Serie A, ecco cosa sta succedendo con i diritti televisivi

Si è parlato tanto – e se ne parlerà ancora – della questione legata all’ assegnazione dei diritti TV per il triennio 2018-2021. Sabato 10 giugno, infatti, la Lega Calcio ha deciso di annullare l’asta indetta, in quanto le offerte ricevute sono state ritenute incongrue. Chiariamo: Sky ha presentato un’offerta decisamente più bassa di quanto ci si potesse aspettare, Mediaset – a sorpresa – non l’ha presentata affatto (la società sta cedendo Premium alla francese Vivendi) e l’unica altra offerta è stata quella della società inglese Perform (una sorta di Netflix applicata al pallone).

I DETTAGLI DELLE OFFERTE

La Lega Calcio, ogni tre anni, mette all’asta i diritti per la trasmissione televisiva delle partite del campionato italiano, dividendole in pacchetti: famosi quello con tutte le gare delle 8 squadre che vantano il maggior numero di tifosi, oppure quello che ha l’esclusiva sugli incontri delle cosiddette “piccole”. All’asta per il triennio citato poc’anzi, invece, si è verificata la seguente situazione: Sky ha offerto 230 milioni per il primo pacchetto (base d’asta: 200 milioni), ma “soltanto” 210 per il secondo (base d’asta: 400 milioni); Perform, invece, per i due pacchetti per le partite online, ha offerto 50 milioni.

E da qui l’accusa della Lega: Sky avrebbe offerto volontariamente al ribasso, in modo da approfittare della situazione di confusione e difficoltà venutasi a creare.

Per quanto concerne Mediaset, invece, i suoi dirigenti si sono dichiarati in disaccordo con il bando emesso dalla Lega, definito “inaccettabile, che penalizza gran parte dei tifosi italiani“. E cosa non funziona? Secondo loro, l’intero sistema, che richiede di presentare delle offerte: la concorrenza viene meno e i tifosi sono quasi obbligati ad aderire ad una sola di queste offerte commerciali.

LE CIFRE RACCOLTE

Senza le “puntate” di Tim e Mediaset, dunque, la Lega ha raccolto meno della metà di quanto ci si aspettava: 490 milioni con le uniche proposte di Sky e Perform. Contestualizzando il dato, in occasione dello scorso triennio si toccò un picco di 943 milioni, cifra molto vicina al miliardo auspicato, questa volta, dalla Lega Calcio. Ragione per cui Lega e Infront (il colosso di consulenza addetto alla gestione dei diritti TV del calcio italiano) hanno provveduto ad annullare l’asta.

Carlo Tavecchio – che si è detto sorpreso per l’evolversi della vicenda – ha già comunicato che il discorso potrà essere “tranquillamente” rimandato a novembre-dicembre. Tranquillamente, in realtà, non molto, perché il primo non troppo tranquillo è sembrato lui: diamo uno sguardo alle sue parole.

IL DISAPPUNTO DI TAVECCHIO

La Lega non è certo obbligata a svendere il suo prodotto di alto valore, considerato in tutto il mondo. In Spagna, in Inghilterra, in Germania, i diritti tv hanno una forbice che va da 1 a 2 miliardi. Il miliardo complessivo da noi valutato ha quindi una sua forte motivazione, basi logiche. Per questo riteniamo che le offerte pervenute non rappresentino il valore reale del massimo campionato.”. Parole chiare, che non lasciano spazio a pluralità di giudizio quelle del presidente della FIGC. Lo stesso Tavecchio si è dimostrato, però, aperto all’ipotesi lanciata – tra gli altri – da Massimo Ferrero: creare un canale televisivo proprio della Lega Calcio.

In coro con Tavecchio, però, sono piombate anche le parole del presidente del Torino, Urbano Cairo, che ha descritto a grandi linee il clima pesante che si respira in Lega: “È il momento della svolta: o individuiamo un nuovo sistema di vendita o ci facciamo un nostro canale. E comunque un dato è certo: il calcio italiano vale molto di più. Non solo di quello che è stato offerto, ma anche di quello che prendevamo.”. Il succo è questo: occorre o un cambio di metodo (fermare l’indebolimento delle esclusive, dividendole in canali) oppure gestire direttamente il canale, che andrebbe, poi, a rivendere il prodotto a TV e Internet.

LA POSIZIONE DI SKY

Sky, come detto, c’è. Il comune di Cologno Monzese non vuol svenarsi più di tanto, dopo l’infelice investimento di tre anni fa: si potrebbe, magari, puntare sulle partite in chiaro. E occhio anche a Tim: l’azienda di telecomunicazioni potrebbe avere un ruolo non secondario, visto anche che sia in Inghilterra che in Francia tali diritti sono andati proprio ad un colosso del genere.

L’azienda Sky dice di essersi già “attenuta alle regole stabilite dalla Lega e dall’Antitrust e ha partecipato regolarmente all’asta dei diritti televisivi con un’offerta vicina al mezzo miliardo di euro, con tutti i pacchetti opzionali.”. E ancora: “La rilevanza dell’offerta di Sky risulta evidente a maggior ragione considerando l’assenza degli altri principali competitor nazionali e la loro manifesta contrarietà al bando stesso, che l’Antitrust aveva pienamente validato.”.

Ma c’è spazio anche per una protesta: “Al contrario, altri hanno preferito non partecipare (Mediaset, ndr). Se oggi anche gli altri operatori già esistenti sul mercato avessero effettuato offerte anche solo pari alla base minima d’asta, la Lega Calcio si sarebbe trovata a disporre del target economico tanto auspicato. La Lega Calcio, invece, non ha aggiudicato nulla e per di più ha posticipato molto in là nel tempo un nuovo bando, in attesa che il mercato dell’industria televisiva trovi un ipotetico nuovo assetto solo per contrastare la nostra azienda.”. 

Il riferimento – chiaro – è alle parole di Luigi De Siervo, ad di Infront: “È in fase di definizione la situazione complessa di Vivendi, Telecom e Mediaset: ad un certo punto arriverà a maturazione e al colosso Sky si contrapporrà quello Vivendi-Mediaset-Telecom. Quindi non sono preoccupato.”.

CHAMPIONS… E CAMPAGNA ACQUISTI

La data di oggi, intanto, è stata scelta dall’UEFA come termine per presentare le offerte dedicate alla Champions League, terreno su cui è iniziata la vera battaglia tra Sky e Mediaset: a chi toccheranno le 4 squadre italiane dal 2018 in poi? L’ultima asta la spuntò Mediaset, accaparrandosi i diritti per 700 milioni di euro. Ma adesso Sky sembra addirittura star concentrando la maggior parte delle proprie energie per assicurarsi la più importante competizione europea.

Dulcis in fundo, una cosa che ai tifosi farà – forse – più male del previsto. Che ne sarà della tanto attesa e amata campagna acquisti? Già, perché i direttori sportivi saranno – presumibilmente – impegnati in investimenti ancor più onerosi, che potrebbero portarli a non spendere più di tanto per cartellini di calciatori e ingaggi.

 

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