuol più ripetersi. Che in questo modo, s’alza la concentrazione di tutti: soprattutto la sua.

SUPER EQUILIBRIO

Il breviario di Allegri è un cumulo di frasi che s’incastrano alla perfezione: non vanno in ordine disparato, c’è un filo logico che collega momenti, sensazioni, stati d’animo. Talvolta, trotterella tra un pensiero e un altro. Poi si ferma, riflette, re-inquadra l’istante: e quindi va giù di verità assolute. Su tutte: non esistono altri Dani Alves o Bonucci. Ossia, quel ch’è andato, è andato: vediamo di lavorare con l’oro che resta in banca. Oppure: “Sabato a Londra speravo di non far gol, sarebbe stata una mazzata che ci avrebbe fatto bene”. Questione di equilibrio: non più traducibile in simposi sul metodo o collocamenti tattici. Nossignore: qui si vince con la testa. 

SUPER MOMENTI

Il fatto che il livornese continui a ripetere determinate parole a mo’ di mantra porta essenzialmente ad una conclusione: sa dove deve andare a cucire, dove rattoppare, dove invece ricavare pura seta. Finissima. Dal 10 di Dybala, in primis. Per Buffon, la migliore scelta possibile; l’avesse chiesto qualcuno ad Allegri, la risposta avrebbe percorso le classiche tappe della ‘maturità’, ‘responsabilità’. E del carisma, sì. Roba che Gigi appoggia sullo stomaco a colazione: questa potrebbe essere la sua ultima Supercoppa. La vive con la pazzia che l’ha sempre contraddistinto. Con un mezzo impeto di gioia, dice. Di felicità.

Il sorriso parla per lui quando le acque si calmano e il vento si fa tempesta di scirocco su Allegri: è sereno, in modo quasi pazzesco. Non inusuale, per chi lo conosce. È che in fondo sarà anche la Supercoppa dei momenti, questa: della routine del riscaldamento, del tunnel degli spogliatoi, dell’alzare gli occhi al cielo e vedere uno stadio immenso dove poter scrivere la storia. Ancora una volta.

SUPER RISPOSTA

L’Olimpico è una bolla d’emozioni imperitura: non scoppia, non può. Ha un blu che acceca, che anestetizza i pensieri. Colorato di vita, si stampa nel cuore come le polaroid della tua esistenza. E il fatto che ogni viaggio sia diverso da quello precedente è una balla clamorosa. Non che non cambi nulla: sarebbe innaturale. Ma certi dettagli, certi dettami, certe risposte sono come l’aria che respiri: non differiscono, ma ne hai bisogno. Ti alimentano. Servono per ripartire col piede giusto. Anzi: per partire. E basta. Ché l’unico modo per proseguire, è azzerarsi. E tenersi saldamente ai braccioli di sicurezza: la giostra gira, ma chi ha voglia di scendere?

Dal nostro inviato a Roma,
Cristiano Corbo

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